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Continuazione tra reati: la Cassazione chiarisce

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 10880/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un condannato che chiedeva il riconoscimento della continuazione tra reati. I reati includevano estorsione, associazione mafiosa e narcotraffico, commessi in parte in Italia e in parte in Spagna. La Corte ha confermato la decisione del giudice di merito, il quale aveva negato il vincolo della continuazione a causa della notevole distanza temporale, dell’eterogeneità dei reati e del diverso contesto criminale (due distinte associazioni operanti in nazioni diverse), escludendo così l’esistenza di un medesimo disegno criminoso.

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Pubblicato il 6 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Continuazione tra Reati: Quando un Unico Disegno Criminoso Non Sussiste

L’istituto della continuazione tra reati, previsto dall’articolo 81 del codice penale, è uno strumento cruciale che permette di unificare sotto un’unica pena più reati commessi in esecuzione di un medesimo disegno criminoso. Ma cosa accade quando i reati sono eterogenei, commessi a grande distanza di tempo e addirittura in nazioni diverse? La recente sentenza della Corte di Cassazione, n. 10880 del 2024, offre un’importante lezione sul rigore necessario per accertare tale vincolo.

I Fatti del Caso

Il caso riguarda un soggetto condannato in diversi procedimenti per una serie di gravi reati: estorsione, danneggiamento, violenza privata (aggravati dal metodo mafioso), partecipazione a un’associazione di tipo mafioso e a un’associazione finalizzata al narcotraffico internazionale. Le condotte erano state giudicate con quattro sentenze distinte, relative a fatti commessi in parte in Italia (tra il 2005 e il 2010) e in parte in Spagna (nel 2009).

L’interessato aveva richiesto al Giudice dell’esecuzione di applicare la disciplina della continuazione tra reati, sostenendo che tutte le azioni fossero riconducibili a un unico progetto criminale. Inizialmente, una precedente decisione della Cassazione aveva annullato un primo rigetto, criticando il giudice per aver espresso una valutazione cumulativa e generica, senza analizzare i reati per gruppi omogenei come richiesto dalla difesa. Il Giudice del rinvio, riesaminando il caso, ha nuovamente respinto l’istanza, ma questa volta con una motivazione dettagliata e analitica.

L’Analisi della Corte e la continuazione tra reati

Il Giudice dell’esecuzione, seguendo le indicazioni della Cassazione, ha operato una comparazione accurata non solo tra le sentenze, ma anche tra gruppi di reati, evidenziando le ragioni che impedivano di riconoscere un unico disegno criminoso. Le principali criticità emerse sono state:

1. Eterogeneità dei Reati: I reati di estorsione commessi in Italia non potevano essere legati a quelli di narcotraffico giudicati in Spagna, data la significativa distanza cronologica e la diversità delle condotte.
2. Diverso Contesto Criminale: I reati commessi in Italia erano legati a un’associazione camorristica locale, mentre quelli in Spagna a un’altra organizzazione criminale. Non è stato provato un collegamento concreto tra i due gruppi, né che la partecipazione all’associazione spagnola fosse stata programmata fin dall’inizio.
3. Diversità dell’Aggravante: Mentre i reati di estorsione in Italia erano aggravati dal “metodo mafioso”, i reati di narcotraffico erano aggravati dalla finalità di agevolare il clan italiano, due profili soggettivi e oggettivi distinti che non deponevano per un’unica matrice.

Il Metodo di Valutazione Richiesto dalla Cassazione

La Corte Suprema ha sottolineato che il metodo corretto non è una valutazione complessiva e indistinta, ma un’analisi puntuale che può procedere anche per “gruppi” di reati. È onere del giudice verificare, anche all’interno di un ampio arco temporale, se specifici gruppi di reati possano essere unificati dal vincolo della continuazione, sulla base di indici concreti come la prossimità cronologica, la similarità tipologica delle condotte e la contiguità spaziale.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendolo infondato e aspecifico. La motivazione del Giudice del rinvio è stata giudicata logica, accurata e pienamente in linea con il “metodo” indicato nella precedente sentenza di annullamento. Il giudice aveva correttamente evidenziato l’assenza di connessione tra le condotte delittuose in Italia e quelle in Spagna, sottolineando l’eterogeneità dei fatti, dei contesti e delle compagini associative. Il ricorso, al contrario, non si è confrontato con la dettagliata motivazione del provvedimento impugnato, limitandosi a riproporre censure generiche.

Le Conclusioni

Questa sentenza ribadisce un principio fondamentale: per il riconoscimento della continuazione tra reati non basta la mera successione di illeciti, ma è indispensabile la prova di un’unica programmazione originaria. Quando i reati sono distanti nel tempo, diversi per natura e commessi in contesti criminali differenti (come un clan italiano e un’organizzazione estera), l’onere di dimostrare il medesimo disegno criminoso diventa particolarmente gravoso. La decisione sottolinea l’importanza di una motivazione rigorosa e analitica da parte del giudice, che deve evitare valutazioni sommarie e approfondire ogni elemento fattuale per stabilire se i diversi crimini siano effettivamente capitoli di un unico piano.

Quando si può applicare la continuazione tra reati?
Si può applicare quando più reati sono commessi in esecuzione di un “medesimo disegno criminoso”, cioè quando sono stati programmati e decisi in origine come parte di un unico piano, anche se realizzati in momenti diversi.

È possibile riconoscere la continuazione tra reati commessi in Paesi diversi e per associazioni criminali differenti?
Teoricamente è possibile, ma molto difficile. Come emerge dalla sentenza, è necessario dimostrare un collegamento concreto e una programmazione unitaria tra le attività svolte per le diverse associazioni. La distanza geografica, temporale e la differenza tra i gruppi criminali sono forti indici contrari all’esistenza di un unico disegno criminoso.

Quale metodo deve usare il giudice per valutare la richiesta di continuazione tra reati?
Il giudice non deve effettuare una valutazione generica e cumulativa di tutti i reati. Deve invece condurre un’analisi specifica e dettagliata, anche per “gruppi” di reati omogenei, considerando indici concreti come la vicinanza temporale, la similarità delle condotte, il contesto spaziale e le causali, per verificare l’esistenza di un’unica programmazione iniziale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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