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Continuazione tra reati: la Cassazione annulla diniego

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 5460/2024, ha annullato un’ordinanza che negava l’applicazione della continuazione tra reati di furto aggravato. La Corte ha stabilito che il giudice dell’esecuzione non può ignorare una precedente valutazione di unicità del disegno criminoso, specialmente in presenza di reati omogenei e ravvicinati nel tempo, senza fornire una motivazione rafforzata.

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Pubblicato il 30 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Continuazione tra Reati: Quando il Giudice dell’Esecuzione Deve Motivare di Più

L’istituto della continuazione tra reati, disciplinato dall’articolo 81 del codice penale, rappresenta un cardine del nostro sistema sanzionatorio, consentendo di mitigare la pena per chi commette più violazioni in esecuzione di un unico piano. Ma cosa succede quando questi reati vengono giudicati in processi separati? La Corte di Cassazione, con la recente sentenza n. 5460 del 2024, interviene per chiarire i doveri motivazionali del giudice dell’esecuzione, soprattutto quando una delle sentenze precedenti ha già riconosciuto l’esistenza di un disegno criminoso unitario.

I Fatti del Caso: Due Sentenze per Reati Simili

Il caso riguarda un soggetto condannato con due distinte sentenze per reati di furto aggravato in concorso. La prima sentenza, emessa dal Tribunale di Matera, aveva già riconosciuto il vincolo della continuazione tra ben dieci episodi delittuosi, commessi in un arco temporale di poco più di un mese. La seconda sentenza, del Tribunale di Bari, riguardava un ulteriore furto, del tutto analogo ai precedenti, commesso appena quattro giorni dopo l’ultimo episodio della serie già giudicata.

L’interessato si rivolgeva quindi al Tribunale di Matera, in qualità di giudice dell’esecuzione, per chiedere che anche quest’ultimo reato fosse ricompreso nel medesimo disegno criminoso. L’istanza, tuttavia, veniva rigettata. Il giudice riteneva che i reati non fossero espressione di un piano unitario, ma di una generica ‘abitualità criminosa’ e di una scelta di vita dedita all’illecito.

La Decisione del Giudice dell’Esecuzione e il Ricorso in Cassazione

Contro il diniego, la difesa proponeva ricorso per cassazione, lamentando un vizio di motivazione. Si sosteneva che il giudice dell’esecuzione non avesse adeguatamente considerato i numerosi elementi a favore della continuazione: l’omogeneità dei reati, la stretta vicinanza temporale e spaziale, e soprattutto il fatto che il giudice della cognizione (nel primo processo) avesse già accertato l’esistenza di un disegno criminoso per una serie di fatti identici.

Le Motivazioni della Cassazione sul tema della continuazione tra reati

La Suprema Corte ha accolto il ricorso, annullando l’ordinanza impugnata e rinviando gli atti al Tribunale di Matera per una nuova valutazione. Le motivazioni della decisione sono di grande interesse pratico e giuridico.

L’Onere della Prova e gli Indici Rivelatori

La Cassazione ribadisce che il ‘medesimo disegno criminoso’ consiste in una rappresentazione unitaria, fin dal momento iniziale, delle diverse condotte da compiere. La sua prova è per natura indiziaria e si basa sull’analisi di elementi esteriori, quali:

* L’omogeneità delle condotte illecite.
* La ridotta distanza temporale tra i fatti.
* La medesimezza del contesto spaziale.
* Qualsiasi altro indicatore logico che possa dimostrare una deliberazione unitaria.

La Corte chiarisce che la semplice ‘abitualità a delinquere’ non è sufficiente a escludere la continuazione, poiché ciò che conta è l’esistenza di un piano specifico, non di una generica propensione al crimine.

Il Valore della Precedente Valutazione del Giudice

Il punto cruciale della sentenza risiede nel valore attribuito alla valutazione già compiuta dal giudice del primo processo. La Cassazione afferma che il giudice dell’esecuzione, pur avendo piena libertà di giudizio, non può semplicemente ignorare (trascurare) la valutazione già svolta in sede di cognizione che ha riconosciuto l’esistenza di un vincolo della continuazione tra reati simili.

Se intende discostarsi da tale valutazione per escludere un ulteriore reato, commesso in un contesto temporale e spaziale contiguo, ha l’obbligo di fornire una motivazione rafforzata. Deve, cioè, dimostrare l’esistenza di ‘specifiche e significative circostanze’ che rendano ragionevole ritenere che il nuovo fatto non sia riconducibile al piano criminoso già accertato.

Il Vizio di Motivazione nel Caso Specifico

Nel caso esaminato, la Corte ha riscontrato una totale assenza di motivazione sul perché il furto giudicato a Bari, commesso a soli quattro giorni di distanza dall’ultimo della serie precedente e con modalità analoghe, non dovesse rientrare nel disegno criminoso già riconosciuto dal Tribunale di Matera. Il provvedimento impugnato si era limitato a negare la continuazione in modo generico, senza confrontarsi con la valutazione già esistente e con gli specifici indici offerti dalla difesa.

Le Conclusioni: Annullamento con Rinvio

In conclusione, la sentenza n. 5460/2024 rafforza il principio secondo cui il riconoscimento della continuazione tra reati in fase esecutiva richiede un’analisi attenta e non superficiale. Il giudice dell’esecuzione non può liquidare la richiesta basandosi su una generica ‘abitualità criminosa’, specialmente quando un precedente giudicato ha già tracciato i contorni di un medesimo disegno criminoso. L’annullamento con rinvio impone al Tribunale di Matera di riesaminare il caso, tenendo conto dei principi espressi dalla Suprema Corte e fornendo una motivazione completa e coerente con tutte le risultanze processuali.

Quando si può chiedere il riconoscimento della continuazione tra reati giudicati con sentenze diverse?
Si può chiedere in fase di esecuzione, ovvero dopo che le sentenze di condanna sono diventate definitive, presentando un’istanza al giudice dell’esecuzione ai sensi dell’art. 671 del codice di procedura penale.

Il giudice dell’esecuzione può ignorare che un’altra sentenza aveva già riconosciuto la continuazione per reati simili?
No. Secondo la Corte di Cassazione, il giudice dell’esecuzione non può trascurare la valutazione già compiuta da un altro giudice. Se intende escludere un reato simile e ravvicinato nel tempo da quel disegno criminoso, deve fornire una motivazione specifica e rafforzata che giustifichi tale esclusione.

Quali elementi indicano l’esistenza di un ‘medesimo disegno criminoso’?
Gli elementi principali menzionati dalla sentenza sono l’omogeneità delle condotte illecite, la ridotta distanza temporale e la vicinanza spaziale tra i reati, oltre a ogni altro indicatore logico che possa dimostrare l’esistenza di una deliberazione unitaria e programmata fin dall’inizio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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