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Continuazione tra reati: il ruolo apicale è decisivo

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza che negava la continuazione tra reati di estorsione e traffico di stupefacenti. La Suprema Corte ha stabilito che il ruolo apicale dell’imputato all’interno dell’organizzazione criminale è un elemento decisivo per presumere l’esistenza di un medesimo disegno criminoso, superando le presunte differenze temporali e di natura tra i delitti commessi.

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Pubblicato il 16 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Continuazione tra reati: quando il ruolo di vertice unifica i delitti

La recente sentenza della Corte di Cassazione, n. 19988 del 2024, offre un’importante chiave di lettura sull’istituto della continuazione tra reati. Questo principio, disciplinato dall’articolo 81 del codice penale, permette di considerare più violazioni di legge come un unico reato, se commesse in esecuzione di un medesimo disegno criminoso. La pronuncia in esame chiarisce come il ruolo apicale ricoperto all’interno di un’associazione mafiosa possa essere determinante per riconoscere tale vincolo, anche tra reati di natura molto diversa.

I Fatti del Caso

La vicenda processuale riguarda un soggetto condannato con due distinte sentenze. La prima, del 2013, per estorsione e partecipazione a un’associazione di stampo mafioso (art. 416-bis c.p.), con fatti commessi fino al gennaio 2011. La seconda, del 2022, per traffico di sostanze stupefacenti, reato commesso tra giugno 2010 e giugno 2012.
L’interessato aveva richiesto alla Corte d’Appello di applicare la disciplina della continuazione, sostenendo che entrambi i gruppi di reati rientrassero in un unico programma criminale. Tuttavia, la Corte territoriale aveva rigettato l’istanza.

La Decisione della Corte d’Appello e il Ricorso in Cassazione

La Corte d’Appello aveva motivato il proprio diniego sulla base di tre argomenti principali:
1. Una distonia temporale tra le due fattispecie.
2. Una disomogeneità tra le attività criminali contestate (estorsioni da un lato, traffico di droga dall’altro).
3. La sussistenza di un interesse individuale specifico nel traffico di stupefacenti, ulteriore rispetto a quello del clan.

Contro questa decisione, la difesa ha proposto ricorso in Cassazione, definendo le argomentazioni dei giudici di merito come illogiche e basate su travisamenti. Il punto centrale del ricorso era che la Corte d’Appello non aveva considerato un elemento fattuale decisivo: l’assunzione da parte dell’imputato di un ruolo dirigente e di rappresentanza all’interno del clan proprio nel periodo in cui venivano commessi i reati.

Le Motivazioni della Cassazione sulla continuazione tra reati

La Suprema Corte ha accolto il ricorso, annullando l’ordinanza impugnata e rinviando il caso per un nuovo giudizio. La motivazione della Cassazione è stata definita “intrinsecamente contraddittoria”.
I giudici di legittimità hanno evidenziato due errori fondamentali nel ragionamento della Corte d’Appello.

In primo luogo, non è stato dato il giusto peso al diverso ruolo assunto dall’imputato nel sodalizio mafioso. L’assunzione di una posizione apicale, di comando, è un fattore che:
– Elimina la presunta “distonia cronologica”, poiché la programmazione criminale di un leader è per sua natura continuativa e strategica.
– Supera la “disomogeneità” tra i reati. Chi ricopre un ruolo di vertice ha competenze generali e il suo operato si estende a tutte le finalità del clan, tra cui rientrava pacificamente anche il traffico di stupefacenti. Pertanto, è illogico distinguere tra compiti specifici (come le estorsioni iniziali) e attività successive (la gestione della droga) quando queste rientrano nel più ampio programma dell’associazione.

In secondo luogo, la Corte d’Appello ha affermato l’esistenza di un “interesse personale” sotteso al traffico di droga senza fornire un adeguato supporto probatorio. La Cassazione ha sottolineato che tale valutazione è apparsa apodittica e, in ogni caso, l’eventuale interesse personale non escluderebbe la continuazione se coesiste con l’interesse collettivo del clan.

Le Conclusioni

La sentenza stabilisce un principio di diritto cruciale: nell’analisi della continuazione tra reati per un membro di un’associazione criminale, il ruolo ricoperto è un indice fondamentale per accertare l’esistenza di un unico disegno criminoso. Un ruolo apicale implica una visione e una programmazione d’insieme che possono logicamente unificare condotte criminose diverse e distanziate nel tempo. La Corte d’Appello dovrà ora riesaminare la richiesta alla luce di questi principi, valutando in modo coerente tutti gli elementi fattuali e logici, in particolare la posizione di vertice assunta dal ricorrente all’interno dell’organizzazione.

È possibile riconoscere la continuazione tra reati di natura diversa, come estorsione e traffico di droga?
Sì, è possibile. La diversità dei reati non è un ostacolo se si dimostra che sono stati commessi in esecuzione di un medesimo disegno criminoso, come nel caso di un programma generale di un’associazione criminale.

Quale importanza ha il ruolo ricoperto dall’imputato all’interno di un’associazione criminale ai fini della continuazione?
Ha un’importanza fondamentale. Secondo la sentenza, un ruolo apicale (di comando) è un forte indicatore dell’esistenza di un unico disegno criminoso, poiché implica una responsabilità e una visione d’insieme su tutte le attività illecite del gruppo, superando la distinzione tra specifici compiti.

Perché la Cassazione ha annullato la decisione della Corte d’Appello?
La Cassazione l’ha annullata perché ha ritenuto la motivazione intrinsecamente contraddittoria. La Corte d’Appello non ha considerato adeguatamente il ruolo di vertice assunto dall’imputato, un fatto che invalida le argomentazioni sulla presunta distanza temporale e sulla diversità dei reati. Inoltre, non ha fornito prove concrete a sostegno dell’esistenza di un interesse puramente personale nel traffico di droga.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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