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Continuazione tra reati: il disegno criminoso unico

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un condannato che chiedeva l’applicazione della continuazione tra reati per diverse sentenze, inclusa una per omicidio e una per associazione mafiosa. La Corte ha stabilito che la continuazione tra reati non si applica se un delitto, come un omicidio, risulta essere un’azione ‘estemporanea’ e non parte del programma criminale iniziale. Allo stesso modo, è stata esclusa la continuità tra l’adesione a due clan criminali distinti, poiché la nascita del secondo clan presuppone una nuova e autonoma volontà criminale.

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Pubblicato il 15 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Continuazione tra reati: quando un fatto imprevisto spezza il disegno criminoso

La continuazione tra reati è un istituto fondamentale del nostro diritto penale, che permette di mitigare il trattamento sanzionatorio quando più crimini sono legati da un “disegno criminoso unico”. Ma cosa succede se uno di questi reati è frutto di una decisione improvvisa e non pianificata? Con la sentenza n. 45783/2024, la Corte di Cassazione offre un importante chiarimento, stabilendo che un delitto “estemporaneo” non può rientrare nel perimetro della continuazione, anche se commesso in un contesto di criminalità organizzata.

I Fatti del Caso

Il caso esaminato riguarda un individuo condannato con quattro diverse sentenze per una serie di gravissimi reati, tra cui associazione di stampo mafioso, omicidi, traffico di stupefacenti e porto d’armi. L’interessato aveva chiesto al giudice dell’esecuzione di riconoscere la continuazione tra reati per tutte le condanne, sostenendo che fossero tutte riconducibili a un unico progetto criminale legato alla sua appartenenza a un clan.

Il giudice di merito aveva accolto parzialmente la richiesta, riconoscendo la continuazione tra i reati associativi e un episodio di porto d’armi. Tuttavia, l’aveva negata per altri due blocchi di condanne:
1. Una condanna per un omicidio, ritenuto un’azione estemporanea e reattiva a un precedente fatto di sangue, non programmata all’interno del clan.
2. Una condanna per aver partecipato a un secondo clan mafioso, sorto successivamente alla disgregazione del primo. Il giudice ha ritenuto che la creazione di una nuova associazione rappresentasse una cesura ideativa, incompatibile con il disegno criminoso originario.

La Decisione sulla Continuazione tra Reati

L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione, contestando la logica della decisione. Sosteneva che fosse contraddittorio escludere la continuazione per un omicidio commesso a pochi mesi dall’ingresso nel clan, e allo stesso tempo ammetterla per un reato commesso otto anni dopo. La Suprema Corte ha però rigettato integralmente il ricorso, confermando la decisione del giudice dell’esecuzione.

L’Omicidio “Estemporaneo” e la Mancanza di Programmazione

Il punto centrale della decisione riguarda la natura dell’omicidio. Secondo la Corte, la vicinanza temporale tra i reati è solo uno degli indici da valutare. In questo caso, è prevalente la natura “estemporanea” del delitto. L’omicidio non era stato pianificato come parte del programma del clan, ma è stato una reazione a un evento specifico e imprevisto (un altro omicidio commesso senza l’autorizzazione dei vertici). Questa circostanza, secondo i giudici, dimostra l’assenza di una programmazione iniziale, elemento indispensabile per poter parlare di disegno criminoso unico.

La Nascita di un Nuovo Clan: La Cesura Ideativa

Anche riguardo alla partecipazione al secondo clan, la Cassazione ha escluso la continuazione tra reati. La Corte ha sottolineato che la nascita di una nuova associazione criminale “dalle ceneri” della precedente presuppone la dissoluzione della prima. Questo evento, spesso causato da arresti e operazioni di polizia, interrompe la continuità del progetto criminale. La decisione di costituire o aderire a un nuovo sodalizio criminale è espressione di una nuova e autonoma volontà delittuosa, non la prosecuzione di quella originaria.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte di Cassazione ha ribadito un principio consolidato: per aversi continuazione tra reati, non basta che i crimini siano commessi nello stesso contesto o siano omogenei. È necessaria la prova rigorosa che tutti i reati successivi fossero stati programmati, almeno nelle loro linee essenziali, fin dal momento della commissione del primo. La volontà criminale deve essere unitaria fin dall’inizio.

Un reato “estemporaneo”, commesso per reagire a circostanze non previste, si pone al di fuori di questa programmazione. Allo stesso modo, l’adesione a una nuova organizzazione criminale, dopo la fine della precedente, non può essere considerata l’attuazione del piano iniziale, ma l’avvio di un nuovo percorso criminale. Neanche la presenza dell’aggravante dell’agevolazione mafiosa è di per sé sufficiente a dimostrare l’unicità del disegno criminoso, poiché tale finalità può sorgere anche al momento stesso della commissione del reato-fine, senza essere stata preordinata.

Conclusioni

Questa sentenza riafferma la centralità del concetto di “programmazione” nella valutazione della continuazione tra reati. Per i giudici, non è sufficiente un generico contesto criminale per unificare le pene, ma occorre una prova concreta che l’agente avesse previsto e voluto, sin dall’inizio, la commissione di tutti i reati in sequenza. La decisione sottolinea che eventi imprevedibili o nuove scelte criminali possono spezzare questo legame programmatico, giustificando un trattamento sanzionatorio distinto per i diversi blocchi di reati.

Quando può essere esclusa la continuazione tra reati anche se i fatti sono vicini nel tempo?
La continuazione può essere esclusa quando il reato successivo, seppur ravvicinato nel tempo, risulta essere ‘estemporaneo’, ovvero frutto di una determinazione improvvisa e non previsto nel programma criminoso originario. La natura non pianificata del fatto prevale sulla vicinanza temporale.

La partecipazione a due associazioni criminali successive può essere considerata in continuazione?
No. Secondo la Corte, la nascita di una nuova associazione criminale, specialmente se derivante dalla dissoluzione della precedente, presuppone una cesura ideativa e una nuova volontà criminale. Non si tratta della prosecuzione di un unico disegno, ma dell’inizio di un nuovo progetto criminale.

L’aggravante dell’agevolazione mafiosa implica automaticamente la continuazione tra il reato associativo e il reato-fine?
No. La Corte chiarisce che la circostanza che un reato sia aggravato dalla finalità di agevolare un’associazione mafiosa non è sufficiente, da sola, a dimostrare l’esistenza di un unico disegno criminoso con la partecipazione all’associazione stessa. Il medesimo disegno deve sussistere al momento dell’ingresso nell’associazione o della commissione del primo reato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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