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Continuazione tra reati: i criteri della Cassazione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 3265/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato che chiedeva il riconoscimento della continuazione tra reati in materia di stupefacenti. La Corte ha ribadito che, per accertare un unico disegno criminoso, non è sufficiente la somiglianza dei reati, ma è necessaria una valutazione approfondita di indicatori concreti come la contiguità temporale, le modalità della condotta e l’assenza di determinazioni estemporanee. Il ricorso è stato giudicato un tentativo di rivalutare i fatti, compito non consentito in sede di legittimità.

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Pubblicato il 27 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Continuazione tra Reati: La Cassazione Ribadisce i Rigorosi Criteri di Valutazione

Il concetto di continuazione tra reati è un pilastro del diritto penale che consente di mitigare la pena quando più crimini sono frutto di un unico ‘disegno’. Tuttavia, ottenerne il riconoscimento non è automatico. Con la recente ordinanza n. 3265/2024, la Corte di Cassazione ha riaffermato la necessità di una prova rigorosa dell’esistenza di un’unica programmazione criminosa, respingendo un ricorso basato su una valutazione ritenuta di mero fatto.

I Fatti del Caso: Due Sentenze per Reati Simili

Il caso trae origine dal ricorso di un individuo condannato con due distinte sentenze per reati legati alla violazione della legge sugli stupefacenti. L’interessato si era rivolto alla Corte di Appello in sede di esecuzione per ottenere il riconoscimento del vincolo della continuazione tra i fatti giudicati, sostenendo che fossero parte di un medesimo disegno criminoso. L’obiettivo era, evidentemente, ottenere un trattamento sanzionatorio più mite, unificando le pene.

La Decisione del Giudice dell’Esecuzione

Il Giudice dell’Esecuzione (G.E.) aveva respinto la richiesta, ritenendo insussistenti gli elementi necessari per provare l’unitarietà della programmazione criminosa. Nonostante l’omogeneità dei reati commessi (entrambi in materia di stupefacenti), il giudice aveva evidenziato diversi fattori ostativi: un significativo lasso di tempo tra le condotte, la diversità dei correi coinvolti, le differenti modalità di commissione e persino la diversa qualità delle sostanze trattate. Questi elementi, nel loro complesso, impedivano di immaginare una preventiva e unitaria ideazione criminale.

L’Analisi della Cassazione sulla Continuazione tra Reati

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, bollandolo come ‘manifestamente infondato’. La Corte ha sottolineato che le censure del ricorrente miravano a una nuova valutazione dei fatti, attività preclusa in sede di legittimità. Il compito della Cassazione, infatti, è verificare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione, non ricostruire la vicenda.

Gli Indicatori di un Disegno Criminoso Unitario

Richiamando un’importante sentenza delle Sezioni Unite (n. 28659/2017), la Corte ha elencato i criteri che devono essere attentamente vagliati per riconoscere la continuazione:

* Omogeneità delle violazioni e del bene giuridico protetto.
* Contiguità spazio-temporale tra le condotte.
* Unicità delle causali e somiglianza delle modalità esecutive.
* Sistematicità e abitudini di vita programmate.
* Prova che, al momento del primo reato, i successivi fossero già programmati nelle loro linee essenziali.

La sola presenza di alcuni di questi indici non è sufficiente se emerge che i reati successivi sono frutto di una determinazione estemporanea e non di un piano originario.

Le Motivazioni della Decisione

La motivazione della Corte si fonda su un punto cruciale: la valutazione del giudice di merito non era affatto illogica. Anzi, aveva correttamente bilanciato gli elementi a favore (omogeneità dei reati) con quelli contrari (distanza temporale, diversità di complici e modalità). Pertanto, la conclusione che mancasse un’unica programmazione criminosa era giuridicamente sostenibile. Il ricorso, invece di evidenziare vizi di legge o di logica manifesta nella decisione impugnata, si limitava a proporre una diversa interpretazione degli stessi fatti, un’operazione non consentita davanti alla Suprema Corte.

Le Conclusioni

In conclusione, la Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, condannando il ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro alla Cassa delle ammende. Questa ordinanza rafforza il principio secondo cui il riconoscimento della continuazione tra reati richiede una prova concreta e non può basarsi su mere presunzioni o sulla semplice somiglianza delle violazioni. La decisione del giudice di merito, se logicamente motivata, non può essere messa in discussione in Cassazione solo perché non gradita al ricorrente.

Quando si può riconoscere la continuazione tra reati?
Per riconoscere la continuazione è necessaria una verifica approfondita che dimostri l’esistenza di un’unica programmazione criminosa iniziale. Non basta l’omogeneità dei reati, ma occorre valutare indicatori come la contiguità spazio-temporale, le modalità della condotta, la sistematicità e la prova che i reati successivi fossero già pianificati al momento del primo.

Perché la Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso?
La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile perché le censure sollevate non riguardavano vizi di legittimità (cioè errori nell’applicazione della legge), ma miravano a ottenere una nuova valutazione dei fatti del caso. Questo tipo di riesame del merito non è consentito in sede di Cassazione.

Quali elementi hanno escluso l’esistenza di un unico disegno criminoso nel caso specifico?
Gli elementi che hanno portato ad escludere un unico disegno criminoso sono stati: il notevole lasso di tempo trascorso tra le condotte, la non coincidenza dei correi, le diverse modalità di commissione dei fatti e la differente qualità delle sostanze stupefacenti trattate.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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