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Continuazione tra reati: Cassazione annulla sentenza

La Corte di Cassazione ha annullato parzialmente una sentenza di condanna per i reati di spendita di monete false e ricettazione. La Corte ha ritenuto fondato il motivo di ricorso relativo alla mancata applicazione della continuazione tra reati, evidenziando come la Corte d’Appello avesse fornito una motivazione illogica e non pertinente alla richiesta della difesa. È stato invece rigettato il motivo sulle attenuanti generiche, confermando che la scelta del rito abbreviato non è di per sé sufficiente per ottenerle.

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Pubblicato il 16 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Continuazione tra reati: quando la motivazione errata porta all’annullamento

Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 20114/2024) offre un importante spunto di riflessione sul dovere del giudice di motivare adeguatamente le proprie decisioni, in particolare riguardo all’istituto della continuazione tra reati. In questo caso, un errore di valutazione da parte della Corte d’Appello ha portato all’annullamento parziale della sentenza, con rinvio per un nuovo esame. Analizziamo insieme la vicenda per comprendere le implicazioni di questa decisione.

I Fatti del Processo

Il caso riguarda un imputato condannato in primo e secondo grado per i reati di cui agli articoli 453 (spendita e introduzione nello Stato, senza concerto, di monete falsificate) e 648 (ricettazione) del codice penale. L’imputato, tramite il suo difensore, ha presentato ricorso per cassazione lamentando due principali vizi della sentenza d’appello.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

Il ricorso si fondava su due punti essenziali:

1. Mancato riconoscimento delle attenuanti generiche: La difesa sosteneva che la Corte d’Appello avesse ingiustamente negato le attenuanti generiche, non valorizzando la condotta collaborativa dell’imputato e la sua scelta di definire il processo con rito abbreviato, contribuendo così alla celerità della giustizia.
2. Erronea applicazione della disciplina sulla continuazione tra reati: Il ricorrente lamentava il mancato riconoscimento del vincolo della continuazione tra i due reati per cui era stato condannato (artt. 453 e 648 c.p.), evidenziando come la Corte territoriale avesse rigettato la richiesta con una motivazione illogica e non pertinente.

La Decisione della Corte: Focus sulla Continuazione tra Reati

La Suprema Corte ha analizzato distintamente i due motivi, giungendo a conclusioni opposte. Se da un lato ha ritenuto infondato il motivo sulle attenuanti, ha invece accolto quello relativo alla continuazione tra reati.

Il Rigetto sulle Attenuanti Generiche

La Cassazione ha confermato la decisione dei giudici di merito, ribadendo che la valutazione sulle attenuanti generiche costituisce un giudizio di fatto insindacabile in sede di legittimità, se adeguatamente motivato. Nel caso specifico, la Corte d’Appello aveva correttamente evidenziato come la personalità trasgressiva dell’imputato non potesse essere bilanciata da una presunta collaborazione. Inoltre, è stato precisato che la scelta del rito abbreviato, pur accelerando il processo, non può essere automaticamente valutata come elemento a favore per le attenuanti, poiché spesso risponde a una logica di convenienza processuale finalizzata allo sconto di pena.

L’Accoglimento sulla Continuazione tra Reati

Il punto cruciale della sentenza risiede nell’accoglimento del secondo motivo. La Corte di Cassazione ha rilevato un palese errore nella motivazione della Corte d’Appello. Quest’ultima aveva rigettato la richiesta di continuazione affermando che la difesa non aveva depositato alcuna sentenza passata in giudicato. Tuttavia, la richiesta difensiva non riguardava una continuazione con reati giudicati in un altro processo, bensì una “continuazione interna” ai due reati contestati nel medesimo procedimento. Il giudice di primo grado li aveva considerati separatamente, e l’appello mirava proprio a unificarli sotto il vincolo del medesimo disegno criminoso. Di fronte a un motivo d’appello specifico e articolato, la Corte territoriale avrebbe dovuto fornire una risposta pertinente e non eludere la questione con un argomento fuori contesto.

Le Motivazioni della Sentenza

La motivazione della Cassazione è netta: il giudice d’appello ha il dovere di rispondere in modo puntuale e logico a ogni censura sollevata dalla difesa. In questo caso, la Corte d’Appello ha eluso la questione, basando il suo rigetto su un presupposto errato e dimostrando di non aver compreso l’oggetto della richiesta. Questa carenza motivazionale costituisce un vizio della sentenza che ne impone l’annullamento. La Corte ha quindi annullato la sentenza impugnata limitatamente a questo punto, rinviando il caso a un’altra sezione della Corte d’Appello di Napoli per un nuovo esame.

Conclusioni

Questa pronuncia riafferma un principio fondamentale del diritto processuale penale: l’obbligo di una motivazione congrua, logica e completa. Un giudice non può respingere un motivo di gravame con argomentazioni generiche o, come in questo caso, palesemente errate. La decisione sottolinea l’importanza per la difesa di formulare motivi di appello chiari e specifici e, per converso, il dovere del giudice di analizzarli con la dovuta attenzione. Il caso tornerà ora in appello, dove si dovrà finalmente decidere nel merito se i due reati siano o meno legati da un unico disegno criminoso.

La scelta del rito abbreviato garantisce il riconoscimento delle attenuanti generiche?
No, la Corte di Cassazione ha ribadito che la scelta di accedere al rito abbreviato non è di per sé sufficiente per il riconoscimento delle attenuanti generiche, poiché tale scelta può essere dettata da molteplici motivi, spesso finalizzati a ottenere la diminuzione di pena prevista dalla legge piuttosto che a una reale volontà di accelerare il processo.

Perché la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza sul punto della continuazione tra reati?
La sentenza è stata annullata perché la Corte d’Appello ha fornito una motivazione illogica e non pertinente. Ha respinto la richiesta di continuazione sostenendo che mancasse una sentenza passata in giudicato, fraintendendo completamente la domanda della difesa che si riferiva a una continuazione “interna” tra i reati contestati nello stesso processo.

Cosa succede ora dopo l’annullamento parziale della sentenza?
Il processo viene rinviato a un’altra sezione della Corte d’Appello di Napoli. Questo nuovo collegio dovrà riesaminare esclusivamente il punto relativo alla sussistenza della continuazione tra i reati ascritti all’imputato, fornendo una motivazione adeguata. Il resto della sentenza di condanna rimane invece confermato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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