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Continuazione tra reati: annullata ordinanza errata

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza del Tribunale di Velletri che aveva negato l’applicazione della continuazione tra reati. Il tribunale aveva erroneamente riesaminato e respinto una richiesta di estensione di una continuazione già concessa da un altro giudice con provvedimento definitivo. La Cassazione ha stabilito che il giudice dell’esecuzione ha male interpretato l’istanza, non potendo rimettere in discussione un fatto già accertato, e ha rinviato il caso per un nuovo giudizio che si attenga ai principi corretti.

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Pubblicato il 26 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Continuazione tra Reati: La Cassazione Annulla la Decisione del Giudice che Ignora un Precedente Favorevole

Con la recente sentenza n. 2870/2024, la Corte di Cassazione ha offerto un’importante precisazione sull’istituto della continuazione tra reati, in particolare nella delicata fase dell’esecuzione della pena. La Suprema Corte ha annullato un’ordinanza di un Tribunale che, interpretando erroneamente l’istanza di un condannato, aveva negato l’estensione di una continuazione già riconosciuta da un altro giudice con un provvedimento definitivo. Questo caso evidenzia l’importanza del rispetto dei provvedimenti già emessi e i limiti del potere del giudice dell’esecuzione.

I Fatti del Caso

Un soggetto, condannato con diverse sentenze per una serie di rapine aggravate e reati connessi, si era rivolto al Tribunale di Velletri, in funzione di giudice dell’esecuzione, per unificare le sue pene. La sua richiesta non era però una semplice domanda di riconoscimento della continuazione tra reati. In precedenza, infatti, il Tribunale di Venezia aveva già unificato gran parte di questi reati con un’ordinanza emessa in executivis, riconoscendo l’esistenza di un medesimo disegno criminoso. L’istanza presentata a Velletri mirava quindi a estendere questa continuazione, già accertata, ad altri reati giudicati con una diversa sentenza.

La Decisione errata del Tribunale

Il Tribunale di Velletri, tuttavia, ha completamente frainteso la natura della richiesta. Invece di limitarsi a valutare se i nuovi reati potessero essere collegati al disegno criminoso già riconosciuto dal Tribunale di Venezia, ha riesaminato l’intera questione da capo. Ha concluso che fosse inverosimile un unico programma criminale, data la diversità dei luoghi in cui i reati erano stati commessi e il profilo del condannato, definito come “delinquente abituale”. Di conseguenza, ha rigettato l’istanza, di fatto contraddicendo un provvedimento definitivo emesso da un altro organo giurisdizionale.

L’Annullamento della Cassazione e la corretta applicazione della continuazione tra reati

Investita della questione tramite ricorso, la Corte di Cassazione ha accolto le doglianze della difesa, annullando l’ordinanza impugnata. La Suprema Corte ha censurato l’operato del Tribunale di Velletri per aver “male interpretato il pur chiaro tenore dell’istanza introduttiva”. Il giudice dell’esecuzione non avrebbe dovuto rimettere in discussione i fatti già unificati dal provvedimento del Tribunale di Venezia, che costituiva un punto fermo e non più sindacabile. Il suo compito era esclusivamente quello di verificare se gli ulteriori reati, oggetto della richiesta di estensione, potessero essere ricompresi nel medesimo disegno criminoso già accertato.

Le motivazioni

La motivazione centrale della decisione della Cassazione risiede nel principio del rispetto del giudicato, anche nella fase esecutiva. Un provvedimento emesso da un giudice dell’esecuzione e divenuto definitivo non può essere ignorato o contraddetto da un altro giudice dello stesso grado. Il Tribunale di Velletri, rigettando un’istanza che un altro giudice aveva già accolto per gli stessi fatti principali, ha commesso un palese errore di diritto. La Cassazione ha quindi annullato l’ordinanza e rinviato il caso allo stesso Tribunale, ma in diversa composizione, affinché proceda a una nuova valutazione che parta dal presupposto indiscutibile della continuazione già riconosciuta dal Tribunale di Venezia.

Le conclusioni

Questa sentenza rafforza un principio fondamentale del nostro ordinamento: la certezza del diritto e la stabilità delle decisioni giudiziarie. Per i professionisti del diritto e i cittadini, emerge una chiara indicazione: quando si richiede l’estensione di una continuazione tra reati, il giudice adito non ha il potere di demolire quanto già stabilito da un precedente provvedimento definitivo. La sua analisi deve necessariamente partire da quel punto fermo per valutare se i nuovi episodi criminosi siano o meno compatibili con il disegno originario. Un’interpretazione errata dell’istanza, come quella avvenuta nel caso di specie, costituisce un vizio che porta all’annullamento della decisione.

Può un giudice dell’esecuzione rimettere in discussione una continuazione tra reati già riconosciuta da un altro tribunale con un provvedimento definitivo?
No. Secondo la sentenza, il giudice dell’esecuzione non può rivalutare i fatti già unificati da un precedente provvedimento definitivo di un altro giudice. Deve prendere atto della continuazione già concessa e limitarsi a valutare l’eventuale estensione ad altri reati.

Qual è stato l’errore commesso dal Tribunale nell’ordinanza annullata?
L’errore è stato quello di interpretare male l’istanza del ricorrente. Invece di valutare se estendere una continuazione già esistente, ha riconsiderato da capo l’intera questione, giungendo a una conclusione opposta a quella di un altro giudice, su fatti già coperti da un provvedimento definitivo.

Cosa succede dopo che la Cassazione annulla un’ordinanza con rinvio?
La causa viene rinviata allo stesso tribunale, ma a un collegio di giudici diverso. Questo nuovo collegio dovrà riesaminare l’istanza del ricorrente, attenendosi ai principi di diritto stabiliti dalla Corte di Cassazione, ovvero senza rimettere in discussione la continuazione già accertata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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