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Continuazione sentenza straniera: No dalla Cassazione

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 8087/2024, ha stabilito che non è possibile applicare l’istituto della continuazione tra un reato giudicato in Italia e un reato oggetto di una sentenza penale straniera, anche se quest’ultima è stata riconosciuta ai fini dell’esecuzione in Italia. La Corte ha chiarito che le finalità del riconoscimento di una sentenza straniera sono tassativamente elencate dall’art. 12 del codice penale e tra queste non figura la continuazione. Applicarla, inoltre, comporterebbe un’indebita rivalutazione nel merito della decisione del giudice straniero, vietata dalla legge.

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Pubblicato il 3 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Continuazione Sentenza Straniera: la Cassazione Stabilisce i Limiti

Può un condannato per un reato in Italia e per un altro in un paese estero ottenere il riconoscimento della continuazione sentenza straniera per ridurre la pena complessiva? A questa complessa domanda ha risposto la Corte di Cassazione con la sentenza n. 8087/2024, tracciando una linea netta tra la giurisdizione nazionale e quella internazionale, anche nell’ambito dell’Unione Europea.

La decisione chiarisce i confini dell’istituto del riconoscimento delle sentenze penali straniere, un tema cruciale in un contesto di crescente cooperazione giudiziaria internazionale.

I Fatti del Caso: Due Sentenze, due Paesi

Il caso nasce dalla richiesta di un condannato, giudicato con una sentenza dalla Corte di Appello di Napoli e, separatamente, da un’autorità giudiziaria spagnola. La sentenza spagnola era già stata riconosciuta in Italia ai soli fini dell’esecuzione della pena. L’interessato, tramite il suo difensore, ha chiesto al giudice dell’esecuzione di applicare l’istituto della continuazione tra i reati giudicati in Italia e quelli giudicati in Spagna, al fine di unificare le pene sotto un unico, più mite, cumulo giuridico.

La Corte di Appello di Napoli, tuttavia, ha dichiarato la richiesta inammissibile, sostenendo che l’applicazione della continuazione non rientra tra gli scopi previsti dalla legge per il riconoscimento delle sentenze straniere.

Il Ricorso in Cassazione e le Ragioni della Difesa

Contro questa decisione, il condannato ha proposto ricorso in Cassazione, sostenendo che l’elenco delle finalità per il riconoscimento, contenuto nell’art. 12 del codice penale, non dovrebbe essere considerato tassativo ed esaustivo. La difesa ha evidenziato come il riconoscimento di una sentenza straniera produca già effetti non esplicitamente previsti, come l’operatività del divieto di bis in idem. Pertanto, secondo il ricorrente, non si dovrebbe escludere a priori l’applicazione di un istituto di favore come la continuazione. In subordine, è stata sollevata una questione di legittimità costituzionale dell’art. 12 cod. pen. per violazione del principio di uguaglianza.

La Decisione sulla Continuazione Sentenza Straniera

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, confermando l’orientamento consolidato della giurisprudenza. I giudici hanno ribadito un principio fondamentale: la continuazione tra un reato giudicato in Italia e uno oggetto di una continuazione sentenza straniera riconosciuta non è applicabile in fase esecutiva. Il vincolo della continuazione, infatti, non è contemplato tra le finalità per cui il nostro ordinamento consente il riconoscimento di decisioni penali estere.

le motivazioni

La Corte di Cassazione ha fondato la sua decisione su argomenti solidi e chiari.

In primo luogo, il riconoscimento di una sentenza straniera avviene solo per gli scopi specificamente indicati dalla legge, principalmente per l’esecuzione della pena in Italia. L’art. 12 del codice penale delinea un perimetro preciso che non può essere ampliato tramite interpretazione estensiva. L’applicazione della continuazione non è tra questi scopi.

In secondo luogo, e questo è il punto cruciale, applicare la continuazione implicherebbe una valutazione discrezionale da parte del giudice italiano sull’esistenza di un “medesimo disegno criminoso” tra i fatti giudicati in Italia e quelli giudicati all’estero. Questo tipo di valutazione sconfinerebbe in un riesame del merito della sentenza straniera, un’attività espressamente vietata dalle norme sulla cooperazione giudiziaria (come l’art. 696-quinquies c.p.p.), che impongono di riconoscere le decisioni senza sindacarne le ragioni di merito. Si tratterebbe di una violazione della sovranità giurisdizionale dello Stato emittente.

Infine, la Corte ha dichiarato manifestamente infondata la questione di legittimità costituzionale. Il diverso trattamento riservato a chi è stato condannato interamente in Italia rispetto a chi ha una condanna estera non è irragionevole, ma deriva dalla diversa origine delle condanne e dai limiti imposti dal diritto internazionale e dalla cooperazione giudiziaria.

le conclusioni

La sentenza in esame rafforza un principio cardine del diritto dell’esecuzione penale in ambito internazionale: il riconoscimento di una sentenza straniera è funzionale a garantirne l’esecuzione, ma non a modificarne la sostanza. Mentre benefici come l’indulto, l’amnistia o la grazia possono essere applicati a una pena straniera eseguita in Italia, istituti come la continuazione, che incidono sulla struttura stessa della pena attraverso una valutazione di merito, restano preclusi. La decisione sottolinea come ogni modifica del trattamento sanzionatorio nel merito debba essere decisa dal giudice dello Stato emittente, nel pieno rispetto delle singole sovranità giurisdizionali.

È possibile applicare l’istituto della continuazione tra un reato giudicato in Italia e uno giudicato con una sentenza straniera riconosciuta in Italia?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che la continuazione non può essere applicata in fase esecutiva tra un reato giudicato in Italia e uno giudicato con sentenza straniera, anche se quest’ultima è stata riconosciuta per l’esecuzione in Italia.

Perché non si può applicare la continuazione a una sentenza straniera?
Perché la continuazione non rientra tra le finalità tassativamente elencate dall’art. 12 del codice penale per il riconoscimento di una sentenza penale straniera. Inoltre, la sua applicazione richiederebbe una valutazione nel merito della sentenza straniera (l’esistenza di un unico disegno criminoso), attività che è vietata al giudice dell’esecuzione.

L’interpretazione che esclude la continuazione per le sentenze straniere viola il principio di uguaglianza?
No. Secondo la Corte, il diverso trattamento è giustificato dalla diversa origine della condanna. La sentenza straniera è applicata in Italia solo ai fini della sua esecuzione, mentre ogni modifica nel merito della decisione spetta al giudice dello Stato che l’ha emessa, nel rispetto della sovranità giurisdizionale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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