La Continuazione Reato tra Due Furti: Analisi di un’Ordinanza della Cassazione
La continuazione reato è un istituto giuridico fondamentale che consente di mitigare la pena quando più reati sono legati da un unico disegno criminoso. Ma cosa accade se tra un reato e l’altro intercorre un lungo periodo di tempo e, soprattutto, l’esecuzione di una pena? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (Num. 44215/2024) offre chiarimenti cruciali, escludendo il vincolo della continuazione in un caso di furto aggravato, delineando i confini dell’unicità del programma criminale.
I Fatti del Caso in Esame
La vicenda giudiziaria riguarda un soggetto condannato per furto aggravato in abitazione, commesso nel giugno del 2023. L’imputato aveva presentato ricorso in Cassazione chiedendo che questo reato fosse considerato in continuazione con un precedente tentativo di furto aggravato, per il quale aveva ricevuto una condanna definitiva nel 2022. Tra i due episodi erano trascorsi più di due anni. L’elemento distintivo del caso risiede nel fatto che, nell’intervallo di tempo tra i due reati, il ricorrente aveva scontato per intero la pena relativa al primo delitto, in gran parte in regime di detenzione domiciliare.
La Questione Giuridica: Può Esistere Continuazione Reato a Distanza di Anni?
Il nucleo della questione portata all’attenzione della Suprema Corte era se fosse plausibile considerare i due furti come parte di un “medesimo disegno criminoso”, nonostante la notevole distanza temporale e l’intervenuta espiazione della pena. La difesa sosteneva che la Corte d’Appello avesse errato nel non valutare il vincolo della continuazione, che avrebbe comportato un trattamento sanzionatorio più favorevole. La Procura Generale, invece, ne chiedeva l’inammissibilità, ritenendo le censure manifestamente infondate.
L’importanza del lasso temporale e degli eventi intermedi
Perché si possa configurare la continuazione reato, è necessario che le singole violazioni siano parte di un unico programma deliberato fin dall’inizio. Il fattore temporale, sebbene non sia l’unico criterio, assume un’importanza decisiva. Un intervallo di tempo eccessivamente lungo tra i reati può essere un forte indizio dell’assenza di un piano unitario. In questo caso, il lasso di oltre due anni, unito all’espiazione della pena, ha rappresentato un ostacolo insormontabile per la tesi difensiva.
Le Motivazioni della Cassazione sul diniego della continuazione reato
La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la decisione della Corte d’Appello. I giudici hanno ritenuto le doglianze generiche e manifestamente infondate. La motivazione si fonda su una valutazione logica e fattuale che esclude la possibilità di un unico disegno criminoso.
La Corte ha sottolineato che è del tutto “inverosimile” che un programma criminale originario potesse prevedere non solo la commissione di un reato, ma anche la successiva espiazione completa della pena e, solo dopo, la ripresa del progetto esecutivo. L’esecuzione della sanzione penale rappresenta un momento di rottura, una cesura che interrompe la presunta continuità del piano delittuoso. Di conseguenza, il secondo furto non può essere considerato l’attuazione di un piano preesistente, ma deve essere interpretato come il frutto di una “distinta e autonoma deliberazione criminosa”, maturata in un momento successivo e indipendente dal primo reato.
Le Conclusioni: Criteri per Valutare l’Unicità del Disegno Criminoso
Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale nella valutazione della continuazione reato: l’analisi non può limitarsi alla somiglianza delle fattispecie di reato commesse. È necessario un esame approfondito delle circostanze concrete, tra cui il tempo trascorso tra i fatti e gli eventi significativi intercorsi. L’espiazione di una pena detentiva, in particolare, costituisce un elemento di forte discontinuità, capace di interrompere il nesso psicologico che lega i diversi episodi criminali. La decisione sottolinea che l’unicità del disegno criminoso deve essere concreta e non può basarsi su mere congetture, specialmente quando la realtà dei fatti, come un lungo periodo di detenzione, suggerisce una frammentazione della volontà criminale.
Che cos’è la continuazione reato?
È un istituto giuridico che si applica quando una persona, con un medesimo disegno criminoso, commette più violazioni della stessa o di diverse disposizioni di legge. Invece di sommare le pene per ogni reato, si applica la pena prevista per la violazione più grave, aumentata fino al triplo.
Perché la Cassazione ha escluso la continuazione nel caso specifico?
La Corte ha escluso la continuazione perché tra i due reati di furto erano trascorsi oltre due anni e, in questo periodo, il condannato aveva scontato per intero la pena per il primo delitto. Questi elementi sono stati ritenuti incompatibili con l’esistenza di un unico e preordinato disegno criminoso.
Scontare una pena interrompe sempre il disegno criminoso?
Secondo l’ordinanza, l’espiazione completa di una pena tra un reato e l’altro è un elemento di forte discontinuità. La Corte lo ha ritenuto un fattore che rende “inverosimile” la persistenza di un piano criminale originario, portando a qualificare il secondo reato come frutto di una nuova e autonoma decisione.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 44215 Anno 2024
Penale Ord. Sez. 7 Num. 44215 Anno 2024
Presidente: COGNOME
Relatore: COGNOME
Data Udienza: 21/11/2024
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
NOME nato il 06/04/1975
avverso la sentenza del 30/05/2024 della CORTE APPELLO di TORINO
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Presidente COGNOME;
Motivi della decisione
Ilhami ricorre avverso la sentenza in epigrafe indicata, recante l’affermazione di responsabilità in ordine ai reati di furto aggravato, 624 bis comma 1 e 3 in rei. all’art. 625 comma 1 n. 2 cod. pen, per essersi introdotto nell’abitazione di COGNOME NOME dalla porta finestra della cucina che veniva forzata ed essersi impossessato di oggetti personali e denaro. Fatto commesso in Novara il 20.06.2023
Deduce che la Corte territoriale ha erratamente omesso di valutare la continuazione con i fatti accertati con la sentenza n.6451/21 del 14.10.2021, irrevocabile il 15.06.2022, pronunciata dalla Corte di appello di Torino per il reato di cui all’art. 56,624 bis,625 n.2 cod.pen. per il quale era stata irrogata la pena di anni due di reclusione ed euro 400,00 di multa.
Il motivo presenta profili di inammissibilità, per la manifesta infondatezza delle doglianze perché basato su censure generiche e comunque non deducibili in sede di legittimità.
Ai fini della configurabilità della unicità del disegno criminoso è necessario che le singole violazioni costituiscano parte integrante di un unico programma deliberato fin dall’inizio per conseguire un determinato fine
Al riguardo, la Corte di appello a fol. 3 ha già adeguatamente e motivatamente spiegato la insussistenza della dedotta continuazione, in quanto, pur in presenza di una omogeneità tra le fattispecie astratte, il primo reato è stato commesso in concorso e realizzato nell’aprile 2021, oltre due anni prima rispetto al furto per cui si procede, e, in tale intervallo di tempo molto lungo, il ricorrente ha scontato per intero la pena in larga parte in regime domiciliare. Di qui la inverosimiglianza, afferma la Corte territoriale, che il disegno criminoso originario avesse previsto il regime di espiazione della pena e poi la ripresa del progetto esecutivo. In realtà si è trattato, argomenta logicamente la Corte territoriale, di distinte e autonome deliberazioni criminose.
Segue, a norma dell’articolo 616 cod. proc. pen., la condanna del ricorrente al pagamento delle spese del procedimento ed al pagamento a favore della Cassa delle ammende, non emergendo ragioni di esonero, della somma di euro tremila a titolo di sanzione pecuniaria.
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.
Così deciso il 21.11.2024