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Continuazione reato associativo: quando si applica?

La Corte di Cassazione ha stabilito che la continuazione del reato associativo può essere riconosciuta anche se tra due condanne per partecipazione alla stessa associazione mafiosa intercorre un decennio. Secondo la Corte, per le “mafie storiche”, la distanza temporale non è decisiva per escludere l’unicità del disegno criminoso, data la natura permanente del vincolo. La sentenza ha annullato con rinvio la decisione di merito che aveva negato la continuazione basandosi principalmente sul lasso di tempo trascorso. L’appello di un altro imputato è stato invece respinto.

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Pubblicato il 15 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

La Continuazione del Reato Associativo: la Cassazione fa il punto

La recente sentenza della Corte di Cassazione, n. 43762 del 2024, offre un’importante analisi sulla continuazione del reato associativo, in particolare quando tra due condotte criminose intercorre un notevole lasso di tempo. La Corte ha chiarito che, per i reati permanenti come la partecipazione ad un’associazione mafiosa, la distanza temporale non è un ostacolo insormontabile al riconoscimento di un unico disegno criminoso, soprattutto nel contesto delle cosiddette “mafie storiche”.

I Fatti di Causa

Il caso esaminato dalla Suprema Corte riguarda i ricorsi presentati da due individui condannati dalla Corte di Appello di Catania per partecipazione ad un’associazione di stampo mafioso. Uno dei due ricorrenti era stato condannato anche per essere promotore di un’associazione a delinquere finalizzata all’evasione fiscale nel settore dei carburanti.

Le questioni centrali sollevate erano due:
1. Il ricorrente principale chiedeva il riconoscimento della continuazione del reato associativo tra la condanna attuale (per fatti del 2016-2017) e una precedente, passata in giudicato, per la partecipazione allo stesso clan (per fatti fino al 2003). La Corte di Appello aveva negato la continuazione a causa dell’ampio divario temporale di oltre un decennio.
2. L’altro ricorrente contestava la sua effettiva partecipazione al sodalizio criminale, lamentando un quadro probatorio a suo dire insufficiente.

La Decisione della Cassazione sulla continuazione reato associativo

La Suprema Corte ha accolto parzialmente il ricorso del primo imputato, annullando la sentenza impugnata limitatamente al mancato riconoscimento della continuazione. Ha invece rigettato integralmente il ricorso del secondo imputato.

La Corte ha ritenuto fondato il motivo relativo alla continuazione, affermando che la Corte di Appello aveva errato nel dare un peso decisivo alla distanza temporale tra i fatti. Per i giudici di legittimità, la valutazione deve tenere conto della natura peculiare del reato associativo mafioso, che è un reato permanente caratterizzato da un vincolo tendenzialmente stabile.

Per quanto riguarda il secondo ricorrente, la Cassazione ha ritenuto infondate le sue doglianze, confermando la solidità della motivazione della Corte di Appello basata sulle dichiarazioni di un collaboratore di giustizia e su riscontri derivanti da intercettazioni.

Le Motivazioni

La sentenza si sofferma su alcuni principi cardine del diritto penale.

Permanenza del Vincolo Associativo e Rilevanza del Tempo

Il cuore della motivazione risiede nella natura del reato di associazione mafiosa. La Corte ribadisce che il riconoscimento della continuazione del reato associativo deve considerare la possibilità che il vincolo criminale perduri nel tempo, anche a fronte di periodi di detenzione o di modifiche nella compagine del gruppo. Soprattutto per le “mafie storiche”, strutturate in modo permanente, un intervallo di tempo, anche lungo, non è di per sé indicativo di una rescissione del patto criminale. L’adesione a tale sodalizio può essere interrotta solo da una chiara e univoca volontà di dissociazione, che non era emersa nel caso di specie. La Corte di Appello, pertanto, dovrà riesaminare il punto tenendo conto della continuità del vincolo psicologico e dell’identità dell’associazione nel tempo, che nel caso specifico era rimasta invariata ai vertici.

Distinzione tra Diverse Associazioni

La Corte ha respinto la tesi secondo cui l’associazione semplice finalizzata all’evasione fiscale dovesse essere assorbita in quella mafiosa. Anche se l’associazione minore operava per conto del clan e con il suo appoggio, essa manteneva una struttura organizzativa e una composizione soggettiva distinte, elementi che giustificano il concorso tra i due reati associativi.

Inapplicabilità dell’Attenuante della Minima Partecipazione

Infine, la sentenza chiarisce un importante aspetto tecnico: l’attenuante della minima partecipazione (art. 114 c.p.) non si applica al reato di partecipazione ad un’associazione a delinquere. Tale attenuante è legata alla disciplina del concorso di persone in un reato, mentre la partecipazione ad un’associazione è una fattispecie di reato autonoma, in cui la condotta punita è l’adesione stessa al patto sociale criminale.

Le Conclusioni

Questa pronuncia consolida l’orientamento giurisprudenziale sulla continuazione del reato associativo, sottolineando come la valutazione non possa limitarsi a un mero calcolo temporale. È necessario un esame approfondito della struttura del sodalizio, della sua permanenza storica e della continuità del vincolo soggettivo dell’imputato. La decisione rappresenta un importante monito per i giudici di merito a considerare la specificità dei reati permanenti e a non escludere aprioristicamente l’unicità del disegno criminoso sulla base di elementi estrinseci come il solo passare del tempo.

Un lungo periodo di tempo tra due condanne per lo stesso reato associativo esclude la continuazione?
No. Secondo la Cassazione, specialmente per le “mafie storiche”, la distanza temporale ha una rilevanza marginale e non è di per sé sufficiente a escludere la continuazione, poiché il vincolo associativo è tendenzialmente stabile e permanente e può persistere anche attraverso periodi di detenzione.

È possibile il concorso tra un’associazione di stampo mafioso e un’associazione semplice che opera per suo conto?
Sì. La sentenza conferma che è configurabile il concorso tra le due associazioni se quella semplice ha una propria autonoma struttura organizzativa e un organigramma diverso, anche se persegue un programma delittuoso che va a vantaggio dell’associazione mafiosa.

Si può applicare l’attenuante della minima partecipazione (art. 114 c.p.) al reato di partecipazione ad associazione mafiosa?
No. La Corte chiarisce che l’attenuante della minima partecipazione riguarda la disciplina del concorso di persone nel reato e non si applica ai reati associativi, dove la condotta punita consiste nell’adesione stessa al patto criminale, che è una figura di reato autonoma.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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