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Continuazione reati estinti: sì dalla Cassazione

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 36905 del 2024, ha stabilito un importante principio in materia di esecuzione penale. Ha annullato l’ordinanza di un Tribunale che negava il riconoscimento della continuazione reati estinti. La Corte ha chiarito che l’interesse del condannato a far accertare il vincolo della continuazione tra più reati sussiste anche se alcuni di essi sono estinti o le relative pene sono state già espiate. Questa valutazione è cruciale perché può portare a una rideterminazione della pena complessiva e alla concessione di benefici, come la sospensione condizionale. Il caso è stato rinviato al Tribunale per un nuovo esame nel merito.

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Pubblicato il 21 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Continuazione tra Reati Estinti: la Cassazione Conferma l’Interesse del Condannato

La Corte di Cassazione, con la recente sentenza n. 36905/2024, è tornata a pronunciarsi su un tema cruciale in fase esecutiva: la possibilità di riconoscere la continuazione reati estinti. La decisione chiarisce che l’interesse del condannato a ottenere una rideterminazione della pena non viene meno neanche quando i reati sono stati dichiarati estinti o la pena è già stata scontata. Questo principio apre la porta a importanti benefici, come la sospensione condizionale della pena residua.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine dal ricorso di una persona condannata con tre diverse sentenze. La ricorrente aveva richiesto al Giudice dell’esecuzione del Tribunale di Velletri di riconoscere il vincolo della continuazione tra i tre reati, al fine di unificare le pene e ottenere la sospensione condizionale della pena finale. Il Tribunale, tuttavia, aveva respinto l’istanza con una motivazione netta: due delle tre condanne riguardavano reati già estinti per effetto della sospensione condizionale della pena. Secondo il giudice, non era possibile applicare l’istituto della continuazione a reati non più esistenti giuridicamente.

L’Erronea Premessa del Giudice dell’Esecuzione

Il Tribunale ha fondato la sua decisione su una premessa logica e giuridica errata. Ha ritenuto che, essendo i reati estinti, mancasse il presupposto stesso per poterli unificare sotto un unico disegno criminoso. Questa visione, però, è in contrasto con l’orientamento consolidato della giurisprudenza di legittimità.

Contro questa decisione, la difesa ha proposto ricorso in Cassazione, sostenendo che l’interesse a far dichiarare la continuazione non si esaurisce con l’estinzione del reato. L’obiettivo della richiesta, infatti, non era quello di modificare pene già espiate o estinte, ma di ottenere un effetto favorevole su una terza condanna, la cui pena era attualmente in corso di esecuzione.

La Decisione della Cassazione: Sì alla continuazione reati estinti

La Suprema Corte ha accolto il ricorso, definendolo fondato. Gli Ermellini hanno ribadito un principio fondamentale: l’interesse del condannato alla dichiarazione della continuazione in sede esecutiva sussiste anche quando la pena per uno dei reati è già stata espiata o quando è intervenuta una causa estintiva.

La Corte ha spiegato che il riconoscimento del ‘medesimo disegno criminoso’ può produrre effetti giuridici ulteriori e favorevoli per il condannato, che vanno al di là della semplice esecuzione della pena. Nel caso specifico, la rideterminazione della pena complessiva avrebbe potuto far rientrare la sanzione finale entro i limiti previsti per la concessione della sospensione condizionale, estendendo il beneficio anche alla pena che la ricorrente stava scontando.

Il Ruolo dell’Abolitio Criminis

Un ulteriore elemento interessante è che uno dei reati oggetto di una delle vecchie condanne era stato nel frattempo abrogato (abolitio criminis). Anche questa circostanza, secondo la Cassazione, non solo non osta al riconoscimento della continuazione, ma addirittura rafforza la posizione del condannato. La cessazione di tutti gli effetti penali di una condanna per un reato abrogato rimuove eventuali ostacoli che in passato avevano impedito l’applicazione di benefici.

Le motivazioni

La Corte di Cassazione ha motivato la sua decisione annullando l’ordinanza del Tribunale perché quest’ultimo si era fermato a una fase preliminare, escludendo a priori la possibilità di esaminare la richiesta nel merito. Il giudice dell’esecuzione aveva erroneamente ritenuto insussistente l’interesse del condannato a causa dell’estinzione dei reati. La Cassazione ha invece ribadito che, secondo una giurisprudenza pacifica, l’interesse alla declaratoria di continuazione non viene meno, potendo da essa derivare conseguenze favorevoli concrete, come la possibilità di ottenere un beneficio per una pena ancora da espiare. Il Tribunale avrebbe dovuto, pertanto, valutare la sussistenza del vincolo della continuazione tra i fatti, operazione logica e giuridica preliminare a ogni successiva decisione sulla pena e sui benefici concedibili.

Le conclusioni

In conclusione, la sentenza annulla con rinvio la decisione impugnata. Il Tribunale di Velletri dovrà ora procedere a un nuovo esame della richiesta, attenendosi ai principi di diritto enunciati dalla Cassazione. Dovrà quindi valutare nel merito se i tre reati, inclusi quelli estinti, siano stati commessi in esecuzione di un medesimo disegno criminoso. In caso affermativo, dovrà rideterminare la pena complessiva e riconsiderare la concessione della sospensione condizionale. Questa pronuncia riafferma un importante principio di favor rei nella fase esecutiva, garantendo che ogni possibilità di mitigare la sanzione penale venga attentamente valutata, anche in presenza di situazioni giuridiche complesse come l’estinzione di un reato.

È possibile chiedere il riconoscimento della continuazione tra reati già estinti?
Sì, la Corte di Cassazione ha confermato che è possibile. L’interesse del condannato a tale riconoscimento non viene meno solo perché il reato o la pena sono stati dichiarati estinti.

Perché una persona avrebbe interesse a chiedere la continuazione per reati estinti o pene già scontate?
L’interesse risiede nella possibilità di ottenere altri benefici giuridici. Riconoscere la continuazione può portare a una rideterminazione della pena complessiva per tutti i reati coinvolti; se la nuova pena rientra in determinati limiti, il condannato può accedere a benefici, come la sospensione condizionale, per una pena relativa a un’altra condanna che sta ancora scontando.

Cosa succede se uno dei reati in continuazione viene abrogato (abolitio criminis)?
Secondo la Corte, l’abrogazione di uno dei reati non impedisce il riconoscimento della continuazione. Anzi, la cessazione di tutti gli effetti penali di quella condanna può rimuovere un ostacolo che in precedenza aveva impedito l’applicazione di benefici come la sospensione condizionale della pena.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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