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Continuazione reati droga: quando si ha un reato unico

La Corte di Cassazione chiarisce la differenza tra reato unico e continuazione reati droga. Annullata la condanna per due cessioni di hashish, ritenute un unico reato perché avvenute nello stesso contesto spazio-temporale, rideterminando la pena.

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Pubblicato il 31 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Cessione di Droga: Reato Unico o Continuazione? La Cassazione Chiarisce

La distinzione tra reato unico e reato continuato è una questione cruciale nel diritto penale, con impatti significativi sulla determinazione della pena. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 6249/2024, offre un importante chiarimento in materia di stupefacenti, specificando quando più cessioni di droga debbano essere considerate un’unica condotta illecita, escludendo così l’applicazione della continuazione reati droga e il conseguente aumento di pena. Questo articolo analizza la decisione e le sue implicazioni pratiche.

I Fatti del Caso: Due Cessioni, Un’Unica Condanna?

Il caso riguarda un giovane condannato in primo grado e in appello per il reato di spaccio di sostanze stupefacenti, previsto dall’art. 73, comma 5, del D.P.R. 309/1990. La condanna si basava su due episodi distinti di cessione di hashish a due acquirenti diversi. I giudici di merito avevano qualificato i due episodi come reati separati, unificati però dal vincolo della continuazione (art. 81 c.p.), in quanto ritenuti espressione di un medesimo disegno criminoso. Questa qualificazione giuridica aveva comportato un aumento della pena base.

La difesa ha presentato ricorso in Cassazione, sostenendo che le due cessioni, essendo avvenute nel medesimo contesto di tempo e di luogo, avrebbero dovuto essere considerate come un unico reato, senza applicare l’aumento per la continuazione.

La Decisione e la questione sulla continuazione reati droga

La Suprema Corte ha accolto il ricorso della difesa. Ha annullato la sentenza impugnata, ma solo per quanto riguarda il trattamento sanzionatorio, senza la necessità di un nuovo processo (annullamento senza rinvio). La Cassazione ha ritenuto che, nel caso di specie, non sussistessero gli elementi per configurare una pluralità di reati e, di conseguenza, ha escluso l’applicazione dell’istituto della continuazione reati droga.

La Corte ha quindi proceduto direttamente a ricalcolare la pena, eliminando l’aumento precedentemente applicato e fissando la sanzione finale in cinque mesi e dieci giorni di reclusione e 688 euro di multa.

Le Motivazioni della Cassazione: Quando si esclude la continuazione

Il cuore della decisione risiede nell’interpretazione dell’art. 73 del Testo Unico sugli stupefacenti. La Corte ha ribadito alcuni principi fondamentali per distinguere il concorso di reati dal reato unico.

L’Art. 73 come norma a più fattispecie

La Cassazione ricorda che l’art. 73 è una ‘norma a più fattispecie’. Ciò significa che la norma elenca una serie di condotte alternative (vendere, offrire, cedere, detenere, etc.) e la realizzazione di anche una sola di esse è sufficiente per integrare il reato. Quando un soggetto, con un’unica azione o in un contesto unitario, realizza più di una di queste condotte (ad esempio, detiene e poi cede la stessa sostanza), non commette più reati, ma un solo reato.

L’importanza del contesto spazio-temporale

Per escludere il concorso di reati e la continuazione, devono sussistere precise circostanze:

1. Identità dell’oggetto materiale: le diverse azioni devono riguardare la medesima sostanza stupefacente.
2. Unità del soggetto agente: le condotte devono essere compiute dalla stessa persona.
3. Identità spazio-temporale: le azioni devono susseguirsi senza ‘apprezzabili soluzioni di continuità’.

Nel caso analizzato, la Corte ha osservato che la cessione della medesima sostanza a due acquirenti diversi, avvenuta nelle stesse circostanze di tempo e luogo, non presentava quelle ‘apprezzabili diversità spazio-temporali’ necessarie per considerare gli episodi come reati distinti. L’assenza di una rottura nel contesto dell’azione ha imposto di qualificare il tutto come un’unica violazione della legge, escludendo la pluralità di reati e, di conseguenza, la continuazione.

Conclusioni: L’impatto sulla determinazione della pena

La sentenza n. 6249/2024 rafforza un principio di garantismo fondamentale: l’applicazione dell’istituto della continuazione, che aggrava la pena, deve essere riservata ai soli casi in cui le azioni criminose siano effettivamente distinte sul piano ontologico, cronologico e psicologico. Quando più condotte illecite si fondono in un contesto unitario, senza significative interruzioni, devono essere considerate come un unico reato. Questa interpretazione non solo garantisce una corretta applicazione della legge, ma assicura anche che la sanzione sia proporzionata alla reale gravità del fatto commesso, evitando duplicazioni punitive per un comportamento sostanzialmente unitario.

Due cessioni di droga a persone diverse nello stesso momento costituiscono sempre due reati distinti?
No. Secondo la Cassazione, se le cessioni avvengono nel medesimo contesto di tempo e luogo, senza apprezzabili soluzioni di continuità e riguardano la stessa sostanza, si configura un unico reato e non una pluralità di reati unificati dalla continuazione.

Cos’è la ‘continuazione’ in un reato e perché è stata esclusa in questo caso?
La continuazione (art. 81 c.p.) si applica quando più reati sono commessi in esecuzione di un medesimo disegno criminoso, portando a un aumento di pena. È stata esclusa perché le diverse azioni, cioè le due cessioni, non erano sufficientemente distinte sul piano cronologico e spaziale da essere considerate reati separati, ma parte di un’unica condotta.

Qual è stata la conseguenza pratica della decisione della Cassazione?
La Corte ha annullato la sentenza limitatamente al trattamento sanzionatorio. Ha escluso l’aumento di pena previsto per la continuazione e ha ricalcolato direttamente la sanzione, riducendola a cinque mesi e dieci giorni di reclusione e 688 euro di multa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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