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Continuazione in appello: quando è possibile chiederla

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza d’appello che aveva negato la richiesta di continuazione in appello tra i reati in giudizio e quelli coperti da una precedente condanna, divenuta irrevocabile prima della sentenza di primo grado. La Corte ha chiarito che tale richiesta è ammissibile, correggendo l’errata interpretazione della giurisprudenza da parte del giudice di secondo grado e rinviando il caso per un nuovo esame sul punto.

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Pubblicato il 26 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Continuazione in Appello: La Cassazione chiarisce i limiti temporali

L’istituto della continuazione in appello rappresenta uno strumento cruciale per l’imputato, consentendo di unificare le pene per reati legati da un medesimo disegno criminoso, anche se giudicati in procedimenti diversi. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 27198/2025, interviene per fare chiarezza su un punto procedurale fondamentale: è possibile chiedere in appello il riconoscimento della continuazione con reati giudicati in una sentenza divenuta irrevocabile prima della condanna di primo grado del procedimento in corso? La risposta della Suprema Corte è affermativa e ribalta un’interpretazione restrittiva.

I Fatti del Processo

Il caso trae origine dal ricorso di un imputato, condannato in primo e secondo grado per reati di falso e riciclaggio. Durante il processo d’appello, la difesa aveva chiesto il riconoscimento del vincolo della continuazione tra i fatti oggetto del giudizio e altri reati, analoghi, per i quali l’imputato era già stato condannato con una sentenza divenuta irrevocabile nel 2019. La Corte d’appello, tuttavia, aveva respinto tale istanza.

La Decisione della Corte d’Appello

Il giudice di secondo grado aveva rigettato la richiesta basandosi su un’interpretazione restrittiva di un precedente giurisprudenziale. Secondo la Corte d’appello, la continuazione poteva essere richiesta solo per sentenze divenute esecutive successivamente alla pronuncia di primo grado. Poiché la sentenza precedente era passata in giudicato nel 2019, mentre la condanna di primo grado del presente giudizio era del 2022, la richiesta è stata ritenuta inammissibile. La motivazione si fondava sull’idea che una simile richiesta, relativa a elementi preesistenti, non costituisse una critica alla decisione di primo grado, mancando quindi della specificità richiesta dai motivi d’appello.

La Valutazione della Cassazione sulla Continuazione in Appello

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell’imputato, annullando la sentenza d’appello e rinviando il caso per un nuovo giudizio sul punto. La Suprema Corte ha definito l’interpretazione del giudice d’appello come una “indebita estrapolazione” del principio di diritto citato, con conseguenze errate.

Le Motivazioni

I giudici di legittimità hanno chiarito che il precedente richiamato dalla Corte d’Appello si riferiva a un’ipotesi diversa e opposta, ovvero quella di una sentenza divenuta irrevocabile dopo la scadenza dei termini per l’impugnazione. Nel caso di specie, invece, la sentenza era già definitiva prima del giudizio di primo grado.

La Cassazione ha ribadito un principio consolidato: l’istanza di applicazione della continuazione in relazione a reati giudicati con sentenza passata in giudicato prima della sentenza oggetto di impugnazione è pienamente ammissibile in appello. Ciò che conta è che la richiesta sia formulata correttamente, ossia con l’atto di appello, e corredata dalla documentazione necessaria (le sentenze da riunire).

L’interpretazione restrittiva adottata dalla Corte d’Appello, secondo la Cassazione, è “errata e foriera di soluzioni inaccettabili”, poiché violerebbe la parità di trattamento e l’interesse dell’imputato all’unificazione della pena. Infatti, l’imputato o il suo difensore potrebbero venire a conoscenza di una sentenza anteriore solo in un momento successivo alla pronuncia di primo grado, e negare loro la possibilità di chiedere la continuazione in appello costituirebbe un trattamento deteriore e ingiustificato.

Le Conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha stabilito che la richiesta di continuazione in appello può essere legittimamente formulata anche quando la sentenza con cui si chiede di unificare la pena è passata in giudicato in un’epoca anteriore a quella della sentenza di primo grado impugnata. La sentenza impugnata è stata quindi annullata limitatamente al punto della continuazione, con rinvio ad un’altra sezione della Corte d’appello di Roma, che dovrà riesaminare la richiesta attenendosi al principio di diritto espresso dalla Suprema Corte.

È possibile chiedere in appello la continuazione con una sentenza divenuta irrevocabile prima della condanna di primo grado?
Sì, la Corte di Cassazione ha confermato che l’istanza di applicazione della continuazione può essere formulata in appello anche in relazione a reati giudicati con una sentenza passata in giudicato in epoca anteriore alla sentenza di primo grado oggetto di impugnazione.

Qual è stato l’errore commesso dalla Corte d’Appello nel caso di specie?
La Corte d’Appello ha erroneamente ritenuto inammissibile la richiesta, interpretando in modo restrittivo e scorretto un precedente giurisprudenziale. Ha considerato, a torto, che la continuazione potesse essere richiesta solo per sentenze divenute esecutive dopo la pronuncia di primo grado.

Qual è stata la decisione finale della Corte di Cassazione?
La Corte di Cassazione ha annullato la sentenza impugnata limitatamente al punto sulla continuazione. Ha rinviato il caso ad un’altra sezione della Corte d’Appello per un nuovo giudizio, che dovrà attenersi al principio secondo cui la richiesta di continuazione, nelle circostanze descritte, è ammissibile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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