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Continuazione del reato: ricorso inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un soggetto che chiedeva il riconoscimento della continuazione del reato. La Corte ha stabilito che i motivi presentati miravano a una rivalutazione dei fatti, non consentita in sede di legittimità. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria di tremila euro.

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Pubblicato il 11 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Continuazione del Reato: Limiti e Conseguenze di un Ricorso Inammissibile

L’istituto della continuazione del reato è uno strumento fondamentale nel diritto penale, volto a mitigare la pena per chi commette più reati sotto l’impulso di un unico ‘disegno criminoso’. Tuttavia, far valere questo diritto in fase esecutiva richiede il rispetto di precise regole processuali. Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione ci offre un chiaro esempio di quali siano i limiti di un ricorso e le severe conseguenze in caso di inammissibilità.

I Fatti del Caso

Un individuo, dopo aver subito diverse condanne, si rivolgeva al giudice dell’esecuzione, in questo caso la Corte di Appello, per ottenere il riconoscimento della continuazione del reato tra le varie condotte illecite. L’obiettivo era unificare le pene sotto il vincolo del ‘medesimo disegno criminoso’, ottenendo così un trattamento sanzionatorio più favorevole.

La Corte di Appello, tuttavia, respingeva la sua richiesta. Non convinto della decisione, l’interessato proponeva ricorso per cassazione, lamentando una violazione di legge e un vizio nella motivazione dell’ordinanza impugnata.

La Decisione della Corte e la Continuazione del Reato

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione, con ordinanza del 19 dicembre 2024, ha dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione si fonda su un principio cardine del giudizio di legittimità: la Corte di Cassazione non è un ‘terzo grado’ di giudizio dove si possono riesaminare i fatti, ma un organo che vigila sulla corretta applicazione del diritto.

Il ricorrente, secondo la Suprema Corte, non ha sollevato questioni di pura legittimità, ma ha tentato di ottenere una nuova valutazione delle circostanze di fatto già esaminate e respinte dal giudice dell’esecuzione. Questo tipo di richiesta esula completamente dalle competenze della Cassazione.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha chiarito che il giudice dell’esecuzione aveva compiutamente analizzato i fatti oggetto dei diversi giudizi. In tale analisi, non erano emersi ‘concreti indicatori’ che potessero far desumere una continuazione del reato, ovvero una comune ideazione criminosa alla base delle diverse condotte.

Le critiche mosse dal ricorrente, pertanto, si risolvevano in una mera richiesta di ‘rivalutazione in fatto’, inammissibile in sede di legittimità. La Cassazione non può sostituire la propria valutazione a quella del giudice di merito se quest’ultima è logicamente motivata e priva di palesi errori di diritto. La richiesta del ricorrente era, in sostanza, un tentativo di far riesaminare le prove e le circostanze, un’attività preclusa alla Suprema Corte.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

La dichiarazione di inammissibilità del ricorso ha comportato due conseguenze economiche molto pesanti per il ricorrente, come previsto dall’art. 616 del codice di procedura penale:

1. Condanna alle spese processuali: Il ricorrente è stato obbligato a pagare tutti i costi del procedimento.
2. Versamento alla Cassa delle ammende: In assenza di elementi che potessero escludere una sua colpa nel proporre un ricorso palesemente infondato, è stato condannato al pagamento di una sanzione pecuniaria di tremila euro.

Questa ordinanza ribadisce un monito fondamentale: il ricorso per cassazione deve essere fondato su solidi motivi di diritto. Un’impugnazione che si limiti a contestare la ricostruzione dei fatti operata dai giudici di merito non solo è destinata al fallimento, ma espone il ricorrente a sanzioni economiche significative.

Perché il ricorso per il riconoscimento della continuazione del reato è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché non si basava su motivi di diritto, ma chiedeva una rivalutazione dei fatti già esaminati dal giudice dell’esecuzione. Questo tipo di richiesta non è consentita davanti alla Corte di Cassazione, che giudica solo la corretta applicazione della legge (giudizio di legittimità) e non il merito delle vicende.

Cosa significa che la Corte di Cassazione non può riesaminare i fatti di un caso?
Significa che la Corte di Cassazione ha il compito di assicurare l’esatta osservanza e l’uniforme interpretazione della legge. Non può quindi riesaminare le prove (es. testimonianze, documenti) o sostituire la propria valutazione a quella dei giudici dei gradi precedenti su come si sono svolti i fatti, a meno che la motivazione della decisione impugnata non sia manifestamente illogica o contraddittoria.

Quali sono le conseguenze economiche per chi presenta un ricorso inammissibile alla Corte di Cassazione?
La persona il cui ricorso viene dichiarato inammissibile viene condannata al pagamento delle spese processuali. Inoltre, se non emergono elementi che escludano la sua colpa nel determinare la causa di inammissibilità, viene anche condannata a versare una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende, che nel caso di specie è stata fissata in tremila euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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