LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Continuazione del reato: come si calcola la pena?

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibili i ricorsi di due imputati condannati per associazione a delinquere e reati legati agli stupefacenti. I ricorrenti lamentavano una motivazione insufficiente sulla rideterminazione della pena per la continuazione del reato dopo un precedente annullamento con rinvio. La Corte ha stabilito che la motivazione del giudice di rinvio era adeguata, non essendo necessaria una proporzionalità matematica tra la riduzione della pena base e quella degli aumenti per i reati satellite, e che un riferimento alla natura dei reati era sufficiente.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 7 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Continuazione del Reato: la Cassazione sui Limiti della Motivazione della Pena

La recente sentenza n. 30337/2024 della Corte di Cassazione offre importanti chiarimenti sui criteri di determinazione della pena, in particolare per quanto riguarda la continuazione del reato. La pronuncia ribadisce principi consolidati in materia di obbligo di motivazione del giudice e l’assenza di automatismi nel calcolo degli aumenti di pena per i cosiddetti reati satellite. Questo caso, giunto in Cassazione dopo un annullamento con rinvio, mette in luce la discrezionalità del giudice di merito e i limiti del sindacato di legittimità.

Il Caso: La Rideterminazione della Pena in Appello

Due soggetti, condannati per reato associativo finalizzato al traffico di stupefacenti e per diversi episodi di spaccio, si erano visti rideterminare la pena dalla Corte d’Appello in sede di rinvio. La Cassazione, in una precedente pronuncia, aveva annullato la sentenza d’appello ravvisando un ‘deficit motivazionale’ riguardo agli aumenti di pena applicati a titolo di continuazione. In particolare, il giudice di secondo grado aveva concesso le circostanze attenuanti generiche, riducendo sensibilmente la pena per il reato associativo (reato base), ma aveva lasciato invariati gli aumenti per i reati satellite. La Corte d’Appello, nel nuovo giudizio, aveva quindi rimodulato tali aumenti, tenendo conto dei quantitativi e della natura della droga trattata.

I Motivi del Ricorso: Proporzionalità e Obbligo di Motivazione

Nonostante la nuova determinazione della pena, le difese proponevano nuovamente ricorso per Cassazione, lamentando due profili principali:
1. Violazione dell’obbligo di motivazione: Secondo uno dei ricorrenti, il giudice del rinvio non aveva adempiuto allo specifico obbligo di motivare la misura di ciascun aumento di pena per i reati in continuazione, limitandosi a un mero dato aritmetico senza rendere riconoscibili gli elementi concreti che giustificavano quel valore.
2. Violazione del principio di proporzionalità: L’altro ricorrente sosteneva che, essendo stata ridotta la pena base grazie alle attenuanti generiche, anche gli aumenti per i reati satellite avrebbero dovuto subire una riduzione proporzionale, cosa che a suo dire era avvenuta in misura insufficiente.

La Decisione della Cassazione sulla continuazione del reato

La Suprema Corte ha dichiarato entrambi i ricorsi inammissibili, ritenendoli manifestamente infondati. La sentenza si articola su tre punti fondamentali che chiariscono la corretta applicazione dei principi in materia di determinazione della pena.

L’Obbligo di Motivazione sulla Pena

Innanzitutto, la Corte riafferma un principio consolidato: l’obbligo di motivazione sulla congruità della pena si attenua quanto più la sanzione inflitta si avvicina al minimo edittale. In tali casi, il semplice richiamo a criteri di ‘adeguatezza’ o ai parametri dell’art. 133 c.p. è considerato sufficiente a giustificare la scelta del giudice.

La Valutazione degli Aumenti per la Continuazione del Reato

Per quanto riguarda specificamente la continuazione del reato, la Cassazione ha ritenuto che la Corte d’Appello avesse fornito una motivazione adeguata. I giudici di merito avevano specificato che gli aumenti erano stati calibrati tenendo conto ‘della natura dello stupefacente trattato e della natura della sostanza’. Questo, secondo la Suprema Corte, supera i limiti minimi di specificità richiesti dalla giurisprudenza. L’onere motivazionale si riduce ulteriormente quando i reati satellite sono omogenei (in questo caso, tutti episodi di spaccio) e l’aumento percentuale è modesto, rendendo difficile confondere i singoli aumenti.

Il Principio di Proporzionalità e l’Assenza di Automatismi

Infine, la Corte ha respinto la tesi della necessaria proporzionalità tra la riduzione della pena base e quella degli aumenti per la continuazione. Citando anche una pronuncia delle Sezioni Unite, i giudici hanno ribadito che la determinazione della pena ‘sfugge da qualsiasi automatismo ovvero di rigida proporzionalità’. Il giudice gode di ampia discrezionalità nel valutare i vari elementi del reato e non è vincolato a un calcolo matematico. L’importante è che la decisione finale sia sorretta da una motivazione congrua e non illogica, e che rispetti i principi di adeguatezza e proporzionalità, senza incorrere in una reformatio in pejus.

le motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano sulla distinzione tra il sindacato di legittimità, che valuta la correttezza giuridica e la logicità della motivazione, e il giudizio di merito, che attiene alla quantificazione della pena. La Cassazione non può sostituire la propria valutazione a quella del giudice di merito se questa è immune da vizi logici o violazioni di legge. Nel caso di specie, la Corte d’Appello aveva ricalibrato la pena in modo favorevole agli imputati, fornendo una motivazione sintetica ma non manifestamente illogica o contraddittoria. Il riferimento a elementi concreti come la tipologia di stupefacente è stato considerato un valido criterio per giustificare la misura degli aumenti di pena, senza necessità di una dettagliata disamina aritmetica per ogni singolo reato satellite.

le conclusioni

La sentenza consolida l’orientamento giurisprudenziale che riconosce un’ampia discrezionalità al giudice di merito nella commisurazione della pena per la continuazione del reato. Viene confermato che non esiste un obbligo di riduzione proporzionale automatica degli aumenti di pena a seguito della diminuzione della pena base. È sufficiente una motivazione che, seppur sintetica, faccia riferimento a criteri specifici e concreti legati alla gravità dei reati satellite, garantendo così una valutazione complessiva che sia adeguata e non manifestamente illogica.

Quando è sufficiente una motivazione sintetica per la determinazione della pena?
Secondo la Corte, una motivazione sintetica è sufficiente quando la pena inflitta è molto vicina al minimo previsto dalla legge. In questi casi, un richiamo generico a criteri di ‘adeguatezza’ o ‘congruità’ o ai parametri dell’art. 133 c.p. è ritenuto adeguato.

Come deve essere motivato l’aumento di pena per la continuazione del reato?
L’aumento di pena per la continuazione deve essere motivato tenendo conto delle singole contestazioni. La Corte ha ritenuto sufficiente il riferimento a elementi concreti come ‘la natura dello stupefacente trattato e della natura della sostanza’, specialmente quando i reati sono omogenei e l’aumento percentuale è modesto.

La riduzione della pena per il reato principale obbliga il giudice a ridurre proporzionalmente gli aumenti per i reati satellite?
No. La Corte ha ribadito che non esiste alcun automatismo o rigida proporzionalità. La valutazione della pena è rimessa alla discrezionalità del giudice, che non è vincolato a un calcolo matematico, purché la sua decisione sia sorretta da una motivazione congrua e non illogica.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati