LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Contestazione supplettiva: quando è valida nel processo

In un caso di furto di energia elettrica, un tribunale aveva dichiarato il non doversi procedere per mancanza di querela, ritenendo inefficace una contestazione supplettiva del PM perché effettuata prima dell’apertura formale del dibattimento. La Corte di Cassazione ha annullato tale decisione, stabilendo che la contestazione supplettiva è legittima anche in quella fase. La Corte ha chiarito che l’aggiunta dell’aggravante della destinazione a pubblico servizio, che rende il reato procedibile d’ufficio, era stata ritualmente effettuata, e il tribunale avrebbe dovuto tenerne conto.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 4 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Contestazione Supplettiva: Valida anche Prima dell’Apertura del Dibattimento

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha affrontato un’importante questione procedurale: la validità della contestazione supplettiva effettuata dal Pubblico Ministero. In particolare, la Corte ha chiarito che tale modifica dell’imputazione è legittima anche se avviene dopo la costituzione delle parti ma prima della formale dichiarazione di apertura del dibattimento. Questa decisione ha implicazioni significative sulla gestione del processo penale, soprattutto nei casi in cui una nuova aggravante cambia la procedibilità del reato.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine da un procedimento per furto di energia elettrica. Il Tribunale di primo grado aveva emesso una sentenza di non doversi procedere per difetto di querela. La persona offesa, infatti, non aveva formalmente manifestato la volontà di perseguire penalmente l’imputata.

Durante un’udienza preliminare al dibattimento, il Pubblico Ministero aveva proceduto a una contestazione supplettiva, aggiungendo all’imputazione l’aggravante prevista dall’art. 625, n. 7, c.p., relativa al furto di beni destinati a pubblico servizio. Questa aggravante è cruciale, poiché trasforma il reato da procedibile a querela di parte a procedibile d’ufficio.

Tuttavia, il Tribunale aveva ritenuto tale contestazione “inefficace” perché era intervenuta prima della formale apertura del dibattimento, come previsto dall’art. 492 c.p.p., pur essendo successiva alla verifica della regolare costituzione delle parti. Di conseguenza, il reato rimaneva procedibile a querela e, in assenza di questa, il processo non poteva proseguire.

Il Ricorso del Procuratore e la questione della contestazione supplettiva

Contro questa decisione, il Procuratore Generale ha proposto ricorso per saltum direttamente in Cassazione, lamentando una violazione di legge. Il cuore del ricorso si basava sull’errata interpretazione da parte del giudice di merito dell’art. 517 c.p.p., che disciplina appunto le contestazioni supplettive.

Secondo il Procuratore, il Tribunale aveva illegittimamente limitato il potere del Pubblico Ministero di modificare l’imputazione a un momento processuale specifico (dopo l’apertura del dibattimento), mentre la giurisprudenza consolidata riconosce una maggiore flessibilità. L’inefficacia dichiarata dal giudice di primo grado aveva, di fatto, vanificato l’azione penale per un cavillo procedurale.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, annullando la sentenza impugnata e rinviando il caso alla Corte d’Appello per il giudizio. I giudici supremi hanno ribadito un principio fondamentale: il potere del Pubblico Ministero di procedere a una contestazione supplettiva non è rigidamente vincolato a specifici limiti temporali all’interno della fase dibattimentale.

La Corte ha evidenziato che, secondo un orientamento consolidato, è riconosciuto al PM il potere di modificare l’imputazione o formulare nuove contestazioni nel corso del dibattimento senza vincoli temporali o di fonte. Questo potere è bilanciato dal diritto dell’imputato di richiedere un termine per preparare la propria difesa, esercitando così ogni prerogativa difensiva, come la richiesta di nuove prove o la possibilità di accedere a riti alternativi.

Citando una precedente sentenza (Sez. 6, n. 9002 del 2020), la Cassazione ha specificato che la contestazione è legittima anche se effettuata prima che il giudice provveda ai sensi dell’art. 492 c.p.p. (dichiarazione di apertura del dibattimento). Considerare irrituale tale atto, come fatto dal Tribunale, è un errore di diritto.

Di conseguenza, la contestazione dell’aggravante che rendeva il reato procedibile d’ufficio era stata effettuata ritualmente dal Pubblico Ministero. Il Tribunale avrebbe dovuto prenderne atto e procedere con il giudizio, invece di dichiarare l’improcedibilità.

Conclusioni

Questa sentenza rafforza il principio di flessibilità dell’azione penale nel dibattimento, garantendo al contempo i diritti della difesa. La Corte di Cassazione ha chiarito che la contestazione supplettiva è uno strumento a disposizione dell’accusa per adeguare l’imputazione alle risultanze processuali, e il suo esercizio non può essere limitato da interpretazioni eccessivamente formalistiche delle norme procedurali. La decisione sottolinea che l’efficacia della contestazione non dipende dal momento esatto in cui viene formulata all’interno dell’udienza, ma dalla garanzia che all’imputato sia concesso il tempo necessario per riorganizzare la propria strategia difensiva. In conclusione, la sostanza prevale sulla forma, a tutela sia dell’efficienza della giustizia che del diritto di difesa.

È valida una contestazione supplettiva fatta dal Pubblico Ministero prima dell’apertura formale del dibattimento?
Sì, la Corte di Cassazione ha confermato che la contestazione supplettiva è valida anche se effettuata dopo la costituzione delle parti ma prima della formale dichiarazione di apertura del dibattimento ai sensi dell’art. 492 c.p.p.

Perché la contestazione dell’aggravante del furto di beni destinati a pubblico servizio era così importante in questo caso?
Perché questa aggravante rende il reato di furto procedibile d’ufficio. Ciò significa che lo Stato può perseguire il colpevole anche senza una querela da parte della persona offesa. Senza tale aggravante, il caso sarebbe stato archiviato per difetto di querela.

Come vengono tutelati i diritti dell’imputato in caso di contestazione supplettiva?
L’imputato ha la facoltà di chiedere al giudice la concessione di un termine a difesa. Questo periodo gli permette di contrastare la nuova accusa, esercitando ogni prerogativa difensiva come la richiesta di nuove prove o la possibilità di chiedere riti alternativi, garantendo così il pieno rispetto del diritto di difesa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati