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Contestazione supplettiva: quando è valida in dibattimento

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza di non doversi procedere per furto di energia elettrica. Il caso verteva sulla validità di una contestazione supplettiva dell’aggravante della destinazione a pubblico servizio, mossa dal PM prima dell’apertura formale del dibattimento. La Corte ha stabilito che tale contestazione è legittima e rende il reato procedibile d’ufficio, superando la necessità della querela.

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Pubblicato il 4 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Contestazione Supplettiva: Legittima anche Prima dell’Apertura del Dibattimento

Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 27692/2024) ha affrontato un’importante questione di procedura penale relativa al momento in cui può essere effettuata una contestazione supplettiva. La Suprema Corte ha chiarito che la modifica dell’imputazione da parte del Pubblico Ministero è valida anche se avviene prima della formale apertura del dibattimento, a condizione che sia garantito il diritto di difesa dell’imputato. Questa decisione consolida un principio fondamentale per l’efficienza del processo penale.

I Fatti del Caso: Furto di Energia Elettrica e Difetto di Querela

Il caso trae origine da un procedimento per furto di energia elettrica aggravato dalla violenza sulle cose. Il Tribunale di primo grado aveva dichiarato il non doversi procedere nei confronti dell’imputato a causa della mancanza di una querela da parte della persona offesa. A seguito di una recente riforma, infatti, il reato contestato era diventato procedibile solo su querela di parte.

Per superare questo ostacolo, il Pubblico Ministero, durante un’udienza preliminare al dibattimento, aveva effettuato una contestazione supplettiva ai sensi dell’art. 517 c.p.p. In particolare, aveva aggiunto l’aggravante della destinazione del bene sottratto (l’energia elettrica) a un pubblico servizio, come previsto dall’art. 625 n. 7 c.p. Tale aggravante avrebbe reso il reato procedibile d’ufficio, eliminando la necessità della querela. Tuttavia, il Tribunale aveva ritenuto inefficace tale contestazione, giudicandola prematura perché avvenuta prima della dichiarazione formale di apertura del dibattimento.

L’Analisi della Corte sulla Contestazione Supplettiva

Il Procuratore Generale ha impugnato la decisione del Tribunale, ricorrendo direttamente in Cassazione. La Suprema Corte ha accolto il ricorso, ritenendolo fondato. I giudici di legittimità hanno ribadito che il potere del Pubblico Ministero di modificare l’imputazione nel corso del dibattimento non è soggetto a rigidi limiti temporali.

Citando propri precedenti consolidati (tra cui la sentenza n. 9002/2020), la Corte ha specificato che la contestazione supplettiva è legittima anche se effettuata dopo la verifica della regolare costituzione delle parti ma prima della formale apertura del dibattimento (fase regolata dall’art. 492 c.p.p.). L’elemento cruciale non è il momento esatto, ma la garanzia dei diritti della difesa.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha spiegato che l’imputato, di fronte a una nuova contestazione, ha la piena facoltà di difendersi. Può chiedere al giudice un termine per preparare la difesa, presentare nuove prove, o addirittura richiedere l’accesso a riti alternativi che potrebbero essere stati preclusi. Limitare la possibilità di modifica dell’imputazione a un momento specifico dopo l’apertura formale del dibattimento sarebbe contrario ai principi di economia processuale e di ricerca della verità sostanziale.

Il Tribunale, quindi, ha errato nel considerare “inefficace” la contestazione. Essa era stata ritualmente effettuata dal Pubblico Ministero e doveva essere presa in considerazione ai fini della decisione sulla procedibilità del reato. La presenza dell’aggravante contestata rendeva il furto perseguibile d’ufficio, e il processo avrebbe dovuto proseguire.

Conclusioni

Con questa sentenza, la Corte di Cassazione rafforza il principio secondo cui le norme procedurali devono essere interpretate in modo funzionale a garantire sia l’efficacia dell’azione penale sia l’inviolabilità del diritto di difesa. La validità della contestazione supplettiva anche prima dell’apertura formale del dibattimento rappresenta un importante chiarimento che favorisce la corretta qualificazione giuridica dei fatti fin dalle prime fasi del processo, evitando che questioni meramente formali possano portare a un’archiviazione ingiustificata. La decisione finale è stata l’annullamento della sentenza impugnata con rinvio alla Corte d’Appello per un nuovo giudizio.

È valida una contestazione supplettiva effettuata dal Pubblico Ministero prima della formale apertura del dibattimento?
Sì, la Corte di Cassazione ha stabilito che è valida. La contestazione può essere effettuata dopo la regolare costituzione delle parti e prima della dichiarazione di apertura del dibattimento, a condizione che i diritti di difesa dell’imputato siano pienamente garantiti.

Perché l’aggiunta dell’aggravante era fondamentale in questo procedimento?
L’aggiunta dell’aggravante della destinazione del bene a pubblico servizio (art. 625 n. 7 c.p.) era cruciale perché trasformava il reato da procedibile a querela di parte a procedibile d’ufficio. Ciò ha permesso di superare l’ostacolo della mancanza di querela, che altrimenti avrebbe portato alla chiusura del processo.

Quali sono i diritti dell’imputato quando il PM modifica l’accusa durante il processo?
L’imputato ha il diritto di chiedere al giudice la concessione di un termine per preparare la propria difesa sulla nuova accusa. Inoltre, può esercitare altre prerogative difensive, come la richiesta di nuove prove o la possibilità di accedere a riti alternativi (es. patteggiamento) qualora la nuova contestazione lo consenta.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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