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Contestazione suppletiva: potere del PM e procedibilità

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza di non doversi procedere per furto di energia elettrica. Il caso verteva sulla mancanza di querela a seguito della Riforma Cartabia. La Suprema Corte ha stabilito che il Pubblico Ministero ha legittimamente esercitato il suo potere di contestazione suppletiva, introducendo un’aggravante che rende il reato procedibile d’ufficio e superando così l’ostacolo processuale. Il potere del PM di modificare l’imputazione prevale sull’obbligo del giudice di dichiarare immediatamente l’improcedibilità.

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Pubblicato il 1 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Contestazione Suppletiva del PM: Un’Arma Contro l’Improcedibilità

La Riforma Cartabia ha profondamente modificato il panorama dei reati contro il patrimonio, estendendo il regime di procedibilità a querela a molte fattispecie di furto prima perseguibili d’ufficio. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 26144/2024, offre un chiarimento cruciale sul ruolo della contestazione suppletiva come strumento a disposizione del Pubblico Ministero per superare la mancanza di querela e garantire la prosecuzione del processo. Questo intervento chiarisce i confini tra i poteri dell’accusa e le prerogative del giudice, specialmente nelle fasi iniziali del dibattimento.

I Fatti del Caso: un Furto di Energia e la Riforma

Il caso ha origine da un’accusa di furto aggravato di energia elettrica ai danni di una società fornitrice. L’imputata era accusata di aver manomesso il contatore per alterare la registrazione dei consumi. Il processo si è aperto dopo l’entrata in vigore della Riforma Cartabia, la quale ha reso il furto aggravato (in questo caso, dall’uso di un mezzo fraudolento) procedibile solo a querela della persona offesa.

Alla prima udienza dibattimentale, il Tribunale di Siracusa, constatando l’assenza di una querela da parte della società elettrica, si apprestava a dichiarare il non doversi procedere. Tuttavia, il Pubblico Ministero ha prontamente reagito formulando una contestazione suppletiva: ha aggiunto all’accusa originaria un’ulteriore circostanza aggravante, quella prevista dall’art. 625 n. 7 del codice penale, relativa al fatto commesso su cose ‘destinate a pubblico servizio’. Questa specifica aggravante, a differenza di altre, mantiene il reato procedibile d’ufficio, cioè senza la necessità della querela.

Il giudice di primo grado, però, ha ignorato l’intervento del PM e ha emesso immediatamente la sentenza di improcedibilità. Contro questa decisione, il Procuratore Generale ha proposto ricorso diretto in Cassazione (ricorso per saltum).

Il Potere di Contestazione Suppletiva e la Decisione della Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, annullando la sentenza del Tribunale. Il punto centrale della decisione risiede nell’affermazione del principio secondo cui il Pubblico Ministero è il ‘dominus’ esclusivo dell’azione penale. Questo ruolo, garantito dalla Costituzione, gli conferisce il potere-dovere di modificare l’imputazione nel corso del processo, come previsto dagli articoli 516 e seguenti del codice di procedura penale.

La Suprema Corte ha chiarito che il giudice non può impedire al PM di esercitare tale facoltà. Anche di fronte a una potenziale causa di improcedibilità come la mancanza di querela, il potere di contestazione suppletiva del PM, se esercitato tempestivamente, prevale. L’introduzione di una nuova aggravante che modifica il regime di procedibilità è un atto che rientra a pieno titolo nelle prerogative dell’accusa.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano su un’attenta ponderazione degli interessi in gioco. Da un lato, c’è l’esigenza di definire rapidamente il processo, sancita dall’articolo 129 del codice di procedura penale, che impone al giudice di dichiarare immediatamente le cause di non punibilità. Dall’altro, vi è il principio costituzionale della titolarità dell’azione penale in capo al Pubblico Ministero.

Secondo la Cassazione, l’obbligo di declaratoria immediata non può ‘esautorare’ e vanificare l’esercizio dei poteri dell’accusa. Impedire al PM di formulare una contestazione suppletiva significherebbe menomare le sue funzioni e creare una disparità ingiustificata. Se, infatti, la Riforma ha concesso alla persona offesa un termine per ‘recuperare’ il proprio diritto presentando una querela tardiva, non si può negare alla parte pubblica uno strumento processuale per assicurare la perseguibilità del reato quando ne sussistono i presupposti di legge.

Il PM, nel caso di specie, ha agito correttamente alla prima occasione utile, ovvero all’apertura del dibattimento, momento successivo all’entrata in vigore delle nuove norme. La sua iniziativa era volta a rimuovere un ostacolo processuale (la mancanza di querela) attraverso la corretta qualificazione giuridica del fatto. Di conseguenza, il Tribunale ha errato nel dichiarare l’improcedibilità, poiché la tempestiva contestazione dell’aggravante aveva reso il reato perseguibile d’ufficio.

Le Conclusioni

La sentenza stabilisce un principio di fondamentale importanza pratica: il potere del Pubblico Ministero di procedere a una contestazione suppletiva per introdurre un’aggravante che rende il reato procedibile d’ufficio è legittimo e deve essere riconosciuto dal giudice. Tale potere non è subordinato ad alcuna autorizzazione e non può essere paralizzato dalla potenziale esistenza di una causa di improcedibilità. Il giudice può, al termine del processo, non riconoscere la sussistenza dell’aggravante contestata e assolvere l’imputato, ma non può impedire a priori all’accusa di formulare la sua imputazione in modo completo. Questa decisione rafforza le prerogative del Pubblico Ministero come titolare dell’azione penale e fornisce uno strumento essenziale per la gestione dei processi nell’era post Riforma Cartabia.

Dopo la Riforma Cartabia, come può il Pubblico Ministero procedere per un furto aggravato se manca la querela della vittima?
Il Pubblico Ministero può procedere formulando una contestazione suppletiva, cioè aggiungendo all’accusa originaria una circostanza aggravante che renda il reato procedibile d’ufficio. Un esempio è l’aggravante del furto su cose destinate a pubblico servizio (art. 625, n. 7 c.p.).

Il giudice può rifiutare la contestazione suppletiva del PM per dichiarare subito l’improcedibilità del reato?
No. Secondo la Cassazione, il giudice non può impedire al PM di esercitare il suo potere di modificare l’imputazione. La tempestiva contestazione suppletiva che rende il reato procedibile d’ufficio prevale sull’obbligo del giudice di dichiarare immediatamente la mancanza della condizione di procedibilità.

Quando deve essere effettuata la contestazione suppletiva dal PM per essere considerata tempestiva?
La sentenza stabilisce che il PM deve agire alla ‘prima occasione utile’ della fase dibattimentale successiva alla vigenza delle nuove norme. Nel caso specifico, l’apertura del dibattimento è stata ritenuta il momento corretto per formulare la contestazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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