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Contestazione suppletiva: la Cassazione chiarisce

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza di non doversi procedere per furto di energia. Il caso verteva sull’impatto della Riforma Cartabia, che ha reso il reato procedibile a querela. Il tribunale aveva dichiarato l’improcedibilità per mancata querela nei termini. La Cassazione ha stabilito che la contestazione suppletiva di un’aggravante che ripristina la procedibilità d’ufficio, effettuata dal PM alla prima udienza utile, è pienamente efficace, anche se successiva alla scadenza del termine per la querela. Inoltre, la Corte ha specificato che la descrizione del furto di energia dalla rete pubblica conteneva già implicitamente l’aggravante del bene destinato a pubblico servizio, rendendo il reato procedibile d’ufficio fin dall’origine.

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Pubblicato il 13 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Contestazione Suppletiva: la Cassazione Salva il Processo dopo la Riforma Cartabia

La recente Riforma Cartabia ha modificato profondamente le regole sulla procedibilità di molti reati, trasformandoli da procedibili d’ufficio a procedibili solo su querela della persona offesa. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 14890 del 2024, affronta un caso emblematico di furto di energia, facendo luce su uno strumento cruciale a disposizione del Pubblico Ministero: la contestazione suppletiva. Questa decisione chiarisce come tale strumento possa legittimamente ‘salvare’ un processo dall’improcedibilità, anche quando i termini per la querela sono ormai scaduti.

I Fatti di Causa: il Furto di Energia e l’Impatto della Riforma

Il caso riguardava un individuo accusato di furto aggravato di energia elettrica, commesso tramite un allaccio abusivo alla rete di distribuzione di una nota società erogatrice. Il procedimento era iniziato regolarmente quando il reato era procedibile d’ufficio. Tuttavia, con l’entrata in vigore della Riforma Cartabia, la fattispecie contestata è rientrata tra quelle perseguibili solo a querela di parte.

La nuova normativa prevedeva un regime transitorio, concedendo alla persona offesa un termine di tre mesi (scaduto il 30 marzo 2023) per presentare la querela e consentire la prosecuzione dei processi già in corso. In questo caso, la società fornitrice dell’energia non ha sporto querela entro la scadenza.

La Decisione del Tribunale: Improcedibilità per Mancanza di Querela

Alla prima udienza utile, tenutasi il 7 giugno 2023, il Pubblico Ministero, per superare l’ostacolo, ha effettuato una contestazione suppletiva. Ha cioè modificato l’imputazione aggiungendo un’altra circostanza aggravante, quella prevista dall’art. 625 n. 7 c.p., per aver sottratto un bene (l’energia elettrica) destinato a un pubblico servizio. Questa aggravante, a differenza di quella originariamente contestata, mantiene la procedibilità d’ufficio del reato.

Nonostante ciò, il Tribunale ha dichiarato il non doversi procedere per mancanza di querela, ritenendo la contestazione del PM tardiva e, quindi, inefficace. Secondo il giudice di primo grado, la causa di improcedibilità si era già consolidata il 30 marzo 2023, rendendo sterile qualsiasi successiva attività processuale volta a ‘rianimare’ il procedimento.

Le Motivazioni della Cassazione: il potere di contestazione suppletiva del PM

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso del Procuratore, annullando la decisione del Tribunale e fornendo due importanti filoni argomentativi.

L’Aggravante Implicita nella Contestazione Originaria

In primo luogo, la Suprema Corte ha osservato che la descrizione del fatto nel capo d’imputazione originario era già di per sé sufficiente a includere l’aggravante del bene destinato a pubblico servizio. La contestazione parlava di un ‘allaccio abusivo e diretto alla rete di una società di distribuzione’. Secondo i giudici, una rete di distribuzione elettrica è, per sua natura, un servizio pubblico. Di conseguenza, l’imputato era già in condizione di difendersi da questa circostanza fin dall’inizio. Il reato, pertanto, era procedibile d’ufficio sin dal principio e la questione della querela era irrilevante.

La Piena Efficacia della Contestazione Suppletiva

In secondo luogo, e questo è il punto di diritto più rilevante, la Cassazione ha affermato che, anche se l’aggravante non fosse stata considerata implicita, la contestazione suppletiva effettuata dal PM in udienza era pienamente valida ed efficace.

I giudici hanno chiarito che il potere del PM di modificare l’imputazione in dibattimento (art. 517 c.p.p.) non può essere paralizzato dalla maturazione ‘virtuale’ di una causa di improcedibilità. Il sistema processuale è disegnato per consentire alle parti di esercitare i propri poteri all’interno delle fasi processuali. Impedire al PM di adeguare la contestazione alla prima occasione utile, a causa di una inerzia processuale non a lui imputabile (come un rinvio d’udienza), sarebbe irragionevolmente discriminatorio e in conflitto con il principio di obbligatorietà dell’azione penale.

La Corte ha distinto nettamente la causa di improcedibilità per mancanza di querela (che può essere superata) dalla causa di estinzione del reato per prescrizione, per la quale valgono principi diversi e più rigidi.

Le Conclusioni: un Principio di Diritto Fondamentale

La sentenza stabilisce un principio fondamentale per la gestione dei processi nell’era post-Riforma Cartabia. Viene riconosciuta la piena operatività dello strumento della contestazione suppletiva come mezzo per ripristinare la procedibilità d’ufficio di un reato. La Corte sancisce che l’efficacia di tale atto non può essere annullata retroattivamente dalla scadenza del termine per la querela. La dichiarazione di improcedibilità non è un evento che matura automaticamente e ‘sottobanco’, ma una decisione che il giudice adotta all’esito della fase processuale, tenendo conto di tutte le attività legittimamente compiute dalle parti fino a quel momento. Questa interpretazione garantisce un corretto bilanciamento tra le nuove garanzie per la persona offesa e il dovere costituzionale del Pubblico Ministero di esercitare l’azione penale.

Come incide la Riforma Cartabia sulla procedibilità del furto aggravato?
La Riforma Cartabia (D.Lgs. 150/2022) ha modificato il regime di procedibilità per molte ipotesi di furto aggravato, trasformandole da reati procedibili d’ufficio a reati procedibili a querela di parte. Tuttavia, alcune aggravanti specifiche, come quella relativa a beni destinati a pubblico servizio (art. 625 n. 7 c.p.), mantengono la procedibilità d’ufficio.

Una contestazione suppletiva è efficace se interviene dopo la scadenza del termine per la querela?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, la contestazione suppletiva con cui il PM introduce un’aggravante che rende il reato procedibile d’ufficio è pienamente efficace anche se effettuata dopo la scadenza del termine per presentare la querela. L’importante è che avvenga nel corso del procedimento, consentendo all’imputato di difendersi adeguatamente.

Il furto di energia dalla rete pubblica è sempre procedibile d’ufficio?
La sentenza chiarisce che la descrizione di un furto commesso tramite allaccio diretto alla rete di distribuzione di un ente erogatore contiene implicitamente la contestazione dell’aggravante del bene destinato a pubblico servizio. Di conseguenza, un reato così descritto deve ritenersi procedibile d’ufficio fin dall’origine, a prescindere da un’esplicita menzione dell’art. 625 n. 7 c.p. nel capo d’imputazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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