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Contestazione suppletiva: inefficace dopo la querela?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 3741/2024, ha stabilito l’inefficacia della contestazione suppletiva di una circostanza aggravante se effettuata dopo la scadenza del termine per la proposizione della querela. In un caso di furto di energia elettrica, divenuto procedibile a querela con la Riforma Cartabia, la Procura aveva tentato di superare la mancanza di querela contestando tardivamente l’aggravante del bene destinato a pubblico servizio. La Corte ha rigettato il ricorso, affermando che la maturata causa di improcedibilità deve essere immediatamente dichiarata ai sensi dell’art. 129 c.p.p., precludendo ogni ulteriore attività processuale, inclusa la modifica dell’imputazione.

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Pubblicato il 27 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Contestazione Suppletiva: Inefficace se la Querela è Tardiva

Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 3741/2024) ha affrontato un’importante questione di procedura penale: quali sono i limiti temporali per una contestazione suppletiva da parte del Pubblico Ministero? La Corte ha stabilito un principio chiaro: se è già maturata una causa di improcedibilità, come la scadenza del termine per presentare querela, il processo non può essere ‘rianimato’ da una successiva modifica dell’accusa. Questa decisione rafforza il principio di legalità e di immediata declaratoria delle cause di non punibilità previsto dall’art. 129 del codice di procedura penale.

Il Caso: Furto di Energia e la Riforma Cartabia

Il caso trae origine da un procedimento per furto aggravato di energia elettrica. L’imputata era accusata di aver manomesso il contatore per sottrarre elettricità, con l’aggravante dell’uso di un mezzo fraudolento. Durante il processo, è entrata in vigore la cosiddetta ‘Riforma Cartabia’ (D.Lgs. 150/2022), che ha modificato il regime di procedibilità per il reato di furto, rendendolo, anche in presenza di alcune aggravanti, punibile solo a querela della persona offesa.

La legge ha previsto un termine transitorio per consentire alle persone offese di presentare querela per i reati commessi prima della riforma. Nel caso di specie, la società erogatrice dell’energia non ha sporto querela entro il termine stabilito, determinando così una potenziale causa di improcedibilità dell’azione penale.

La Mossa della Procura: La Contestazione Suppletiva Tardiva

Di fronte alla palese mancanza della condizione di procedibilità, all’udienza fissata per la decisione, il Pubblico Ministero ha tentato di superare l’ostacolo. Ha infatti operato una contestazione suppletiva, aggiungendo all’accusa originaria una diversa circostanza aggravante: quella prevista dall’art. 625, n. 7 c.p., ovvero l’aver commesso il fatto su cose ‘destinate a pubblico servizio’.

La presenza di questa specifica aggravante rende il reato di furto procedibile d’ufficio, cioè senza necessità di querela. L’obiettivo della Procura era evidente: modificare l’imputazione per ‘salvare’ il processo dalla declaratoria di improcedibilità. Il Tribunale di primo grado, tuttavia, ha ritenuto tardiva e inefficace tale mossa e ha dichiarato il non doversi procedere. La Procura ha quindi proposto ricorso per cassazione.

La Decisione della Cassazione sulla Contestazione Suppletiva

La Quinta Sezione Penale della Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso del Pubblico Ministero, confermando la decisione del Tribunale. La sentenza si fonda su un’interpretazione sistematica e rigorosa dell’art. 129 del codice di procedura penale.

Secondo la Corte, questa norma impone al giudice l’obbligo di dichiarare immediatamente, in qualsiasi fase del processo, l’esistenza di una causa di improcedibilità. Una volta che il termine per la presentazione della querela è scaduto senza che questa sia stata presentata, la causa di improcedibilità si è ‘perfezionata’. Questo evento giuridico ha un effetto preclusivo: blocca ogni ulteriore attività processuale e impone al giudice una sola decisione, quella di proscioglimento.

Le Motivazioni della Corte

La Corte ha argomentato che la contestazione suppletiva, al pari di quella operata dopo la maturazione del termine di prescrizione, deve considerarsi inefficace. Il potere del Pubblico Ministero di modificare l’imputazione non può spingersi fino a superare una causa estintiva o di improcedibilità già consolidatasi.

Il principio stabilito dalle Sezioni Unite nella sentenza ‘Domingo’ (n. 49935/2023) in materia di prescrizione è stato ritenuto pienamente applicabile anche al caso della mancanza di querela. La declaratoria immediata ex art. 129 c.p.p. è una ‘prescrizione generale di tenuta del sistema’ che prevale su altre dinamiche processuali. Permettere una contestazione tardiva per aggirare l’ostacolo processuale significherebbe violare la regolarità formale del procedimento e il principio di legalità.

La Corte ha chiarito che non vi è differenza, ai fini dell’applicazione dell’art. 129 c.p.p., tra le varie cause di non punibilità, siano esse di natura sostanziale (come la prescrizione) o processuale (come la mancanza di querela). L’effetto è il medesimo: il processo deve arrestarsi.

Le Conclusioni

La sentenza in esame consolida un importante principio di diritto processuale. Il potere di contestazione suppletiva del Pubblico Ministero trova un limite invalicabile nel verificarsi di una causa di improcedibilità o di estinzione del reato. Una volta che tale causa è maturata – nel caso specifico, con lo spirare del termine per la querela – il giudice ha il dovere di dichiararla immediatamente, senza poter prendere in considerazione successive modifiche dell’imputazione volte a sanare il vizio.

Questa decisione tutela la certezza del diritto e garantisce che le regole sulla procedibilità, volute dal legislatore, non vengano eluse attraverso espedienti processuali. Il processo penale non può proseguire se mancano i suoi presupposti fondamentali, e nessuna attività successiva può riportarlo in vita.

È possibile per un Pubblico Ministero modificare l’accusa per superare la mancanza di querela dopo la scadenza del termine per presentarla?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che la contestazione suppletiva di una circostanza aggravante, finalizzata a rendere il reato procedibile d’ufficio, è inefficace se interviene dopo che è scaduto il termine per la proposizione della querela. La maturata causa di improcedibilità deve essere immediatamente dichiarata.

Qual è il ruolo dell’art. 129 del codice di procedura penale in questi casi?
L’art. 129 c.p.p. impone al giudice, in ogni stato e grado del processo, di dichiarare d’ufficio la presenza di una causa di improcedibilità (come la mancanza di querela) o di estinzione del reato. Questo obbligo ha carattere prioritario e preclusivo rispetto a qualsiasi altra attività processuale, inclusa la contestazione suppletiva.

La decisione si applica solo alla mancanza di querela o anche ad altre situazioni, come la prescrizione?
La Corte ha affermato che il principio è di carattere generale. Così come una contestazione suppletiva è inefficace se operata dopo la maturazione della prescrizione, allo stesso modo lo è se effettuata dopo la scadenza del termine per la querela. L’art. 129 c.p.p. unifica gli effetti di tutte le ‘cause di non punibilità’, siano esse di natura processuale o sostanziale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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