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Contestazione suppletiva: il PM può sempre agire

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza di non doversi procedere per furto di energia elettrica. Il tribunale aveva respinto la richiesta del PM di una contestazione suppletiva di un’aggravante, che avrebbe reso il reato procedibile d’ufficio nonostante la mancanza di querela. La Cassazione ha stabilito che la modifica dell’imputazione è un potere esclusivo del PM, su cui il giudice non può esercitare un controllo preventivo, dovendo invece garantire il diritto di difesa dell’imputato.

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Pubblicato il 13 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Contestazione Suppletiva: Il Potere del PM di Modificare l’Accusa in Processo

Una recente sentenza della Corte di Cassazione riafferma un principio fondamentale della procedura penale: il potere di contestazione suppletiva è una prerogativa esclusiva del Pubblico Ministero, e il giudice non può impedirne l’esercizio. Questa decisione, scaturita da un caso di furto di energia elettrica, ha importanti implicazioni sul regime di procedibilità dei reati e sul corretto svolgimento del dibattimento, soprattutto alla luce delle recenti riforme legislative.

I Fatti: Un Caso di Furto e la Riforma Cartabia

Il caso ha origine da un’accusa di furto aggravato di energia elettrica. In seguito alla Riforma Cartabia (D.Lgs. 150/2022), la procedibilità per questo tipo di reato è stata modificata, richiedendo la querela della persona offesa. Nel processo di primo grado, il Tribunale ha rilevato che la querela non era stata presentata entro i termini previsti dalla nuova legge, che scadevano il 30 marzo 2023.

Durante l’udienza, il Pubblico Ministero (P.M.) ha cercato di superare questo ostacolo chiedendo di effettuare una contestazione suppletiva. In particolare, il P.M. intendeva aggiungere la circostanza aggravante di aver commesso il furto su cose destinate a pubblico servizio (art. 625, n. 7, c.p.). La presenza di tale aggravante avrebbe cambiato il regime di procedibilità, rendendo il reato perseguibile d’ufficio e, di conseguenza, irrilevante la mancanza di querela.

La Decisione del Tribunale: Stop alla Contestazione del PM

Il Tribunale di primo grado ha respinto la richiesta del P.M., ritenendola tardiva. Secondo il giudice, poiché il termine per presentare la querela era già scaduto, il reato era diventato ‘improcedibile’. Di conseguenza, ha dichiarato di non doversi procedere nei confronti dell’imputata, senza nemmeno consentire la modifica dell’imputazione. In pratica, il giudice ha esercitato un controllo preventivo sull’ammissibilità della contestazione suppletiva, negandola e chiudendo il processo sulla base dell’accusa originaria.

Le Motivazioni della Cassazione: Il Potere Esclusivo del Pubblico Ministero

La Corte di Cassazione, accogliendo il ricorso del Procuratore, ha annullato la sentenza del Tribunale, delineando con chiarezza i ruoli e i poteri delle parti nel processo penale.

La ‘Contestazione Suppletiva’ come Potestà dell’Accusa

La Suprema Corte ha ribadito un principio consolidato: la formulazione e la modifica del capo d’imputazione nel corso del dibattimento, ai sensi degli artt. 516 e 517 del codice di procedura penale, sono un potere esclusivo del P.M., quale titolare dell’azione penale (art. 112 Cost.). Il giudice non ha il potere di arrogarsi un diritto di veto o di effettuare un sindacato preventivo sull’opportunità o ammissibilità di tale modifica. Effettuare una nuova contestazione è un potere insindacabile dell’accusa, finalizzato ad adeguare l’imputazione a quanto emerge dagli atti processuali.

Il Ruolo del Giudice e la Garanzia del Contraddittorio

Il ruolo del giudice non è quello di bloccare l’azione del P.M., ma quello di garantire il corretto svolgimento del processo e, soprattutto, il diritto di difesa dell’imputato. Una volta che il P.M. ha effettuato la contestazione suppletiva, il giudice deve prenderne atto e provvedere a tutelare l’imputato. L’articolo 519 c.p.p. prevede infatti che, di fronte a una nuova contestazione, l’imputato abbia il diritto di chiedere un termine a difesa (non inferiore a venti giorni) per poter preparare una nuova strategia difensiva. Il Tribunale, negando la contestazione, ha di fatto anticipato la sua decisione finale, violando il principio del contraddittorio e limitando indebitamente l’esercizio dell’azione penale.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

La decisione della Cassazione è di fondamentale importanza pratica. Essa chiarisce che il potere del P.M. di modificare l’imputazione non è soggetto a limiti temporali legati alla scadenza di termini esterni al processo, come quello per la presentazione della querela. Il P.M. può esercitare tale potere in qualsiasi momento prima della chiusura dell’istruzione dibattimentale. La sentenza impugnata è stata quindi annullata con rinvio a un nuovo giudice, che dovrà consentire la contestazione e procedere con il dibattimento sulla base della nuova e più completa imputazione, assicurando tutte le garanzie difensive previste dalla legge.

Può il giudice del dibattimento impedire al Pubblico Ministero di formulare una contestazione suppletiva, come l’aggiunta di una circostanza aggravante?
No, la sentenza stabilisce che la contestazione suppletiva è un potere esclusivo del Pubblico Ministero. Il giudice non può esercitare un sindacato preventivo sulla sua ammissibilità ma deve decidere sul capo d’imputazione come modificato, garantendo i diritti della difesa.

Cosa accade se la contestazione suppletiva viene formulata dopo la scadenza dei termini per la presentazione della querela?
È irrilevante. La Cassazione chiarisce che il potere del PM di modificare l’imputazione non ha limiti temporali specifici all’interno della fase dibattimentale. Se la nuova aggravante modifica il regime di procedibilità (da querela a d’ufficio), il processo può proseguire legittimamente.

Quali sono i diritti dell’imputato di fronte a una contestazione suppletiva?
L’imputato ha il diritto di chiedere al giudice un termine a difesa, che non può essere inferiore a venti giorni, per poter contrastare efficacemente la nuova accusa. Questo assicura il pieno rispetto del principio del contraddittorio e del diritto di difesa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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