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Contestazione suppletiva: il PM può salvare il processo

La Corte di Cassazione ha stabilito che il pubblico ministero può modificare l’imputazione in udienza attraverso una contestazione suppletiva, aggiungendo un’aggravante che rende il reato procedibile d’ufficio, anche se è già scaduto il termine per la presentazione della querela previsto dalla Riforma Cartabia. La sentenza ha annullato una decisione di proscioglimento per furto di energia elettrica, affermando che il potere del PM di adeguare l’accusa ai fatti prevale sulla causa di improcedibilità maturata.

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Pubblicato il 22 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Contestazione Suppletiva: il PM può ‘salvare’ un processo senza querela?

La Riforma Cartabia ha profondamente modificato il sistema penale, trasformando molti reati, tra cui il furto aggravato, da procedibili d’ufficio a procedibili a querela. Ma cosa succede se la persona offesa non sporge querela entro i termini e, solo in un secondo momento, emerge una circostanza aggravante che riporterebbe la procedibilità d’ufficio? Una recente sentenza della Corte di Cassazione fa luce sul potere del pubblico ministero di effettuare una contestazione suppletiva per superare la mancanza di querela, riaffermando il primato dell’accertamento dei fatti.

Il Caso: Furto di Energia e la Mancanza di Querela

Il caso esaminato riguardava un’imputata accusata di furto aggravato di energia elettrica. A seguito dell’entrata in vigore del D.Lgs. 150/2022 (la cosiddetta Riforma Cartabia), questo reato è diventato procedibile a querela. Nel procedimento in questione, la persona offesa non aveva presentato la querela entro il termine previsto dalla legge (30 marzo 2023).

Di conseguenza, si era creata una causa di improcedibilità. Tuttavia, durante un’udienza successiva a tale data, il pubblico ministero aveva modificato l’imputazione, effettuando una contestazione suppletiva per aggiungere un’ulteriore aggravante: quella di aver sottratto un bene destinato a pubblico servizio. Questa circostanza, secondo la legge, rende il reato di furto nuovamente procedibile d’ufficio.

Il Tribunale di primo grado, però, ha ritenuto tardiva e inefficace tale modifica. Secondo il giudice, la causa di improcedibilità si era già consolidata con lo scadere del termine per la querela, e qualsiasi atto successivo del PM non poteva sanare questa situazione. Il processo è stato quindi chiuso con una sentenza di non doversi procedere.

Le Motivazioni della Cassazione sulla contestazione suppletiva

La Corte di Cassazione ha completamente ribaltato la decisione del Tribunale, accogliendo il ricorso del Procuratore Generale. La Suprema Corte ha affermato un principio fondamentale: il potere del pubblico ministero di modificare l’imputazione per adeguarla alle risultanze processuali è un elemento cardine del sistema accusatorio e non può essere paralizzato dalla maturata causa di improcedibilità.

Il Potere del Pubblico Ministero

I giudici hanno chiarito che la modifica dell’imputazione, anche tramite una contestazione suppletiva in udienza, rientra nelle prerogative esclusive e insindacabili del PM. Questo potere è finalizzato a garantire che l’accusa rappresenti fedelmente il fatto storico in tutte le sue sfaccettature, comprese le circostanze aggravanti. Impedire al PM di esercitare questo potere equivarrebbe a violare i principi costituzionali di obbligatorietà dell’azione penale e di parità tra le parti processuali.

Distinzione dalla Prescrizione

La Corte ha sottolineato la differenza tra questa situazione e quella relativa alla prescrizione del reato. Mentre la prescrizione è una causa estintiva di natura sostanziale che, una volta maturata, blocca il processo, l’improcedibilità per mancanza di querela è una condizione processuale. La modifica dell’imputazione che fa emergere una circostanza che rende il reato procedibile d’ufficio agisce proprio su questa condizione, rimuovendola e ripristinando la piena facoltà dello Stato di perseguire il crimine.

Secondo la Cassazione, sarebbe irragionevole far dipendere la sorte di un processo dalla casualità della data di un’udienza. Se l’udienza si fosse tenuta prima della scadenza del termine per la querela, il PM avrebbe potuto pacificamente effettuare la contestazione. Consentirgli di farlo anche dopo garantisce coerenza e tutela la posizione della pubblica accusa, che deve poter reagire quando le indagini o il dibattimento rivelano una gravità del fatto maggiore di quella inizialmente ipotizzata.

Le Conclusioni

In conclusione, la sentenza stabilisce che il pubblico ministero ha il diritto e il dovere di procedere con una contestazione suppletiva per un’aggravante che renda il reato procedibile d’ufficio, anche se il termine per proporre la querela è già scaduto. La causa di improcedibilità per mancanza di querela, in questo scenario, cede il passo al potere del PM di definire correttamente il campo dell’accusa. Questa decisione ha importanti implicazioni pratiche, poiché ‘riapre’ la possibilità di procedere per numerosi reati che, a seguito della Riforma Cartabia, rischiavano di finire in un binario morto per la semplice inerzia della persona offesa, anche quando i fatti presentavano profili di particolare gravità.

Può il pubblico ministero modificare l’imputazione aggiungendo un’aggravante se è già scaduto il termine per presentare la querela?
Sì. La Corte di Cassazione ha stabilito che il PM può esercitare il potere di contestazione suppletiva in udienza per aggiungere un’aggravante che rende il reato procedibile d’ufficio, anche dopo la scadenza del termine per la querela.

Perché la contestazione suppletiva prevale sulla mancanza di querela?
Perché il potere del PM di modificare l’accusa è espressione dei principi costituzionali di obbligatorietà dell’azione penale e di parità processuale. Serve a garantire che l’imputazione corrisponda pienamente ai fatti storici emersi, ripristinando la corretta condizione di procedibilità del reato.

Questa regola si applica anche se il reato è già prescritto?
No. La Corte distingue nettamente tra l’improcedibilità per mancanza di querela e la prescrizione. La prescrizione è una causa estintiva del reato di natura sostanziale che, una volta maturata, non può essere superata dalla contestazione di un’aggravante.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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