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Contestazione suppletiva: il PM può salvare il processo

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 21003/2025, ha stabilito che il pubblico ministero può legittimamente effettuare una contestazione suppletiva, aggiungendo un’aggravante per rendere un reato procedibile d’ufficio, anche se è già scaduto il termine per la presentazione della querela a seguito della Riforma Cartabia. Il caso riguardava un furto di energia elettrica, divenuto procedibile a querela. La Corte ha ritenuto che il potere di modifica dell’imputazione prevale sulla ‘virtuale’ improcedibilità, garantendo la parità tra accusa e difesa e l’obbligatorietà dell’azione penale.

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Pubblicato il 2 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Contestazione Suppletiva: Il PM Può ‘Salvare’ il Processo Anche Dopo la Scadenza della Querela?

La recente Riforma Cartabia ha modificato profondamente il regime di procedibilità di molti reati, trasformandoli da procedibili d’ufficio a procedibili solo su querela della persona offesa. Una questione cruciale, affrontata dalla Corte di Cassazione con la sentenza n. 21003/2025, riguarda il potere del pubblico ministero di effettuare una contestazione suppletiva per ‘aggirare’ la mancanza di querela. Questa pronuncia chiarisce che il PM può aggiungere un’aggravante che rende il reato procedibile d’ufficio, anche se i termini per la querela sono già scaduti.

I Fatti del Caso: Il Furto di Energia e la Riforma Processuale

Il caso trae origine da un’accusa di furto aggravato di energia elettrica. L’imputata era accusata di aver sottratto elettricità per il proprio appartamento tramite un allaccio abusivo alla rete pubblica.

Il reato era stato commesso prima dell’entrata in vigore della Riforma Cartabia (d.lgs. n. 150/2022). Questa riforma ha reso il delitto di furto, anche aggravato, procedibile a querela, salvo la presenza di specifiche circostanze aggravanti che mantengono la procedibilità d’ufficio (come, ad esempio, quando il furto riguarda cose destinate a pubblico servizio).

Nel processo in questione, la persona offesa (la società erogatrice dell’energia) non aveva sporto querela entro il termine transitorio di 90 giorni previsto dalla legge. Di conseguenza, la difesa sosteneva che il processo dovesse essere dichiarato improcedibile. Tuttavia, alla prima udienza utile successiva alla scadenza di tale termine, il pubblico ministero aveva modificato l’imputazione, effettuando una contestazione suppletiva e aggiungendo l’aggravante della destinazione a pubblico servizio della cosa sottratta.

La Questione Giuridica sulla Contestazione Suppletiva

Il cuore del ricorso in Cassazione si basava su un unico punto: è legittima la contestazione suppletiva di un’aggravante, finalizzata a rendere il reato procedibile d’ufficio, quando è già scaduto il termine per la presentazione della querela?

Secondo la difesa, tale operazione sarebbe un abuso del processo, in quanto eluderebbe la nuova condizione di procedibilità voluta dal legislatore. L’improcedibilità, una volta maturata per mancanza di querela, dovrebbe essere dichiarata immediatamente, precludendo qualsiasi successiva modifica dell’accusa.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, confermando le decisioni dei giudici di merito e aderendo all’orientamento giurisprudenziale dominante. Le motivazioni si fondano su una precisa interpretazione del rapporto tra le norme processuali.

1. Il Potere di Modifica dell’Imputazione

Il Collegio ha ribadito che il potere del pubblico ministero di modificare l’imputazione, previsto dall’art. 517 del codice di procedura penale, non incontra decadenze o limitazioni temporali, se non quella di essere esercitato nel corso del dibattimento. Tale potere può essere esercitato alla ‘prima udienza utile’, anche se successiva alla scadenza del termine per la querela.

2. Prevalenza della Logica Processuale

La Corte ha chiarito che l’improcedibilità per mancanza di querela non è una causa di estinzione del reato come la prescrizione. Mentre la prescrizione ha natura sostanziale e tutela il diritto dell’imputato a non essere processato dopo un tempo irragionevole, l’improcedibilità è una condizione processuale. I suoi requisiti vanno valutati al momento della decisione, tenendo conto di tutti i fatti sopravvenuti, inclusa la modifica dell’imputazione.

3. Parità delle Parti e Obbligatorietà dell’Azione Penale

La sentenza sottolinea che negare al PM la possibilità di effettuare la contestazione suppletiva creerebbe una irragionevole disparità di trattamento. Mentre la legge ha concesso un termine alla persona offesa per adeguarsi alla nuova normativa e presentare la querela, sarebbe contrario ai principi costituzionali (artt. 3 e 112 Cost.) non concedere uno ‘spazio processuale’ analogo all’accusa per adeguare la contestazione alla piena realtà dei fatti. Il PM deve poter esercitare l’azione penale in modo completo, contestando tutte le circostanze del reato.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa pronuncia consolida un principio di fondamentale importanza pratica nell’era post-Riforma Cartabia. Stabilisce che la scadenza del termine per la querela non crea una barriera invalicabile per l’azione penale. Il pubblico ministero conserva il potere-dovere di adeguare l’imputazione alla luce di quanto emerge, anche se ciò ha l’effetto di ‘recuperare’ la procedibilità d’ufficio.

In sintesi, la decisione della Cassazione privilegia la ricerca della verità sostanziale e l’effettività dell’azione penale rispetto a un formalismo procedurale che potrebbe portare all’archiviazione di processi per reati che, nella loro completa configurazione, lo Stato ha ancora interesse a perseguire d’ufficio. La contestazione suppletiva si conferma così uno strumento essenziale per la dinamica processuale, in grado di adattare l’accusa all’evoluzione delle conoscenze acquisite durante il giudizio.

Il pubblico ministero può aggiungere un’aggravante per rendere un reato procedibile d’ufficio dopo che è scaduto il termine per la querela?
Sì, la Corte di Cassazione ha confermato che il pubblico ministero può modificare l’imputazione mediante una contestazione suppletiva alla prima udienza utile, anche se il termine per proporre la querela è già decorso.

Perché la Corte ritiene legittimo questo potere del pubblico ministero?
La Corte lo ritiene legittimo per garantire la parità processuale tra le parti e per rispettare il principio di obbligatorietà dell’azione penale. Negare questo potere creerebbe una disparità, dato che alla persona offesa è stato concesso un termine per adeguarsi alla nuova legge. Inoltre, la mancanza di querela è una condizione di procedibilità che va valutata al momento della decisione, tenendo conto anche delle modifiche dell’imputazione.

Questa regola vale anche in caso di prescrizione del reato?
No, la Corte distingue nettamente le due situazioni. La prescrizione è una causa di estinzione del reato di natura sostanziale che prevale sulla possibilità di contestazioni suppletive tardive, per tutelare il diritto alla ragionevole durata del processo. L’improcedibilità per mancanza di querela, invece, è una condizione processuale che può essere superata dalla modifica dell’accusa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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