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Contestazione suppletiva: il PM può modificare l’accusa

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza di non doversi procedere per furto di gas. Il tribunale di primo grado aveva archiviato il caso per mancanza di querela, resa necessaria dalla Riforma Cartabia, ritenendo tardiva la contestazione suppletiva di un’aggravante da parte del PM che avrebbe reso il reato procedibile d’ufficio. La Suprema Corte ha stabilito che il giudice non può ignorare la modifica dell’imputazione, che rientra nei poteri del PM, e deve valutarla prima di dichiarare l’improcedibilità.

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Pubblicato il 17 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Contestazione Suppletiva: la Cassazione rafforza i poteri del Pubblico Ministero

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio cardine del processo penale: il potere del Pubblico Ministero di modificare l’imputazione attraverso la contestazione suppletiva non può essere limitato dal giudice, neanche a fronte delle novità introdotte dalla Riforma Cartabia sulla procedibilità dei reati. Il caso, relativo a un furto di gas, offre spunti cruciali sul bilanciamento tra le nuove norme e i poteri dell’accusa.

I Fatti del Caso

Il procedimento nasce dall’accusa mossa a un cittadino per il reato di furto aggravato. L’imputato si era impossessato di una quantità di gas metano manomettendo il contatore di un’azienda fornitrice, rompendo il sigillo di morosità. In primo grado, il Tribunale ha dichiarato il non doversi procedere per mancanza di querela. La decisione si fondava sull’entrata in vigore della Riforma Cartabia (D.Lgs. 150/2022), che ha trasformato il delitto di furto semplice, anche se aggravato dalla violenza sulle cose, in un reato procedibile a querela di parte.

Il Tribunale ha osservato che, sebbene il Pubblico Ministero avesse tentato di modificare l’imputazione in dibattimento aggiungendo l’aggravante del furto su cose destinate a pubblico servizio (che avrebbe mantenuto la procedibilità d’ufficio), tale modifica era da considerarsi “tardiva”. Secondo il giudice, una volta scaduto il termine per la presentazione della querela, il reato era diventato improcedibile “ora per allora”, rendendo inefficace qualsiasi tentativo successivo di “salvare” il processo.

L’impatto della Riforma Cartabia e la contestazione suppletiva

La Riforma Cartabia ha esteso il regime della procedibilità a querela a numerosi reati contro il patrimonio, con l’obiettivo di deflazionare il carico giudiziario. Tuttavia, ha mantenuto la procedibilità d’ufficio per le ipotesi più gravi, come quelle in cui il furto è commesso su beni destinati a un pubblico servizio o a pubblica utilità.

Nel caso specifico, l’accusa originaria non menzionava esplicitamente questa aggravante. Il Pubblico Ministero, nel corso del dibattimento, ha cercato di avvalersi dell’istituto della contestazione suppletiva (art. 517 c.p.p.) per integrare l’accusa. Questo strumento processuale consente all’accusa di adeguare il capo d’imputazione a quanto emerso dall’istruttoria dibattimentale. Il Tribunale, però, ha ritenuto che questo potere non potesse superare la causa di improcedibilità ormai maturata.

La Decisione della Cassazione: Prevalenza del Potere d’Accusa

Il Procuratore Generale ha impugnato la sentenza, sostenendo la violazione dell’art. 516 c.p.p. e l’errata interpretazione dei poteri dell’accusa. La Corte di Cassazione ha accolto pienamente il ricorso, annullando la sentenza con rinvio.

La Suprema Corte ha chiarito che la formulazione di una nuova contestazione è un potere esclusivo del Pubblico Ministero, sul quale il giudice non può esercitare un sindacato preventivo di ammissibilità. Ritenere “tardiva” la modifica dell’imputazione significa violare il principio costituzionale dell’obbligatorietà dell’azione penale. Il giudice, prima di emettere una sentenza di proscioglimento per una causa di improcedibilità sopravvenuta, ha il dovere di considerare ogni elemento processuale, inclusa la contestazione suppletiva di un’aggravante che rende il reato procedibile d’ufficio.

Le Motivazioni

Secondo la Cassazione, la sentenza che dichiara l’improcedibilità per carenza di querela, ignorando o ritenendo irrilevante la modifica dell’imputazione proposta dal PM, è affetta da nullità assoluta per violazione del principio del contraddittorio. Il giudice deve consentire l’interlocuzione delle parti sulla nuova accusa e valutarne la fondatezza. Impedire al PM di esercitare il proprio potere di contestazione significa svuotare di significato il suo ruolo di titolare dell’azione penale. Il rapporto tra l’improcedibilità sopravvenuta e il potere di contestazione suppletiva deve essere risolto valorizzando l’obbligatorietà dell’azione penale. Di conseguenza, il giudice del rinvio dovrà, ferma restando la validità della contestazione operata dal PM, verificare la sussistenza nel merito dell’aggravante e, solo dopo, stabilire il corretto regime di procedibilità.

Le Conclusioni

Questa pronuncia assume un’importanza fondamentale nell’interpretazione delle nuove norme procedurali introdotte dalla Riforma Cartabia. Stabilisce chiaramente che le modifiche al regime di procedibilità non possono paralizzare gli strumenti a disposizione dell’accusa per adeguare l’imputazione alle risultanze processuali. La contestazione suppletiva rimane un atto propulsivo legittimo, che il giudice è tenuto a considerare prima di qualsiasi declaratoria di improcedibilità. La decisione riafferma la centralità del ruolo del Pubblico Ministero e garantisce che la valutazione del reato sia completa e basata su tutti gli elementi emersi in dibattimento, evitando proscioglimenti basati su formalismi procedurali.

Può il Pubblico Ministero modificare l’imputazione per evitare l’improcedibilità di un reato dopo una riforma?
Sì. La Corte di Cassazione ha stabilito che il PM può legittimamente effettuare una contestazione suppletiva, aggiungendo un’aggravante che rende il reato procedibile d’ufficio, anche dopo che sono scaduti i termini per la presentazione della querela previsti da una nuova legge. Il giudice è tenuto a valutare tale modifica prima di dichiarare l’improcedibilità.

Cosa succede se un reato diventa procedibile a querela mentre il processo è in corso?
Se una nuova legge, come la Riforma Cartabia, trasforma un reato da procedibile d’ufficio a procedibile a querela, si applica la norma più favorevole all’imputato. Tuttavia, se nel corso del processo emerge una circostanza aggravante che mantiene la procedibilità d’ufficio, il PM può contestarla e il processo prosegue senza necessità di querela.

Qual è il ruolo del giudice di fronte a una contestazione suppletiva del PM?
Il giudice non può impedire o ritenere inammissibile a priori una contestazione suppletiva del PM. Deve invece prenderne atto, consentire il contraddittorio tra le parti sulla nuova accusa e solo successivamente valutarne la fondatezza nel merito ai fini della decisione finale, inclusa la determinazione del regime di procedibilità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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