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Contestazione suppletiva furto: la Cassazione chiarisce

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza di non doversi procedere per furto aggravato, emessa per mancanza di querela a seguito della Riforma Cartabia. La Suprema Corte ha stabilito che la contestazione suppletiva del Pubblico Ministero, che introduce un’aggravante tale da rendere il reato procedibile d’ufficio (come la destinazione del bene a pubblico servizio), è legittima anche se effettuata dopo la scadenza del termine per la presentazione della querela. Questo potere del PM, esercitato alla prima udienza utile, prevale sulla causa di improcedibilità maturata, garantendo l’esercizio dell’azione penale.

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Pubblicato il 14 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Contestazione suppletiva furto: il PM può ‘salvare’ il processo dopo la Riforma Cartabia?

La recente sentenza della Corte di Cassazione, n. 32072/2024, affronta una questione di cruciale importanza nel panorama del diritto processuale penale, sorta a seguito delle modifiche introdotte dalla Riforma Cartabia. Il caso riguarda la possibilità per il Pubblico Ministero di effettuare una contestazione suppletiva furto, aggiungendo un’aggravante che rende il reato procedibile d’ufficio, anche dopo la scadenza del termine per la presentazione della querela. Questa decisione chiarisce il delicato equilibrio tra i poteri dell’accusa e le nuove condizioni di procedibilità.

I fatti del caso

Due persone venivano accusate di furto aggravato per aver manomesso un contatore del gas e sottratto una notevole quantità di metano, destinato alla rete di distribuzione pubblica. Il Tribunale di primo grado, tuttavia, dichiarava di non doversi procedere. La ragione? La mancata presentazione della querela da parte della società fornitrice del gas entro il termine del 30 marzo 2023, stabilito dal regime transitorio della Riforma Cartabia, che ha trasformato il furto semplice e alcune forme di furto aggravato in reato procedibile a querela.

Il Pubblico Ministero, durante un’udienza successiva a tale scadenza, aveva tentato di superare l’ostacolo con una contestazione suppletiva, aggiungendo l’aggravante della sottrazione di un bene destinato a pubblico servizio. Tale circostanza avrebbe reso il reato procedibile d’ufficio, ma il Tribunale l’aveva ritenuta tardiva, sostenendo che la causa di improcedibilità si fosse già consolidata.

La questione giuridica: contestazione suppletiva e nuove regole di procedibilità

Il cuore della controversia risiede nel conflitto tra due norme fondamentali del nostro ordinamento processuale:

1. L’art. 517 c.p.p., che conferisce al Pubblico Ministero il potere-dovere di modificare l’imputazione nel corso del dibattimento se emerge una nuova aggravante.
2. L’art. 129 c.p.p., che impone al giudice di dichiarare immediatamente la presenza di una causa di non punibilità, come la mancanza della querela.

Il Tribunale aveva dato prevalenza alla seconda norma, considerando ‘cristallizzata’ l’improcedibilità. La Procura Generale, invece, ha sostenuto in Cassazione che il potere di contestazione del PM non può essere limitato dalla casualità delle tempistiche processuali e dalla sopravvenuta carenza di querela.

Le motivazioni della Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso del Procuratore Generale, annullando la sentenza impugnata. Le motivazioni sono articolate e di grande interesse giuridico.

In primo luogo, la Corte ha osservato che la descrizione del fatto nel capo d’imputazione originale (sottrazione di gas dalla rete di distribuzione) conteneva già in sé gli elementi descrittivi dell’aggravante del bene destinato a pubblico servizio. Di conseguenza, il diritto di difesa degli imputati non è stato leso, poiché erano fin dall’inizio in grado di comprendere la piena portata dell’accusa.

In secondo luogo, e questo è il punto cruciale, la Cassazione ha ritenuto che applicare rigidamente i principi che darebbero prevalenza alla causa di improcedibilità già maturata sarebbe irragionevole e discriminatorio nel contesto specifico creato dalla Riforma Cartabia. La legge ha concesso alla persona offesa un termine per presentare la querela, ma non ha previsto un meccanismo analogo per il Pubblico Ministero che, a causa dei tempi del processo, potrebbe non avere avuto un’udienza utile prima della scadenza di quel termine per effettuare la contestazione suppletiva furto.

Impedire al PM di esercitare il proprio potere alla prima occasione utile significherebbe far dipendere la prosecuzione di un processo dalla mera casualità della fissazione di un’udienza. La Corte ha quindi stabilito che il potere-dovere del PM di adeguare l’imputazione, espressione del principio costituzionale di obbligatorietà dell’azione penale, deve poter essere esercitato anche dopo la scadenza del termine per la querela, ‘sanando’ di fatto la procedibilità.

Conclusioni

La sentenza n. 32072/2024 rappresenta un importante punto fermo nell’interpretazione delle nuove norme sulla procedibilità introdotte dalla Riforma Cartabia. La Corte di Cassazione ha riaffermato la centralità del ruolo del Pubblico Ministero e del suo potere di effettuare una contestazione suppletiva furto per garantire l’esercizio dell’azione penale per fatti che, per la loro natura (come l’offesa a un bene destinato a pubblico servizio), mantengono una rilevanza pubblica. Viene così evitato che l’esito di un processo dipenda da fattori procedurali aleatori, riequilibrando il rapporto tra le nuove condizioni di procedibilità e l’obbligo costituzionale di perseguire i reati.

Dopo la Riforma Cartabia, il Pubblico Ministero può ancora modificare l’imputazione per rendere un furto procedibile d’ufficio?
Sì. La Corte di Cassazione ha stabilito che il Pubblico Ministero può effettuare una contestazione suppletiva, aggiungendo una circostanza aggravante che rende il reato procedibile d’ufficio (come la destinazione del bene a pubblico servizio), anche dopo l’entrata in vigore della riforma.

La contestazione suppletiva è valida anche se avviene dopo la scadenza del termine per presentare la querela?
Sì. Secondo la sentenza, il potere del Pubblico Ministero di effettuare la contestazione suppletiva nella prima udienza utile prevale sulla causa di improcedibilità maturata per la mancata presentazione della querela entro il termine previsto dalla normativa transitoria.

Perché la Cassazione ha ritenuto che l’aggravante del bene destinato a pubblico servizio fosse già implicita nell’accusa originale?
La Corte ha ritenuto che la descrizione originaria del fatto – ossia la sottrazione di gas metano attraverso la manomissione di un misuratore collegato alla rete di distribuzione dell’ente gestore – conteneva già tutti gli elementi fattuali che qualificano il bene come destinato a un pubblico servizio, garantendo così che il diritto di difesa dell’imputato non fosse compromesso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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