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Contestazione suppletiva e Riforma Cartabia: la guida

La Corte di Cassazione ha stabilito che il pubblico ministero può validamente effettuare una contestazione suppletiva, aggiungendo un’aggravante che rende il reato procedibile d’ufficio, anche dopo la scadenza del termine per la presentazione della querela previsto dalla Riforma Cartabia. In un caso di furto di energia elettrica, il Tribunale aveva dichiarato l’improcedibilità per mancanza di querela. La Cassazione ha annullato tale decisione, affermando che il potere del PM di modificare l’imputazione alla prima udienza utile prevale sul difetto (sanabile) della condizione di procedibilità, garantendo così il principio di obbligatorietà dell’azione penale.

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Pubblicato il 11 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Contestazione Suppletiva: Come Superare il Difetto di Querela Post-Riforma Cartabia

La Riforma Cartabia ha introdotto cambiamenti epocali nel diritto penale, trasformando molti reati da procedibili d’ufficio a procedibili a querela. Una recente sentenza della Corte di Cassazione chiarisce un punto cruciale: il potere di contestazione suppletiva del pubblico ministero può ‘salvare’ un processo anche quando la querela manca e i termini per presentarla sono scaduti. Analizziamo questa importante decisione per capire come l’esercizio dei poteri dell’accusa si coordini con le nuove regole di procedibilità.

I fatti del caso

Il caso riguarda un’imputata accusata di furto aggravato per aver sottratto illecitamente una notevole quantità di energia elettrica da una società erogatrice. L’azione penale era stata avviata prima dell’entrata in vigore della Riforma Cartabia, quando il reato era procedibile d’ufficio.

Con l’introduzione del D.Lgs. n. 150/2022, la fattispecie di furto aggravato contestata è divenuta procedibile a querela della persona offesa. La normativa transitoria prevedeva un termine di tre mesi (scaduto il 30 marzo 2023) per le persone offese per presentare querela per i reati commessi prima della riforma. Nel caso di specie, la società che forniva energia non ha presentato alcuna querela entro tale termine.

La decisione del Tribunale e il ricorso in Cassazione

Il Tribunale di Napoli Nord, rilevata la mancanza della querela alla scadenza del termine, ha dichiarato il non doversi procedere per improcedibilità dell’azione penale. Il giudice di primo grado non ha tenuto in considerazione un fatto determinante: alla prima udienza utile, il pubblico ministero aveva effettuato una contestazione suppletiva, aggiungendo all’accusa originaria la circostanza aggravante di aver commesso il fatto su cose destinate a pubblico servizio (art. 625, n. 7, c.p.).

Questa specifica aggravante, anche dopo la Riforma Cartabia, mantiene la procedibilità d’ufficio del reato. Ciononostante, il Tribunale ha ritenuto che la causa di improcedibilità, ormai maturata, avesse un effetto preclusivo su qualsiasi attività processuale successiva.

Il Procuratore della Repubblica ha quindi presentato ricorso per cassazione, sostenendo che il Tribunale avesse errato nel non dare rilievo alla tempestiva e legittima contestazione suppletiva operata in udienza, che aveva ripristinato la condizione di procedibilità.

L’equilibrio tra Riforma Cartabia e contestazione suppletiva

Il cuore della questione giuridica risiede nel coordinamento tra l’art. 129 c.p.p. (che impone al giudice di dichiarare immediatamente le cause di non punibilità) e gli artt. 516 e ss. c.p.p. (che conferiscono al PM il potere di modificare l’imputazione). La Corte di Cassazione ha dovuto stabilire se la maturata improcedibilità per mancanza di querela fosse un ostacolo insormontabile, tale da paralizzare il potere di contestazione suppletiva del PM.

La Corte ha operato una distinzione fondamentale tra le cause di estinzione del reato (come la prescrizione), che hanno natura sostanziale e un effetto irreversibile, e la mancanza di una condizione di procedibilità (come la querela), che ha natura processuale e può essere sanata. La prescrizione estingue il reato ‘ora per allora’, rendendolo giuridicamente inesistente. La mancanza di querela, invece, è un ostacolo procedurale che può essere rimosso.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso del pubblico ministero, annullando la sentenza di proscioglimento. Secondo i giudici, negare l’efficacia della contestazione suppletiva in casi come questo creerebbe un’ingiustificata lesione del principio di obbligatorietà dell’azione penale (art. 112 Cost.) e una disparità di trattamento (art. 3 Cost.).

La sorte di un processo dipenderebbe, irragionevolmente, dal mero calendario delle udienze: un imputato il cui processo avesse avuto un’udienza prima del 30 marzo 2023 avrebbe subito la contestazione, mentre un altro, con udienza successiva, avrebbe beneficiato del proscioglimento. Questo, per la Corte, è inaccettabile.

Il potere del PM di adeguare l’imputazione ai fatti emersi è uno strumento ordinario e necessario per garantire la corretta corrispondenza tra l’accusa e la realtà storica. Tale potere può e deve essere esercitato alla prima occasione processuale utile, anche se successiva alla scadenza del termine per la querela. La contestazione suppletiva dell’aggravante che rende il reato procedibile d’ufficio elimina l’ostacolo processuale, consentendo al processo di proseguire.

In sostanza, la Corte stabilisce una sequenza logica e cronologica: prima si ‘aggiusta’ l’imputazione attraverso la contestazione, poi si valuta la sussistenza delle condizioni di procedibilità sulla base della nuova e completa accusa. L’atto del PM, quindi, ha piena efficacia giuridica e operativa.

Conclusioni

La sentenza rappresenta un punto di equilibrio fondamentale nell’applicazione della Riforma Cartabia. Essa chiarisce che il regime transitorio sulla querela non ha paralizzato i poteri del pubblico ministero. Il potere di contestazione suppletiva rimane uno strumento essenziale per assicurare che la giustizia segua il suo corso, impedendo che mere contingenze procedurali o calendarizzazioni casuali possano portare a declaratorie di improcedibilità per reati che, nella loro corretta qualificazione giuridica, lo Stato ha ancora l’obbligo di perseguire.

Dopo la Riforma Cartabia, il pubblico ministero può ancora effettuare una contestazione suppletiva se manca la querela?
Sì. La Corte di Cassazione ha affermato che il pubblico ministero può legittimamente esercitare il potere di contestazione suppletiva alla prima udienza utile, anche se è già scaduto il termine transitorio per la presentazione della querela. Se la nuova aggravante contestata rende il reato procedibile d’ufficio, l’ostacolo processuale viene rimosso e il processo prosegue.

Cosa prevale tra la scadenza del termine per la querela e il potere di contestazione suppletiva del PM?
Secondo la sentenza, il potere del pubblico ministero di modificare l’imputazione per adeguarla ai fatti prevale. La scadenza del termine per la querela crea una causa di improcedibilità che, tuttavia, non è un evento irreversibile come l’estinzione del reato. La contestazione suppletiva, se effettuata correttamente, sana questo difetto e ripristina la procedibilità.

Perché la Corte distingue tra estinzione del reato e mancanza di condizione di procedibilità?
La distinzione è cruciale. L’estinzione del reato (es. per prescrizione) è un evento sostanziale e definitivo che elimina il reato stesso, rendendo impossibile ogni prosecuzione. La mancanza di una condizione di procedibilità (es. la querela) è un ostacolo processuale che può essere superato. In questo caso, l’esercizio del potere del PM di contestare un’aggravante che rende il reato procedibile d’ufficio è l’atto che supera tale ostacolo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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