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Contestazione suppletiva e riforma Cartabia: il furto

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza di non doversi procedere per furto di energia elettrica, emessa per mancanza di querela dopo la Riforma Cartabia. La Corte ha stabilito che la contestazione suppletiva da parte del pubblico ministero, che introduce un’aggravante tale da rendere il reato procedibile d’ufficio (furto su bene destinato a pubblico servizio), è valida anche se effettuata dopo la scadenza del termine per la querela. Questo potere può essere esercitato alla prima udienza utile, garantendo la prosecuzione del processo e salvaguardando il principio di obbligatorietà dell’azione penale.

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Pubblicato il 3 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Contestazione suppletiva e Riforma Cartabia: la Cassazione fa chiarezza sulla procedibilità del furto aggravato

Con una recente sentenza, la Corte di Cassazione è intervenuta su una questione cruciale nata dall’applicazione della Riforma Cartabia: il rapporto tra la nuova procedibilità a querela per il furto aggravato e il potere del Pubblico Ministero di effettuare una contestazione suppletiva. La decisione chiarisce che il Pubblico Ministero può legittimamente contestare un’aggravante che rende il reato procedibile d’ufficio, anche dopo la scadenza del termine per la presentazione della querela, salvando così il processo dalla chiusura. Analizziamo i dettagli di questa importante pronuncia.

Il Caso: Furto di Energia Elettrica e le Conseguenze della Riforma Cartabia

Il caso ha origine da un’accusa di furto di energia elettrica ai danni di un’azienda erogatrice del servizio elettrico nazionale. L’imputato era accusato di essersi impossessato abusivamente di energia per un valore di oltre 8.000 euro.

A seguito dell’entrata in vigore della Riforma Cartabia (D.Lgs. n. 150/2022), il delitto di furto aggravato è diventato, in via generale, procedibile a querela della persona offesa. Le norme transitorie avevano fissato un termine (30 marzo 2023) entro cui le vittime di reati commessi prima della riforma potevano presentare la querela per consentire la prosecuzione dei processi in corso.

Nel caso di specie, l’azienda fornitrice di energia non aveva sporto querela entro tale data.

La Decisione del Tribunale e il Ricorso del Procuratore

Il Tribunale di primo grado, rilevata la mancata presentazione della querela nel termine previsto, ha dichiarato l’improcedibilità dell’azione penale, chiudendo di fatto il processo.

Il Procuratore Generale ha però impugnato la decisione dinanzi alla Corte di Cassazione, sostenendo che il Tribunale avesse commesso un errore. Secondo l’accusa, il reato era sin dall’inizio procedibile d’ufficio, in quanto il furto di energia elettrica sottratta a un servizio pubblico nazionale integra la circostanza aggravante prevista dall’art. 625, n. 7, cod. pen. (fatto commesso su cose destinate a pubblico servizio). Inoltre, il Pubblico Ministero aveva provveduto, alla prima udienza utile, a effettuare una contestazione suppletiva formale di tale aggravante, un’azione che il Tribunale aveva illegittimamente ignorato.

La contestazione suppletiva come strumento di procedibilità

Il cuore della questione giuridica risiede nel bilanciamento tra due istituti: da un lato, l’art. 129 del codice di procedura penale, che impone al giudice di dichiarare immediatamente l’improcedibilità quando ne ravvisa i presupposti; dall’altro, l’art. 517 c.p.p., che riconosce al Pubblico Ministero il potere di modificare l’imputazione in dibattimento.

La Riforma Cartabia ha creato una situazione peculiare per i processi già in corso, dove un reato originariamente procedibile d’ufficio diventava procedibile a querela. Se la vittima non si attivava, il processo rischiava di arenarsi. La Cassazione si è quindi chiesta se il potere di contestazione suppletiva del PM potesse ‘rianimare’ un processo destinato all’archiviazione per mancanza di querela.

Le Motivazioni della Cassazione: Coordinamento tra Norme e Principi Costituzionali

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso del Procuratore, annullando la sentenza del Tribunale e rinviando il caso a un nuovo giudizio. Le motivazioni della Corte sono articolate e toccano punti fondamentali del diritto processuale penale.

Distinzione tra Prescrizione e Mancanza di Querela

In primo luogo, la Corte distingue nettamente la mancanza di querela dalla prescrizione. La prescrizione estingue il reato in modo definitivo e irreversibile a una data certa. La condizione di procedibilità, invece, è una vicenda ‘alterna’: può mancare all’inizio, ma può sopravvenire. Non è quindi un evento tombale che impone una declaratoria di improcedibilità ‘ora per allora’ senza considerare altre dinamiche processuali.

Il Potere del Pubblico Ministero e la Prima Udienza Utile

La Corte ha affermato che negare al Pubblico Ministero la possibilità di esercitare il proprio potere di contestazione alla prima udienza utile successiva al termine per la querela rappresenterebbe un ‘ingiustificato sacrificio’ dei suoi poteri e del principio costituzionale di obbligatorietà dell’azione penale (art. 112 Cost.).

Soprattutto nei casi in cui, per le normali tempistiche processuali, non si è tenuta alcuna udienza nel periodo transitorio (30 dicembre 2022 – 30 marzo 2023), il PM deve avere la possibilità di adeguare l’imputazione alla prima occasione. La sorte del processo non può dipendere dal ‘calendario delle udienze’. La contestazione, una volta effettuata, ha piena efficacia giuridica e rende il reato procedibile d’ufficio, obbligando il giudice a proseguire con il giudizio.

Conclusioni: le Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa sentenza ha importanti implicazioni pratiche. Stabilisce un principio di coordinamento tra le nuove norme sulla procedibilità e i poteri tradizionali del Pubblico Ministero. In sintesi:
1. Il Pubblico Ministero può validamente effettuare una contestazione suppletiva per un’aggravante che rende il reato procedibile d’ufficio.
2. Tale potere può essere esercitato alla prima udienza utile, anche se successiva alla scadenza del termine per la presentazione della querela previsto dalla disciplina transitoria della Riforma Cartabia.
3. Una volta effettuata la contestazione, il reato diventa procedibile d’ufficio e il processo deve continuare, non potendo il giudice dichiarare l’improcedibilità per la pregressa mancanza di querela.

La decisione riafferma la centralità del ruolo del Pubblico Ministero e assicura che l’applicazione delle nuove norme non conduca a risultati irragionevoli o lesivi dei principi costituzionali.

Dopo la Riforma Cartabia, se la persona offesa non presenta querela per furto aggravato entro i termini, il processo deve essere sempre archiviato?
No. Se emerge o viene formalmente contestata dal pubblico ministero un’aggravante che rende il reato procedibile d’ufficio (come il furto di un bene destinato a pubblico servizio), il processo può e deve continuare.

Il pubblico ministero può effettuare una contestazione suppletiva per un’aggravante che rende il reato procedibile d’ufficio anche dopo la scadenza del termine per presentare la querela?
Sì. La Corte di Cassazione ha stabilito che il pubblico ministero può validamente effettuare la contestazione suppletiva alla prima udienza utile, anche se questa si tiene dopo la scadenza del termine per la querela, specialmente se non ci sono state udienze in quel lasso di tempo.

Qual è la differenza fondamentale tra la mancanza di querela e la prescrizione del reato secondo la Corte?
La prescrizione estingue il reato in un momento preciso e in modo irreversibile, determinando la fine del processo. La mancanza di querela, invece, è una condizione di procedibilità che può subire vicende alterne; può mancare all’inizio ma essere superata successivamente, ad esempio se il pubblico ministero modifica l’accusa contestando un’aggravante che rende il reato perseguibile d’ufficio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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