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Contestazione suppletiva e Riforma Cartabia: il furto

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza di non luogo a procedere per furto d’acqua. Il caso verteva sulla mancanza di querela a seguito della Riforma Cartabia. La Suprema Corte ha chiarito che la contestazione suppletiva di un’aggravante, come il furto di un bene destinato a pubblico servizio, rende il reato procedibile d’ufficio, superando così la necessità della querela. Anche una descrizione dei fatti che implicitamente contiene l’aggravante (contestazione non formale) è sufficiente per la procedibilità.

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Pubblicato il 11 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Contestazione Suppletiva e Riforma Cartabia: la Cassazione fa chiarezza

La recente Riforma Cartabia ha modificato profondamente il regime di procedibilità di molti reati, tra cui il furto, subordinandolo alla presentazione di una querela da parte della persona offesa. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 4549/2025, affronta un caso emblematico, spiegando come il potere di contestazione suppletiva del pubblico ministero possa superare la mancanza di querela, garantendo la prosecuzione del processo in presenza di specifiche aggravanti.

I Fatti di Causa

Il caso riguardava un imputato accusato di furto aggravato di acqua ai danni di una società di servizi idrici. L’accusa si basava sulla realizzazione di un allaccio abusivo alla rete di distribuzione pubblica. Con l’entrata in vigore della Riforma Cartabia, il delitto di furto, anche aggravato, è diventato in molti casi procedibile solo a querela.

Nel caso specifico, la società vittima del furto non aveva presentato la querela entro il termine transitorio previsto dalla nuova legge. Di conseguenza, il Tribunale di primo grado aveva dichiarato l’improcedibilità dell’azione penale, chiudendo il caso.

Il Procuratore Generale, tuttavia, ha impugnato questa decisione, sostenendo che il Tribunale avesse commesso un errore. Durante la prima udienza, infatti, il pubblico ministero aveva operato una contestazione suppletiva, aggiungendo formalmente all’accusa l’aggravante di aver commesso il fatto su un bene destinato a pubblico servizio (art. 625, n. 7, cod. pen.). Questa specifica aggravante rende il furto procedibile d’ufficio, indipendentemente dalla volontà della persona offesa.

L’importanza della Contestazione Suppletiva per la Procedibilità

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso del Procuratore Generale, annullando la sentenza del Tribunale e rinviando il processo per un nuovo giudizio. La decisione si fonda su due principi cardine:

1. La Contestazione “Non Formale”

La Corte ha innanzitutto chiarito che l’aggravante del bene destinato a pubblico servizio poteva considerarsi già presente nell’accusa originale, seppur in modo implicito o “non formale”. La descrizione stessa del fatto – un allaccio abusivo alla condotta di distribuzione di un ente gestore – rendeva manifesto che l’oggetto del furto era un bene (l’acqua) destinato a servire un numero indeterminato di persone, soddisfacendo un’esigenza di rilevanza pubblica. Questo, secondo la Corte, era sufficiente a rendere l’imputato consapevole di doversi difendere anche da tale circostanza.

2. La Piena Efficacia della Contestazione Suppletiva Formale

Ancora più importante, la Cassazione ha ribadito la piena legittimità e l’efficacia della contestazione suppletiva effettuata in udienza dal pubblico ministero. Il Codice di procedura penale (artt. 516 e ss.) conferisce al PM il potere di modificare l’imputazione quando dal dibattimento emergono nuove circostanze aggravanti.

La Corte ha stabilito che questo potere non subisce limitazioni o decadenze a seguito della Riforma Cartabia. Pertanto, anche se il termine per la presentazione della querela è scaduto, il PM può validamente contestare un’aggravante che rende il reato procedibile d’ufficio. Tale contestazione elimina l’ostacolo processuale della mancanza di querela e permette al processo di proseguire.

Le Motivazioni della Corte

I giudici della Suprema Corte hanno spiegato che la mancanza della condizione di procedibilità (la querela) non equivale all’estinzione del reato. Non si tratta di un fatto che cancella la rilevanza penale della condotta in sé. È, piuttosto, un ostacolo procedurale che può essere rimosso. La contestazione suppletiva di un’aggravante che rende il reato procedibile d’ufficio agisce proprio come meccanismo di rimozione di tale ostacolo.

La Corte ha sottolineato che questa soluzione è conforme a un orientamento giurisprudenziale consolidato, che riconosce al pubblico ministero la facoltà di modificare l’imputazione nella prima udienza utile successiva all’entrata in vigore della riforma, proprio per adeguare l’accusa alle nuove norme sulla procedibilità. Negare questo potere significherebbe creare un’irragionevole paralisi dell’azione penale per fatti che la legge continua a considerare meritevoli di essere perseguiti d’ufficio a causa della loro particolare gravità.

Conclusioni

La sentenza in esame rappresenta un importante punto fermo nell’interpretazione delle nuove norme introdotte dalla Riforma Cartabia. Essa sancisce un principio di equilibrio tra la deflazione processuale voluta dal legislatore e la necessità di non lasciare impuniti reati che ledono interessi collettivi. La decisione chiarisce che il potere di contestazione suppletiva è uno strumento fondamentale a disposizione dell’accusa per assicurare che reati aggravati, come il furto di beni destinati a un pubblico servizio, vengano perseguiti, anche quando la vittima, per qualsiasi ragione, non abbia sporto querela. La sentenza impugnata è stata quindi annullata con rinvio, e il processo dovrà riprendere il suo corso.

Dopo la Riforma Cartabia, se manca la querela per un furto, il processo si ferma sempre?
No. Se emerge un’aggravante che rende il reato procedibile d’ufficio, come il furto di un bene destinato a pubblico servizio, il processo può continuare. La contestazione di tale aggravante da parte del pubblico ministero supera la necessità della querela.

Il pubblico ministero può aggiungere un’aggravante durante il processo per superare la mancanza di querela?
Sì. La Corte di Cassazione ha confermato che il pubblico ministero ha il potere di effettuare una contestazione suppletiva in udienza per aggiungere un’aggravante che renda il reato procedibile d’ufficio, anche se il termine per presentare la querela è già scaduto.

Cosa si intende per contestazione ‘non formale’ di un’aggravante?
Si intende che un’aggravante può considerarsi contestata anche se non è esplicitamente menzionata nel capo di imputazione, a condizione che la descrizione dei fatti la renda palese. Nel caso di specie, descrivere un furto d’acqua tramite allaccio alla rete idrica pubblica implicava già la natura di bene destinato a pubblico servizio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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