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Contestazione suppletiva e Riforma Cartabia: è valida?

In un caso di furto di energia, la Riforma Cartabia ha introdotto la necessità della querela. Il Tribunale aveva archiviato il caso per la sua assenza, ma la Cassazione ha annullato la decisione. Secondo i giudici, la contestazione suppletiva fatta dal PM per aggiungere un’aggravante che rende il reato procedibile d’ufficio è pienamente valida ed efficace, anche se interviene dopo la scadenza del termine per la querela. La Corte ha sottolineato che il potere del PM di modificare l’imputazione non può essere paralizzato dalla maturazione di una causa di improcedibilità procedurale.

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Pubblicato il 13 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Contestazione Suppletiva: la Cassazione ne afferma la validità anche dopo la Riforma Cartabia

La recente Riforma Cartabia ha introdotto significative modifiche nel panorama del diritto penale, in particolare estendendo il regime di procedibilità a querela a numerosi reati prima perseguiti d’ufficio. Una questione cruciale, affrontata dalla Corte di Cassazione con la sentenza n. 14891/2024, riguarda l’efficacia della contestazione suppletiva da parte del Pubblico Ministero quando sia già maturata la causa di improcedibilità per mancanza di querela. La Corte ha fornito una risposta chiara, affermando la piena legittimità di tale strumento processuale per ripristinare la procedibilità d’ufficio.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine da un procedimento per furto aggravato di energia elettrica, commesso tramite un allaccio abusivo alla rete di una nota società di distribuzione. A seguito dell’entrata in vigore della Riforma Cartabia, tale reato, nella sua forma contestata, era divenuto procedibile solo a querela della persona offesa. Nel corso del processo, era stato fissato un termine transitorio di tre mesi per la presentazione della querela per i procedimenti già in corso. Tale termine scadeva il 30 marzo 2023 senza che la società offesa avesse sporto querela.

Alla successiva udienza del 3 maggio 2023, il Pubblico Ministero, prendendo atto della situazione, effettuava una contestazione suppletiva, aggiungendo all’accusa originaria la circostanza aggravante prevista dall’art. 625 n. 7 c.p., ovvero l’aver commesso il furto su cose destinate a pubblico servizio. Tale aggravante ripristina la procedibilità d’ufficio del reato. Nonostante ciò, il Tribunale dichiarava il non doversi procedere per mancanza di querela, ritenendo tardiva e inefficace la contestazione del PM perché intervenuta dopo la maturazione della causa di improcedibilità.

Le Motivazioni della Cassazione: Piena Efficacia della Contestazione Suppletiva

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso del Pubblico Ministero, annullando la sentenza del Tribunale. Le motivazioni si fondano su due pilastri argomentativi principali.

1. L’Aggravante Già Implicita nell’Imputazione

In primo luogo, la Corte ha osservato come l’imputazione originaria, pur non menzionando esplicitamente l’art. 625 n. 7 c.p., descriveva una condotta che intrinsecamente la conteneva. Il furto di energia tramite allaccio diretto alla rete di distribuzione nazionale dell’ente gestore è, per sua natura, un furto di un bene destinato a un servizio pubblico. La descrizione fattuale era quindi sufficiente a rendere manifesto all’imputato che avrebbe dovuto difendersi anche da tale aspetto, garantendo così il diritto di difesa e rendendo il reato procedibile d’ufficio sin dall’inizio.

2. Il Potere del PM di Effettuare la Contestazione Suppletiva non è Paralizzato

In secondo luogo, e in via dirimente, la Cassazione ha stabilito che il potere del PM di effettuare una contestazione suppletiva ai sensi dell’art. 517 c.p.p. non è inibito dalla virtuale maturazione di una causa di improcedibilità. Il sistema processuale riconosce al PM il potere-dovere di adeguare l’imputazione a quanto emerge dagli atti, anche in fasi avanzate del procedimento.

I giudici hanno chiarito che negare l’efficacia di tale atto propulsivo sarebbe irragionevolmente discriminatorio, specialmente in un contesto, come quello di specie, in cui il PM non aveva avuto la possibilità materiale di agire prima a causa di un rinvio dell’udienza. Bloccare l’azione penale per una scadenza procedurale, impedendo al contempo al suo titolare di utilizzare gli strumenti ordinari per superarla, si porrebbe in conflitto con i principi costituzionali di obbligatorietà dell’azione penale (art. 112 Cost.) e di uguaglianza (art. 3 Cost.).

La Corte ha inoltre distinto questa situazione da quella relativa alla prescrizione del reato (analizzata nella nota sentenza delle Sezioni Unite ‘Domingo’), sottolineando la diversa natura dei due istituti: la mancanza di querela è un ostacolo meramente procedurale, mentre la prescrizione è una causa estintiva sostanziale del reato.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche della Sentenza

La decisione della Cassazione assume un’importanza fondamentale nell’assetto processuale post-Riforma Cartabia. Essa riafferma la centralità del potere del Pubblico Ministero di definire e precisare il perimetro dell’accusa nel corso del processo. La sentenza stabilisce un principio chiaro: la maturazione di una causa di improcedibilità procedurale, come la scadenza del termine per la querela, non sterilizza l’attività processuale e non preclude al PM di esercitare le proprie prerogative, come la contestazione suppletiva, per assicurare la prosecuzione del giudizio quando i fatti lo giustifichino. Si tratta di una vittoria per la coerenza del sistema, che bilancia le nuove garanzie per l’imputato con l’esigenza di non paralizzare l’esercizio dell’azione penale.

Dopo la Riforma Cartabia, la contestazione suppletiva di un’aggravante può rendere procedibile d’ufficio un reato per cui è scaduto il termine per la querela?
Sì, la Corte di Cassazione ha stabilito che il PM può validamente effettuare una contestazione suppletiva che rende il reato procedibile d’ufficio, anche se il termine per la presentazione della querela è già scaduto. L’efficacia di tale atto non è inibita dalla maturazione virtuale della causa di improcedibilità.

Il furto di energia elettrica dalla rete nazionale può essere considerato di per sé aggravato perché destinato a pubblico servizio?
Sì, la sentenza afferma che la menzione nel capo di imputazione di un ‘allaccio diretto alla rete di distribuzione’ è una descrizione sufficiente a contestare di fatto l’aggravante della destinazione a pubblico servizio, rendendo il reato procedibile d’ufficio anche senza l’indicazione esplicita della norma.

Qual è la differenza tra la causa di improcedibilità per mancanza di querela e la prescrizione del reato secondo questa sentenza?
La sentenza chiarisce che l’improcedibilità per mancanza di querela è un ostacolo di natura procedurale che può essere superato da atti processuali come la contestazione suppletiva. La prescrizione, invece, è una causa di estinzione del reato di natura sostanziale, con effetti più pervasivi e non superabili allo stesso modo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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