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Contestazione suppletiva e querela: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha stabilito che il potere del Pubblico Ministero di effettuare una contestazione suppletiva, aggiungendo un’aggravante che rende il reato procedibile d’ufficio, prevale sulla causa di improcedibilità derivante dalla mancata presentazione della querela nei termini. In un caso di furto di energia elettrica, divenuto procedibile a querela con la Riforma Cartabia, la Corte ha annullato il proscioglimento, affermando che la modifica dell’imputazione durante l’udienza ‘sana’ il vizio procedurale, consentendo al processo di proseguire.

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Pubblicato il 5 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Contestazione Suppletiva: Può Salvare un Processo Senza Querela?

La recente Riforma Cartabia ha modificato il regime di procedibilità per numerosi reati, tra cui il furto aggravato, subordinandolo alla presentazione di una querela. Questa novità ha sollevato un’importante questione processuale: cosa succede se la querela manca e il termine per presentarla è scaduto, ma durante il processo emerge un’aggravante che renderebbe il reato procedibile d’ufficio? La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 28108/2024, offre una risposta chiara, affermando la prevalenza del potere di contestazione suppletiva del Pubblico Ministero sulla causa di improcedibilità.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine da un’imputazione per furto di energia elettrica, aggravato dalla violenza sulle cose (manomissione del contatore). A seguito dell’entrata in vigore del D.Lgs. n. 150/2022 (Riforma Cartabia), tale reato è diventato procedibile a querela. Nel procedimento in esame, la società erogatrice dell’energia non aveva presentato querela entro il termine transitorio del 30 marzo 2023.

Di conseguenza, il Tribunale di primo grado, rilevando la mancanza di questa condizione di procedibilità, aveva dichiarato il proscioglimento dell’imputato ai sensi dell’art. 129 del codice di procedura penale.

Il Potere di Contestazione Suppletiva del PM

Durante la stessa udienza, il Pubblico Ministero aveva tentato di superare l’ostacolo procedurale attraverso una contestazione suppletiva. In particolare, aveva chiesto di aggiungere all’imputazione l’aggravante prevista dall’art. 625, n. 7, c.p., ovvero l’aver commesso il furto su cose destinate a pubblico servizio. La presenza di tale aggravante avrebbe reso il reato procedibile d’ufficio, rendendo di fatto irrilevante la mancanza di querela.

Il Tribunale, tuttavia, aveva respinto questa richiesta, sostenendo che una modifica dell’imputazione in peius (peggiorativa per l’imputato) non fosse possibile una volta che il reato era già diventato ex lege improcedibile. Contro questa decisione, il Procuratore Generale ha proposto ricorso diretto in Cassazione.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso, annullando la sentenza di proscioglimento. Il fulcro del ragionamento risiede nel bilanciamento tra due norme cardine del processo penale: l’art. 129 c.p.p., che impone al giudice di dichiarare immediatamente le cause di non punibilità, e l’art. 517 c.p.p., che conferisce al Pubblico Ministero il potere-dovere di modificare l’imputazione in dibattimento.

La Corte ha chiarito che la declaratoria di improcedibilità non è un evento automatico che cristallizza la situazione processuale e inibisce ogni altra attività. Al contrario, essa deve essere preceduta dalla completa definizione del thema decidendi (l’oggetto del giudizio), che include le eventuali modifiche dell’imputazione.

Secondo la Cassazione, la contestazione suppletiva è uno strumento fondamentale per garantire la corrispondenza tra l’accusa e i fatti concretamente emersi. Quando il PM esercita tale potere, l’imputazione si modifica e il giudice deve valutare la procedibilità con riferimento alla nuova e completa fattispecie contestata.

Nel caso specifico, la contestazione dell’aggravante della destinazione a pubblico servizio ha trasformato il reato in una fattispecie procedibile d’ufficio. Di conseguenza, l’ostacolo processuale della mancanza di querela è stato rimosso prima che potesse essere emessa una pronuncia definitiva. L’efficacia della contestazione suppletiva, pertanto, è tale da “curare” la virtuale improcedibilità, permettendo al processo di proseguire.

Le Conclusioni

La sentenza stabilisce un principio di diritto di notevole importanza pratica, specialmente nel contesto del regime transitorio introdotto dalla Riforma Cartabia. Viene affermata la piena operatività del potere del Pubblico Ministero di adeguare l’accusa alla realtà fattuale emersa in dibattimento. Questa facoltà non viene paralizzata dal maturare di una causa di improcedibilità di natura puramente processuale come la mancanza di querela.

In definitiva, la Corte ha privilegiato una visione dinamica del processo, in cui la corretta qualificazione giuridica del fatto deve prevalere su un’applicazione rigida e formalistica delle norme sulla procedibilità. La contestazione suppletiva si conferma così uno strumento essenziale per assicurare che reati di particolare rilievo sociale, come quelli contro beni destinati a servizi pubblici, non sfuggano alla giustizia per via di sopravvenute modifiche procedurali.

Un reato può diventare procedibile d’ufficio durante il processo se inizialmente era a querela?
Sì. Secondo la sentenza, se durante il dibattimento il Pubblico Ministero effettua una contestazione suppletiva aggiungendo una circostanza aggravante che rende il reato procedibile d’ufficio, questa modifica prevale. L’azione penale può quindi proseguire anche se la querela, inizialmente necessaria, non è stata presentata.

Perché il potere del PM di modificare l’accusa prevale sulla mancanza di querela?
La Corte di Cassazione ha stabilito che la mancanza di querela è una causa di “improcedibilità” (un ostacolo procedurale), non di “estinzione del reato” (che ha natura sostanziale). Gli ostacoli procedurali possono essere superati da atti processuali successivi, come la contestazione suppletiva. Tale atto, modificando la natura del reato contestato, deve essere valutato dal giudice prima di dichiarare l’improcedibilità, poiché potrebbe aver rimosso l’ostacolo stesso.

Qual è l’effetto pratico di questa sentenza?
L’effetto pratico è che la sentenza di proscioglimento è stata annullata e il processo dovrà proseguire davanti alla Corte d’Appello. Il giudizio si baserà sulla nuova imputazione, che include l’aggravante del furto su cose destinate a pubblico servizio, e quindi non richiederà più la condizione della querela per poter essere portato a termine.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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