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Contestazione suppletiva e querela: il PM salva il processo

Il caso riguarda un furto di energia elettrica, divenuto procedibile a querela con la Riforma Cartabia. In assenza di querela, il Tribunale dichiara l’improcedibilità. La Cassazione annulla la decisione, stabilendo che la contestazione suppletiva di un’aggravante che rende il reato procedibile d’ufficio, effettuata dal PM alla prima udienza utile, è valida e rimuove l’ostacolo processuale, consentendo al processo di proseguire.

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Pubblicato il 11 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Contestazione Suppletiva e Querela: Come il PM Può Salvare un Processo

La Riforma Cartabia ha introdotto significative modifiche al regime di procedibilità di numerosi reati, trasformandoli da procedibili d’ufficio a procedibili a querela di parte. Questa novità ha creato complesse questioni applicative nei processi in corso, come evidenziato dalla recente sentenza della Corte di Cassazione. Il caso in esame offre un chiaro esempio di come gli strumenti processuali, in particolare la contestazione suppletiva, possano essere utilizzati per superare ostacoli procedurali sopravvenuti, garantendo la prosecuzione dell’azione penale. La Suprema Corte ha chiarito il rapporto tra la mancanza di querela e il potere del Pubblico Ministero di modificare l’imputazione in dibattimento.

I Fatti di Causa: Dal Furto di Energia all’Improcedibilità

Una persona veniva chiamata a giudizio per il reato di furto aggravato, accusata di essersi impossessata di un ingente quantitativo di energia elettrica utilizzando un mezzo fraudolento, ovvero riattivando abusivamente un’utenza cessata. Con l’entrata in vigore della Riforma Cartabia (D.Lgs. 150/2022), tale reato è divenuto procedibile a querela. La legge ha previsto un termine transitorio (fissato al 30 marzo 2023) entro cui le persone offese nei procedimenti già pendenti avrebbero potuto presentare la querela per consentire la prosecuzione del processo. Nel caso di specie, la querela non veniva presentata entro tale termine.

La Decisione del Tribunale e l’Intervento del PM

Il Tribunale di primo grado, rilevata la mancanza della condizione di procedibilità, si avviava a pronunciare una sentenza di non doversi procedere. Tuttavia, nel corso dell’udienza del 16 novembre 2023, il Pubblico Ministero effettuava una contestazione suppletiva ai sensi dell’art. 517 c.p.p., aggiungendo all’imputazione originaria la circostanza aggravante del furto commesso su cose destinate a pubblica utilità (art. 625, n. 7, c.p.). Tale aggravante, a differenza di altre, rende il reato di furto procedibile d’ufficio anche secondo la nuova normativa. Ciononostante, il Tribunale riteneva che la causa di improcedibilità si fosse già consolidata alla data del 30 marzo 2023, rendendo inefficace la successiva modifica dell’accusa, e proscioglieva l’imputata.

Il Ricorso in Cassazione e il Ruolo della Contestazione Suppletiva

Il Procuratore Generale ha impugnato la sentenza dinanzi alla Corte di Cassazione, sostenendo che il Tribunale avesse errato nel dichiarare l’inefficacia della contestazione suppletiva. Secondo il ricorrente, tale atto, legittimamente compiuto dal PM, aveva l’effetto di ripristinare la procedibilità d’ufficio del reato, rimuovendo l’ostacolo processuale derivante dalla mancata presentazione della querela.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso, annullando la sentenza impugnata e fornendo un’importante chiave di lettura del rapporto tra l’art. 129 c.p.p. (obbligo di immediata declaratoria di determinate cause di non punibilità) e l’art. 517 c.p.p. (potere di modifica dell’imputazione).

La Prevalenza dell’Atto Propulsivo del PM

Il Collegio ha stabilito che la mancanza di una condizione di procedibilità, come la querela, costituisce un ostacolo di natura processuale. Il potere del Pubblico Ministero di effettuare una contestazione suppletiva è uno strumento fondamentale per adeguare l’accusa alle risultanze processuali e garantire il principio di legalità dell’azione penale. Quando il PM, esercitando tale potere, contesta un’aggravante che rende il reato procedibile d’ufficio, elimina di fatto l’ostacolo processuale. Il giudice, al momento della decisione, deve valutare la situazione processuale esistente in quel preciso istante. Nel caso specifico, al momento delle conclusioni, l’ostacolo era stato rimosso dalla valida contestazione del PM; pertanto, il giudice non avrebbe dovuto dichiarare l’improcedibilità.

Differenza tra Improcedibilità e Prescrizione

La Corte ha operato una distinzione cruciale tra la causa di improcedibilità per mancanza di querela e la causa di estinzione del reato per prescrizione. Mentre la prescrizione ha natura sostanziale e, una volta maturata, estingue il reato con efficacia retroattiva (‘ora per allora’), neutralizzando anche gli atti processuali successivi (principio affermato dalle Sezioni Unite ‘Domingo’), l’improcedibilità ha natura processuale. La sua verifica va compiuta ‘ora per ora’, avendo riguardo alla situazione esistente nel momento in cui la pronuncia deve essere assunta. Se l’impedimento a procedere è stato rimosso prima della decisione, sarebbe irragionevole dichiarare l’impossibilità di proseguire l’azione penale.

Le Conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha affermato un principio di fondamentale importanza pratica: il Pubblico Ministero può validamente effettuare una contestazione suppletiva per introdurre un’aggravante che renda il reato procedibile d’ufficio, anche dopo la scadenza del termine previsto dalla normativa transitoria per la presentazione della querela. Tale atto è pienamente efficace e prevale sulla causa di improcedibilità ‘virtualmente’ maturata, poiché rimuove l’ostacolo processuale prima della pronuncia del giudice. La sentenza riafferma la centralità del potere del PM nel definire l’oggetto del processo e assicura che le sopravvenute modifiche normative non paralizzino irragionevolmente l’esercizio dell’azione penale.

Una contestazione suppletiva può superare la mancanza di querela richiesta dalla Riforma Cartabia?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, se il Pubblico Ministero contesta in udienza una circostanza aggravante che rende il reato procedibile d’ufficio, questa modifica è valida ed efficace. Essa rimuove l’ostacolo processuale creato dalla mancata presentazione della querela, consentendo al processo di proseguire.

La scadenza del termine per presentare la querela rende inefficace la successiva modifica dell’accusa?
No. La Corte ha chiarito che il potere del Pubblico Ministero di modificare l’imputazione non è limitato dalla scadenza del termine transitorio per la presentazione della querela. L’importante è che la contestazione avvenga prima che il giudice pronunci la sentenza di improcedibilità.

Qual è la differenza tra gli effetti della prescrizione e quelli della mancanza di querela?
La prescrizione è una causa di estinzione del reato di natura sostanziale che, una volta maturata, ha efficacia retroattiva e definitiva. La mancanza di querela, invece, è un ostacolo di natura processuale. La sua sussistenza va valutata al momento della decisione e, se nel frattempo l’ostacolo viene rimosso (ad esempio, tramite una contestazione suppletiva), il processo può continuare.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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