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Contestazione suppletiva e procedibilità d’ufficio

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza di non doversi procedere per furto di energia elettrica, emessa per mancanza di querela a seguito della Riforma Cartabia. La Suprema Corte ha stabilito che il pubblico ministero può legittimamente effettuare una contestazione suppletiva, aggiungendo un’aggravante che rende il reato procedibile d’ufficio, anche dopo la scadenza del termine per presentare la querela. Questo potere prevale sulla declaratoria di improcedibilità, garantendo l’esercizio dell’azione penale.

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Pubblicato il 27 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Contestazione Suppletiva: la Mossa del PM che Salva il Processo

La Riforma Cartabia ha trasformato il regime di procedibilità di molti reati, incluso il furto, subordinandolo alla presentazione di una querela. Ma cosa succede se la querela non viene presentata entro i termini? Il processo finisce inevitabilmente? Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha chiarito un punto cruciale: il potere del pubblico ministero di effettuare una contestazione suppletiva può cambiare le carte in tavola, rendendo un reato procedibile d’ufficio e consentendo al processo di proseguire.

I Fatti di Causa

Il caso riguardava un’imputata accusata di essersi impossessata di un ingente quantitativo di energia elettrica, sottraendola al servizio elettrico nazionale tramite la riattivazione abusiva di un misuratore all’interno dei locali della sua società. L’accusa iniziale era di furto aggravato ai sensi degli articoli 624 e 625, n. 2, del codice penale.

La Decisione del Tribunale e l’Impatto della Riforma Cartabia

Con l’entrata in vigore della Riforma Cartabia (d.lgs. n. 150/2022), la fattispecie di furto contestata è divenuta perseguibile a querela della persona offesa. La legge prevedeva un termine transitorio per la presentazione della querela per i procedimenti già in corso. In questo caso, alla scadenza del termine, nessuna querela era stata sporta.

Di conseguenza, il Tribunale di Salerno aveva dichiarato il non doversi procedere per mancanza della necessaria condizione di procedibilità. Il giudice di primo grado aveva inoltre ritenuto irrilevante la mossa del pubblico ministero che, in udienza, aveva operato una contestazione suppletiva, aggiungendo l’aggravante di aver commesso il fatto su cose destinate a pubblico servizio (art. 625, n. 7, c.p.). Tale aggravante avrebbe reso il reato procedibile d’ufficio, ma il Tribunale l’aveva considerata tardiva, poiché la condizione di procedibilità era già venuta meno.

Il Ricorso del Procuratore e la questione della contestazione suppletiva

Il Procuratore Generale presso la Corte di Appello ha impugnato la sentenza, sostenendo che il Tribunale avesse errato. Secondo il ricorrente, la contestazione suppletiva dell’aggravante, che rendeva il reato procedibile d’ufficio, era un legittimo esercizio dei poteri del pubblico ministero (art. 517 c.p.p.). Ignorare tale contestazione significava violare le norme processuali e ledere il potere dell’accusa di modificare l’imputazione in base a quanto emerso nel corso del procedimento.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso, fornendo un’interpretazione coordinata delle norme processuali di fondamentale importanza pratica.

La Corte ha stabilito che il potere del pubblico ministero di modificare l’imputazione attraverso una contestazione suppletiva non è limitato dalla scadenza del termine per la presentazione della querela. I giudici hanno sottolineato come il sistema processuale debba bilanciare due esigenze: da un lato, l’obbligo del giudice di dichiarare immediatamente l’improcedibilità (art. 129 c.p.p.); dall’altro, il potere-dovere del PM di adeguare l’accusa alle risultanze processuali (artt. 516 e 517 c.p.p.).

Secondo la Cassazione, negare l’efficacia della contestazione suppletiva in questi casi creerebbe una situazione irragionevole e contraria ai principi costituzionali. L’esito del processo dipenderebbe dalla casualità del calendario delle udienze: se un’udienza fosse stata fissata prima della scadenza del termine per la querela, il PM avrebbe potuto agire; in caso contrario, no. Questo contrasta con il principio di obbligatorietà dell’azione penale e di uguaglianza.

La mancanza della condizione di procedibilità (la querela) è una vicenda che può subire mutamenti. A differenza della prescrizione, che estingue il reato in modo definitivo e irreversibile, l’improcedibilità può essere superata. La contestazione suppletiva di un’aggravante che muta il regime di procedibilità è proprio lo strumento che l’ordinamento fornisce al PM per “ripristinare” la procedibilità d’ufficio.

Le Conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza del Tribunale con rinvio per un nuovo giudizio. Ha affermato il seguente principio: il pubblico ministero può validamente effettuare la contestazione suppletiva di una circostanza aggravante che renda il reato procedibile d’ufficio, anche se il termine per la presentazione della querela è già scaduto. Tale contestazione ha piena efficacia giuridica, elimina l’ostacolo processuale e consente la prosecuzione dell’azione penale. Questa decisione fornisce un’indicazione chiara per tutti i procedimenti influenzati dalla Riforma Cartabia, salvaguardando i poteri dell’accusa e la logica del sistema processuale.

Cosa accade se un reato diventa procedibile a querela dopo l’inizio del processo e la querela non viene presentata entro il termine?
In linea di principio, il giudice dovrebbe dichiarare il non doversi procedere per mancanza di una condizione di procedibilità. Tuttavia, come chiarito da questa sentenza, l’azione penale può comunque proseguire se il pubblico ministero modifica l’imputazione, aggiungendo un’aggravante che rende il reato procedibile d’ufficio.

Il pubblico ministero può effettuare una contestazione suppletiva per rendere un reato procedibile d’ufficio dopo che è scaduto il termine per la querela?
Sì. La Corte di Cassazione ha stabilito che il potere del pubblico ministero di effettuare una contestazione suppletiva, riconosciuto dal codice di procedura penale, non è limitato dalla scadenza del termine transitorio per la presentazione della querela. Tale contestazione è pienamente efficace e permette al processo di continuare.

Perché la mancanza di querela è trattata diversamente dalla prescrizione del reato?
La prescrizione è una causa di estinzione del reato che opera in modo definitivo e irreversibile: una volta maturata, il reato si estingue e non può “rivivere”. La condizione di procedibilità, come la querela, ha invece una natura dinamica: può mancare all’inizio ma sopraggiungere in seguito, oppure può essere superata, come in questo caso, da una modifica dell’imputazione che cambia il regime di procedibilità da querela a d’ufficio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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