LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Contestazione suppletiva e furto: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza di non luogo a procedere per furto di energia elettrica. La Riforma Cartabia aveva reso il reato procedibile a querela, ma la querela mancava. Il Pubblico Ministero aveva però operato una contestazione suppletiva, aggiungendo l’aggravante della destinazione a pubblico servizio, che rende il reato procedibile d’ufficio. La Cassazione ha ritenuto tale contestazione tempestiva e legittima, in quanto effettuata alla prima udienza utile, e ha inoltre specificato che la descrizione dell’allaccio abusivo alla rete pubblica costituiva già di per sé una contestazione ‘in fatto’ dell’aggravante.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 17 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Contestazione Suppletiva e Furto di Energia: La Cassazione sulla Riforma Cartabia

Con la recente sentenza n. 34685/2024, la Corte di Cassazione è tornata su un tema cruciale della procedura penale, reso ancora più attuale dalla Riforma Cartabia: il rapporto tra la contestazione suppletiva del Pubblico Ministero e la sopravvenuta improcedibilità per mancanza di querela. Il caso specifico riguardava un furto di energia elettrica, ma i principi espressi hanno una portata ben più ampia, ridefinendo i poteri delle parti nel processo penale.

Il Caso: Furto di Energia e la Mancata Querela

Il procedimento nasceva da un’accusa di furto di energia elettrica, aggravato dalla violenza sulle cose. L’imputato si era impossessato dell’energia tramite un allaccio abusivo diretto alla rete di distribuzione di una società erogatrice. Con l’entrata in vigore della Riforma Cartabia, questa tipologia di furto è diventata procedibile solo a seguito di querela della persona offesa. Nel caso di specie, la società fornitrice dell’energia non aveva sporto querela entro il termine transitorio previsto dalla legge. Di conseguenza, il Tribunale di primo grado aveva dichiarato il non doversi procedere per difetto della condizione di procedibilità.

La mossa del Pubblico Ministero e la Contestazione Suppletiva

Di fronte a questa situazione, il Pubblico Ministero, alla prima udienza utile, aveva giocato una carta fondamentale: aveva proceduto a una contestazione suppletiva, ai sensi dell’art. 517 c.p.p., aggiungendo all’imputazione originaria la circostanza aggravante della destinazione a pubblico servizio del bene sottratto (l’energia elettrica), prevista dall’art. 625, n. 7 del codice penale. Tale aggravante ha un effetto dirimente: rende il reato di furto procedibile d’ufficio, superando così la necessità della querela. Il Tribunale, tuttavia, aveva ritenuto tale contestazione tardiva e inefficace, poiché intervenuta dopo la scadenza del termine per la presentazione della querela, momento in cui il reato era, a suo avviso, già divenuto improcedibile.

Le Motivazioni della Cassazione: Potere del PM e Contestazione in Fatto

La Suprema Corte ha ribaltato completamente la decisione del Tribunale, accogliendo il ricorso del Procuratore Generale. Le motivazioni si fondano su due pilastri argomentativi di grande importanza.

La Piena Legittimità della Contestazione Suppletiva

In primo luogo, la Cassazione ha stabilito che la contestazione suppletiva era stata effettuata in modo tempestivo e legittimo. Il potere del Pubblico Ministero di modificare l’imputazione non può essere paralizzato da una causa di improcedibilità sopravvenuta per una modifica legislativa esterna al processo. Il PM ha agito correttamente, esercitando il proprio potere-dovere alla prima occasione processuale utile. Ritenere il contrario significherebbe sterilizzare un fondamentale strumento processuale e violare il principio di obbligatorietà dell’azione penale. La causa di improcedibilità, secondo la Corte, non opera automaticamente, ma deve essere dichiarata dal giudice, e prima di tale declaratoria le parti devono avere la possibilità di esercitare tutte le loro facoltà, inclusa quella di modificare l’imputazione.

L’Aggravante Già Esistente nella Contestazione ‘in Fatto’

In secondo luogo, e questo è un punto di particolare interesse, la Corte ha affermato che, a ben vedere, l’aggravante della destinazione a pubblico servizio era già implicitamente presente nell’imputazione originaria. La descrizione della condotta – un “allaccio diretto alla rete della società Enel” – era sufficientemente chiara ed evocativa da far comprendere all’imputato che il bene sottratto era destinato a un servizio pubblico. Si trattava, quindi, di una ‘contestazione in fatto’. Quando la descrizione del comportamento contestato contiene in sé gli elementi costitutivi di un’aggravante, questa si considera validamente contestata anche senza un esplicito richiamo normativo. L’imputato era quindi fin dall’inizio nella condizione di difendersi anche da questa specifica circostanza.

Le Conclusioni

La sentenza consolida due principi fondamentali. Primo, il potere del Pubblico Ministero di effettuare una contestazione suppletiva è uno strumento essenziale per adeguare l’accusa alle risultanze processuali e non può essere limitato da cause di improcedibilità maturate ‘medio tempore’, specialmente quando non vi sono state occasioni processuali precedenti per intervenire. Secondo, la validità di una ‘contestazione in fatto’ viene rafforzata: una descrizione dettagliata e precisa della condotta delittuosa può essere sufficiente a ritenere contestata un’aggravante, garantendo comunque il pieno diritto di difesa dell’imputato. La decisione, pertanto, rappresenta un importante punto di equilibrio tra le garanzie difensive e l’efficienza dell’azione penale.

Dopo la Riforma Cartabia, può il PM usare una contestazione suppletiva per rendere un reato procedibile d’ufficio dopo la scadenza del termine per la querela?
Sì. La Corte di Cassazione ha stabilito che se la contestazione suppletiva, con cui si aggiunge un’aggravante che rende il reato procedibile d’ufficio, viene effettuata alla prima udienza utile, essa è pienamente valida ed efficace, anche se il termine per presentare la querela è già scaduto.

È necessario che l’aggravante della ‘destinazione a pubblico servizio’ sia esplicitamente menzionata nel capo d’imputazione per il furto di energia?
Non necessariamente. Secondo la sentenza, se il capo d’imputazione descrive in modo chiaro e inequivocabile la condotta, come un allaccio abusivo alla rete di distribuzione pubblica, tale descrizione può essere considerata una ‘contestazione in fatto’ dell’aggravante, rendendola valida ai fini della procedibilità e della pena.

Quale principio prevale tra l’obbligo del giudice di dichiarare subito l’improcedibilità e il diritto del PM di modificare l’imputazione?
Il diritto del Pubblico Ministero di esercitare le sue facoltà processuali, come la contestazione suppletiva, nel momento corretto (ad esempio, durante il dibattimento), prevale su una declaratoria immediata e prematura di improcedibilità da parte del giudice. Il processo deve consentire alle parti di espletare i propri diritti prima di giungere a una conclusione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati