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Contestazione in fatto: furto aggravato e querela

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza di non doversi procedere per furto di energia elettrica. La Corte ha stabilito che, sebbene mancasse la querela, la descrizione dei fatti nell’imputazione (l’allaccio abusivo alla rete pubblica) integrava già una contestazione in fatto dell’aggravante del bene destinato a pubblico servizio, rendendo il reato procedibile d’ufficio. Il giudice di primo grado, inoltre, ha errato nel negare al PM la possibilità di modificare formalmente l’accusa.

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Pubblicato il 1 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Contestazione in Fatto: la Cassazione sul Furto di Energia Elettrica

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 26145/2024, ha chiarito un importante principio in materia di furto aggravato e procedibilità. La decisione si concentra sul concetto di contestazione in fatto, affermando che la descrizione dettagliata della condotta nel capo d’imputazione può essere sufficiente a configurare un’aggravante che rende il reato procedibile d’ufficio, anche in assenza della querela della persona offesa e della formale indicazione numerica della norma violata. Questo caso offre spunti fondamentali sulla prevalenza della sostanza sulla forma nel processo penale.

I fatti del caso

Il procedimento vedeva due persone imputate per furto di energia elettrica ai danni della società nazionale di distribuzione. Il reato era stato commesso tramite un allaccio abusivo e diretto alla rete di distribuzione. A seguito della cosiddetta Riforma Cartabia, che ha esteso la procedibilità a querela per il reato di furto anche in presenza di alcune aggravanti, il Tribunale di primo grado aveva dichiarato il non doversi procedere per mancanza di querela da parte della società fornitrice di energia.

Il ricorso del Pubblico Ministero e la questione della contestazione in fatto

Il Pubblico Ministero ha proposto ricorso diretto in Cassazione (per saltum), sollevando due questioni cruciali.
In primo luogo, ha lamentato che il giudice di merito gli avesse impedito, prima della discussione finale, di formulare una contestazione suppletiva per l’aggravante di cui all’art. 625, n. 7 del codice penale, ovvero l’aver commesso il fatto su cose destinate a pubblico servizio. Tale aggravante, a differenza di quella originariamente contestata, avrebbe reso il reato procedibile d’ufficio, superando l’ostacolo della mancanza di querela.

In secondo luogo, e in via ancora più dirimente, il ricorrente ha sostenuto che tale aggravante dovesse considerarsi già implicitamente contestata. La descrizione della condotta – impossessamento di energia elettrica in danno del gestore nazionale mediante allaccio diretto alla rete di distribuzione – conteneva già tutti gli elementi fattuali della destinazione a pubblico servizio del bene sottratto. Si trattava, quindi, di una perfetta ipotesi di contestazione in fatto.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso, annullando la sentenza impugnata e rinviando gli atti al Tribunale. Le motivazioni si fondano su due pilastri argomentativi interconnessi.

Nullità Assoluta per Violazione delle Prerogative del PM

Innanzitutto, la Corte ha rilevato una nullità assoluta e insanabile del provvedimento. Il giudice di primo grado, impedendo al Pubblico Ministero di esercitare il suo potere-dovere di modificare l’imputazione, ha violato norme processuali fondamentali che attengono all’iniziativa del PM nell’esercizio dell’azione penale. Il Pubblico Ministero è il dominus dell’azione e il giudice non può precludergli la facoltà di adeguare l’accusa alle risultanze processuali, salvo l’ipotesi (non ricorrente nel caso di specie) di contestazione di un fatto completamente nuovo.

La Prevalenza della Sostanza sulla Forma: la Contestazione in Fatto

Il punto centrale della decisione riguarda però la contestazione in fatto. La Cassazione ha ribadito il suo consolidato orientamento secondo cui, ai fini della completezza dell’imputazione e della garanzia del diritto di difesa, contano i contenuti sostanziali degli enunciati più che le indicazioni ‘letterali’ e ‘numeriche’ degli articoli di legge.

Nel caso specifico, l’imputazione descriveva chiaramente il furto di un bene, l’energia elettrica, erogato da un ente gestore di un servizio pubblico essenziale per la collettività e sottratto tramite un collegamento abusivo alla rete pubblica. Questi elementi, secondo la Corte, sono ‘connotati evocativi’ sufficientemente chiari e idonei a far comprendere all’imputato che l’accusa non riguardava un bene qualunque, ma uno destinato a pubblico servizio. L’aggravante era, per così dire, ‘autoevidente’ dalla narrazione del fatto. Di conseguenza, il reato era già ab origine procedibile d’ufficio, e la questione della querela non avrebbe dovuto nemmeno porsi.

Le conclusioni

La sentenza riafferma un principio di cruciale importanza pratica: nel processo penale, la sostanza prevale sulla forma. Un’imputazione è correttamente formulata quando descrive i fatti in modo tale da permettere all’imputato di comprendere pienamente ogni profilo dell’accusa e di difendersi adeguatamente. Se da tale descrizione emergono in modo inequivocabile gli elementi di un’aggravante, questa si deve ritenere validamente contestata anche senza la sua esplicita menzione numerica. Questa decisione, pertanto, non solo censura un errore procedurale del giudice di merito, ma fornisce anche un criterio guida per distinguere tra contestazioni meramente formali e contestazioni sostanziali, garantendo al contempo l’efficacia dell’azione penale e il pieno rispetto del diritto di difesa.

Quando un furto è procedibile d’ufficio anche senza la menzione esplicita di un’aggravante?
Quando la descrizione dei fatti contenuta nel capo d’imputazione è così chiara e precisa da includere inequivocabilmente tutti gli elementi costitutivi di una circostanza aggravante che rende il reato procedibile d’ufficio, come nel caso del furto di un bene destinato a pubblico servizio.

Può un giudice impedire al Pubblico Ministero di modificare l’imputazione durante il processo?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che il Pubblico Ministero è il ‘dominus’ dell’azione penale e ha il potere-dovere di modificare l’imputazione. Impedirgli di farlo costituisce una violazione delle norme processuali che determina la nullità assoluta del provvedimento.

Il furto di energia elettrica dalla rete di distribuzione nazionale è sempre considerato un furto aggravato su cosa destinata a pubblico servizio?
Sì, la sentenza conferma che l’energia elettrica fornita dalla rete nazionale è un bene destinato a soddisfare un bisogno essenziale della collettività. Pertanto, la sua sottrazione mediante un allaccio abusivo integra la circostanza aggravante della destinazione a pubblico servizio, rendendo il reato procedibile d’ufficio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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