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Consumo di gruppo: quando è reato? La Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per reati legati agli stupefacenti. La difesa, basata sull’ipotesi di consumo di gruppo, è stata respinta poiché non sussistevano i requisiti richiesti dalla giurisprudenza: l’acquisto non era stato concordato né finanziato preventivamente dal gruppo, ma effettuato dal solo imputato che poi avrebbe ceduto la sostanza a un’altra persona, configurandosi come una cessione e non un acquisto collettivo.

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Pubblicato il 27 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Consumo di Gruppo di Stupefacenti: La Cassazione Chiarisce i Limiti della Non Punibilità

L’acquisto di sostanze stupefacenti da parte di più persone solleva spesso complessi interrogativi legali. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce sui criteri per distinguere il consumo di gruppo, penalmente irrilevante, dalla cessione illecita. La pronuncia sottolinea come, in assenza di un mandato collettivo preventivo, l’acquisto effettuato da un singolo configuri un reato, anche se la sostanza è destinata ad essere consumata con altri.

Il Caso in Breve

Un individuo, condannato in primo e secondo grado per reati legati agli stupefacenti ai sensi dell’art. 73 del d.P.R. 309/1990, ha presentato ricorso in Cassazione. La sua linea difensiva si basava sull’ipotesi che l’acquisto della sostanza fosse finalizzato a un consumo di gruppo con un’altra persona. Sosteneva, quindi, che non si trattasse di spaccio, ma di un acquisto condiviso per uso personale. La Corte d’Appello aveva già respinto questa tesi, confermando la condanna, e l’imputato ha tentato di far valere le sue ragioni davanti alla Suprema Corte.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la decisione dei giudici di merito. Le ragioni di questa scelta sono sia di natura procedurale che sostanziale e offrono importanti chiarimenti sulla corretta interpretazione del consumo di gruppo.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte ha fondato la sua decisione su due pilastri principali. In primo luogo, ha rilevato che i motivi del ricorso erano una ‘pedissequa reiterazione’ di quanto già esposto in appello. In pratica, l’imputato si era limitato a riproporre le stesse argomentazioni già respinte, senza muovere una critica specifica e argomentata contro la logica della sentenza d’appello. Questo, secondo un consolidato orientamento giurisprudenziale, rende il ricorso generico e quindi inammissibile.

Nel merito, la Corte ha spiegato perché l’ipotesi del consumo di gruppo era stata correttamente esclusa. La giurisprudenza ha delineato con precisione i requisiti affinché l’acquisto collettivo non integri reato, e nel caso di specie questi non erano presenti. Le condizioni necessarie sono:

1. Mandato Collettivo: L’acquisto deve avvenire fin dall’inizio per conto di tutti i componenti del gruppo. Deve esistere un mandato, anche informale, dato da tutti i consumatori all’acquirente materiale.
2. Identità e Volontà Certe: L’identità dei mandanti (gli altri consumatori) e la loro chiara volontà di procurarsi la sostanza tramite uno di loro devono essere certe sin dal principio.
3. Contribuzione Finanziaria: Tutti i partecipanti devono contribuire, anche finanziariamente, all’acquisto.

Nel caso analizzato, le indagini e le stesse dichiarazioni dell’imputato avevano dimostrato che la sostanza era stata acquistata esclusivamente da lui, senza alcun accordo preventivo con l’altra persona. Quest’ultima, quindi, non era un co-acquirente o un mandante, ma un semplice ‘mero acquirente’ della sostanza dal ricorrente. Di conseguenza, l’operazione si configurava come una cessione illecita.

Conclusioni

Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale: la linea di demarcazione tra consumo di gruppo non punibile e spaccio di sostanze stupefacenti è netta e basata su presupposti fattuali rigorosi. Non è sufficiente che più persone consumino insieme la droga acquistata da uno di loro. È indispensabile dimostrare l’esistenza di un accordo preventivo, un mandato collettivo e un coinvolgimento (anche economico) di tutti i partecipanti sin dalla fase dell’acquisto. In assenza di questi elementi, chi acquista la sostanza e poi la divide con altri, anche gratuitamente, commette il reato di cessione di stupefacenti. La decisione comporta per il ricorrente la condanna al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro alla Cassa delle ammende, a causa della colpa nell’aver presentato un ricorso palesemente infondato.

Quando l’acquisto di droga per più persone è considerato ‘consumo di gruppo’ e non reato?
L’acquisto è considerato ‘consumo di gruppo’ non punibile solo a tre condizioni cumulative: a) l’acquirente deve essere uno dei consumatori; b) l’acquisto deve essere effettuato fin dall’inizio per conto degli altri membri del gruppo; c) l’identità dei mandanti e la loro volontà di acquistare la sostanza, contribuendovi anche finanziariamente, devono essere certe sin dall’inizio.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile in questo caso?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile per due ragioni principali: in primo luogo, era una semplice ripetizione dei motivi già respinti in appello, rendendolo generico; in secondo luogo, nel merito, non sussistevano le condizioni per configurare il consumo di gruppo, poiché l’imputato aveva acquistato la sostanza da solo, senza un mandato preventivo da parte dell’altro soggetto.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità di un ricorso in Cassazione?
Comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e, in caso di colpa nella proposizione del ricorso (come in questo caso), al versamento di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, qui quantificata in tremila euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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