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Consumazione reato stupefacenti: quando basta l’accordo

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 15480/2025, ha rigettato il ricorso di un imputato condannato per traffico di stupefacenti. La Corte ha stabilito un principio fondamentale sulla consumazione reato stupefacenti: il delitto si considera perfezionato nel momento in cui viene raggiunto l’accordo tra le parti sulla quantità, qualità e prezzo della sostanza, anche senza l’effettiva consegna materiale. La difesa sosteneva che si trattasse solo di un tentativo, ma i giudici hanno confermato che la conclusione dell’accordo è sufficiente per integrare il reato consumato.

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Pubblicato il 8 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Consumazione reato stupefacenti: l’accordo è sufficiente

La Corte di Cassazione, con la recente sentenza n. 15480/2025, torna a pronunciarsi su un tema cruciale in materia di reati legati agli stupefacenti: il momento esatto in cui un reato di acquisto o cessione si può considerare perfezionato. La decisione chiarisce che per la consumazione reato stupefacenti non è necessaria la consegna fisica della sostanza, essendo sufficiente il raggiungimento di un accordo tra le parti. Analizziamo insieme i dettagli di questa importante pronuncia.

I Fatti di Causa

Il caso riguarda un individuo condannato in primo grado e in appello per il reato di detenzione ai fini di spaccio di un ingente quantitativo di marijuana. L’accusa si basava su due ritrovamenti distinti: una parte della sostanza era stata rinvenuta all’interno di un’autovettura in uso all’imputato, mentre un’altra quantità si trovava in un appartamento riconducibile a una sua coimputata. La condanna si fondava su prove come intercettazioni telefoniche, il legame sentimentale tra i due e il possesso delle chiavi dell’appartamento da parte del ricorrente.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

La difesa ha presentato ricorso alla Corte di Cassazione basandosi su tre motivi principali:
1. Vizio di motivazione e violazione di legge: Per quanto riguarda la droga trovata nell’appartamento, la difesa lamentava che la condanna fosse basata su argomentazioni illogiche e carenti.
2. Errata qualificazione del reato: In relazione alla sostanza trovata nell’auto, si sosteneva che la condotta dovesse essere qualificata come reato tentato e non consumato, poiché non vi era stata la prova della consegna materiale della droga.
3. Incompetenza territoriale: Si contestava la competenza del Tribunale che aveva emesso la prima sentenza.

Il Principio sulla consumazione reato stupefacenti

Il punto centrale della sentenza riguarda il secondo motivo di ricorso. La Corte di Cassazione ha rigettato la tesi difensiva, ribadendo un principio giuridico ormai consolidato. Secondo la giurisprudenza, la fattispecie di acquisto di sostanza stupefacente si consuma nel momento in cui viene raggiunto l’accordo tra acquirente e venditore sugli elementi essenziali della transazione: la quantità, la qualità e il prezzo della sostanza. La cosiddetta traditio, ovvero la consegna materiale, non è un elemento necessario per il perfezionamento del reato. La sua eventuale presenza configura, semmai, il successivo reato di detenzione.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha spiegato che il tentativo, in questi casi, è configurabile solo nella fase antecedente all’incontro delle volontà, ovvero durante le trattative che non si sono ancora concluse con un accordo definito. Nel caso di specie, le prove avevano dimostrato non solo l’esistenza di un accordo finalizzato all’importazione dello stupefacente, ma anche l’avvenuta spedizione della sostanza tramite corriere. Di conseguenza, il reato era da considerarsi pienamente consumato.

Per quanto riguarda gli altri motivi, i giudici hanno dichiarato inammissibile quello relativo al vizio di motivazione, sottolineando come le sentenze di primo e secondo grado avessero costruito un impianto argomentativo solido e coerente, basato su elementi probatori chiari (intercettazioni, legame affettivo, possesso delle chiavi). L’interpretazione delle conversazioni intercettate, inoltre, è una valutazione di fatto riservata ai giudici di merito e non sindacabile in sede di legittimità, se non per manifesta illogicità, qui non riscontrata.

Le Conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha rigettato integralmente il ricorso, condannando il ricorrente al pagamento delle spese processuali. La sentenza consolida un orientamento giurisprudenziale di grande rilevanza pratica: per la consumazione reato stupefacenti è sufficiente la prova dell’accordo tra le parti. Questo principio rafforza gli strumenti di contrasto al traffico di droga, permettendo di considerare il reato perfezionato anche prima che la sostanza entri nella disponibilità materiale dell’acquirente, valorizzando l’intesa criminale come momento consumativo del delitto.

Quando si considera consumato il reato di acquisto di sostanze stupefacenti?
Il reato si considera consumato nel momento in cui viene raggiunto un accordo tra l’acquirente e il venditore sulla quantità, qualità e prezzo della sostanza, anche se non avviene la consegna materiale.

La consegna fisica della droga è necessaria per la condanna per acquisto?
No, la consegna fisica (traditio) non è necessaria. La sua eventuale presenza integra il diverso reato di detenzione, ma l’acquisto si perfeziona già con il solo accordo tra le parti.

L’interpretazione delle intercettazioni telefoniche può essere sempre contestata in Cassazione?
No. L’interpretazione e la valutazione del contenuto delle conversazioni intercettate sono di competenza esclusiva del giudice di merito (Tribunale e Corte d’Appello). Può essere contestata in Cassazione solo se la motivazione fornita dal giudice è manifestamente illogica o irragionevole.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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