Consumazione del reato di furto: quando si passa dal tentativo al fatto compiuto?
La distinzione tra tentativo e reato consumato è uno dei cardini del diritto penale, con conseguenze significative sulla pena applicabile. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 35350/2025) torna a fare luce su questo tema, specificando il momento esatto in cui si perfeziona la consumazione del reato di furto. La decisione offre spunti cruciali per comprendere quando l’azione delittuosa può considerarsi conclusa, anche se l’autore del reato viene fermato poco dopo.
I Fatti di Causa
Il caso riguarda una persona condannata in primo e secondo grado per furto aggravato. L’imputato aveva sottratto dei beni e si era allontanato a bordo di un’autovettura, venendo però tempestivamente fermato dalle forze dell’ordine. Di fronte alla Corte di Cassazione, la difesa ha sostenuto che il reato non si fosse mai perfezionato, dovendosi configurare piuttosto come un tentativo, data la quasi immediatezza del fermo e il recupero della refurtiva.
L’Analisi della Corte e la Consumazione del Reato
La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendolo una mera riproposizione di argomentazioni già respinte nei gradi di merito e, pertanto, non specifico. Nel merito, i giudici hanno colto l’occasione per ribadire i principi consolidati in materia di consumazione del reato di furto.
La Corte ha chiarito che il delitto si considera consumato non quando la refurtiva è definitivamente al sicuro, ma nel momento in cui il bene esce dalla sfera di controllo della persona offesa ed entra nel dominio esclusivo dell’agente. Questo passaggio di potere sul bene, anche se avviene per un tempo brevissimo e nello stesso luogo del furto, è sufficiente a integrare il reato consumato.
Il Principio Giurisprudenziale sulla Consumazione del Furto
Il punto centrale della decisione si basa su un orientamento giurisprudenziale ormai stabile. La Cassazione sottolinea che sono irrilevanti ai fini della consumazione i seguenti elementi:
1. La permanenza della res furtiva nella sfera di vigilanza della vittima: anche se la vittima o altri possono ancora vedere o sorvegliare il bene, ciò che conta è che l’agente ne abbia acquisito l’autonoma disponibilità.
2. La possibilità di un pronto recupero: il fatto che le forze dell’ordine intervengano rapidamente non trasforma il reato consumato in un tentativo.
3. La durata del possesso: non è necessario un possesso prolungato; è sufficiente che l’agente abbia avuto, anche solo per un istante, il controllo esclusivo della cosa.
Nel caso specifico, l’essersi allontanato a bordo dell’autovettura con la refurtiva ha segnato il momento in cui l’imputato ha esercitato un dominio esclusivo sui beni, completando così la consumazione del reato.
Le Motivazioni della Decisione
La Corte ha motivato la sua decisione di inammissibilità evidenziando come il ricorso non presentasse una critica argomentata alla sentenza d’appello, ma si limitasse a reiterare le stesse doglianze. In sostanza, il ricorso non assolveva alla sua funzione tipica, che è quella di contestare la violazione di legge da parte del giudice di merito. Sul piano sostanziale, la motivazione si fonda sull’applicazione di principi giurisprudenziali consolidati, secondo cui il delitto di furto era già pienamente consumato quando l’imputato, allontanandosi in auto, aveva sottratto la refurtiva al controllo della vittima, dandosi alla fuga prima di essere fermato.
Le Conclusioni
L’ordinanza ribadisce un principio fondamentale: per la consumazione del reato di furto è sufficiente l’acquisizione di un potere di fatto autonomo ed esclusivo sulla cosa sottratta. La decisione conferma che la soglia tra tentativo e consumazione viene superata molto prima di quanto si potrebbe comunemente pensare. Questa interpretazione rigorosa ha importanti implicazioni pratiche, poiché consolida la linea secondo cui anche una fuga di breve durata, interrotta dall’intervento delle autorità, non esclude il perfezionamento del reato, con tutte le conseguenze sanzionatorie che ne derivano.
Quando si considera consumato il reato di furto?
Il reato di furto si considera consumato nel momento in cui il bene sottratto passa sotto il dominio esclusivo dell’agente, uscendo completamente dalla sfera di controllo della persona offesa. Questo può avvenire anche per un breve lasso di tempo e nello stesso luogo in cui è avvenuta la sottrazione.
La possibilità per la vittima di recuperare la refurtiva incide sulla consumazione del reato?
No. Secondo la Corte, sono irrilevanti sia il fatto che la ‘res furtiva’ rimanga nella sfera di vigilanza della persona offesa, sia la possibilità di un suo pronto recupero. Ciò che conta è l’avvenuta acquisizione del possesso esclusivo da parte del ladro.
Perché un ricorso in Cassazione può essere dichiarato inammissibile?
Un ricorso può essere dichiarato inammissibile se, tra le altre ragioni, si limita a riproporre le stesse argomentazioni già respinte nei precedenti gradi di giudizio senza formulare una critica specifica e argomentata contro la sentenza impugnata, risultando così un motivo solo apparente.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 35350 Anno 2025
Penale Ord. Sez. 7 Num. 35350 Anno 2025
Presidente: COGNOME NOME
Relatore: COGNOME NOME
Data Udienza: 30/09/2025
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
TRINGALE NOME nato a CATANIA il DATA_NASCITA
avverso la sentenza del 15/04/2025 della CORTE APPELLO di CATANIA
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
Motivi della decisione
Il ricorrente in epigrafe ha proposto ricorso per cassazione avverso la sentenza dell Corte d’appello di Catania che ha confermato la sentenza di primo grado di condanna per il delitto di furto aggravato. Con i motivi di ricorso lamenta violazione di legg insussistenza della consumazione del reato essendo invece configurabile il tentativo.
Il motivo non è consentito dalla legge in sede di legittimità, in quanto ripropone pedissequa reiterazione di doglianze già dedotte in appello e puntualmente disattese dall Corte di merito, dovendosi pertanto considerare non specifico ma soltanto apparente, omettendo di assolvere la tipica funzione di una critica argomentata avverso la sentenz oggetto di ricorso (Sez. 6, n. 20377 del 11/03/2009, COGNOME e altri, Rv. 243838-01).
Applicando principi giurisprudenziali consolidati, la motivazione della Corte territ sottolinea infatti che;compendio delittuoso era uscito completamente dalla sfera controllo della persona offesa, allorquando l’ imputato si era allontanato a bo dell’autovettura, portando con sé la refurtiva, dandosi alla fuga per essere tempestivamente fermato dalle forze dell’ordine. Va quindi ribadito che il reato di si consuma quando il bene trafugato passa, anche se per breve tempo e nello stesso luogo in cui è stato sottratto, sotto il dominio esclusivo dell’agente, sicché sono irr sia il fatto che la “res furtiva” rimanga nella sfera di vigilanza della persona offesa possibilità del suo pronto recupero, sia la durata del possesso, sia, infine, le modali custodia e di trasporto (ex multis, Sez. 5 – , n. 33605 del 17/06/2022, Rv. 283544).
Alla inammissibilità del ricorso segue la condanna del ricorrente al pagamento delle spes processuali e, non sussistendo ipotesi di esonero, al versamento di una somma alla Cassa delle ammende, determinabile in euro tremila, ai sensi dell’art. 616 cod. proc. pen.
PQM
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spe processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle Ammende.
Così deciso in Roma il 30 settembre 2025
Il C9nsigliere estensore
Il Presidente