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Consumazione del reato: quando il furto è completo?

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 35350/2025, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per furto aggravato. L’imputato sosteneva si trattasse solo di un tentativo, ma la Corte ha ribadito che la consumazione del reato di furto si verifica nel momento in cui l’agente acquisisce il controllo esclusivo sulla refurtiva, anche se per un breve periodo e prima di una fuga definitiva. Il fatto che l’imputato si fosse allontanato in auto con i beni sottratti è stato ritenuto sufficiente a integrare il reato consumato.

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Pubblicato il 1 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Consumazione del reato di furto: quando si passa dal tentativo al fatto compiuto?

La distinzione tra tentativo e reato consumato è uno dei cardini del diritto penale, con conseguenze significative sulla pena applicabile. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 35350/2025) torna a fare luce su questo tema, specificando il momento esatto in cui si perfeziona la consumazione del reato di furto. La decisione offre spunti cruciali per comprendere quando l’azione delittuosa può considerarsi conclusa, anche se l’autore del reato viene fermato poco dopo.

I Fatti di Causa

Il caso riguarda una persona condannata in primo e secondo grado per furto aggravato. L’imputato aveva sottratto dei beni e si era allontanato a bordo di un’autovettura, venendo però tempestivamente fermato dalle forze dell’ordine. Di fronte alla Corte di Cassazione, la difesa ha sostenuto che il reato non si fosse mai perfezionato, dovendosi configurare piuttosto come un tentativo, data la quasi immediatezza del fermo e il recupero della refurtiva.

L’Analisi della Corte e la Consumazione del Reato

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendolo una mera riproposizione di argomentazioni già respinte nei gradi di merito e, pertanto, non specifico. Nel merito, i giudici hanno colto l’occasione per ribadire i principi consolidati in materia di consumazione del reato di furto.

La Corte ha chiarito che il delitto si considera consumato non quando la refurtiva è definitivamente al sicuro, ma nel momento in cui il bene esce dalla sfera di controllo della persona offesa ed entra nel dominio esclusivo dell’agente. Questo passaggio di potere sul bene, anche se avviene per un tempo brevissimo e nello stesso luogo del furto, è sufficiente a integrare il reato consumato.

Il Principio Giurisprudenziale sulla Consumazione del Furto

Il punto centrale della decisione si basa su un orientamento giurisprudenziale ormai stabile. La Cassazione sottolinea che sono irrilevanti ai fini della consumazione i seguenti elementi:

1. La permanenza della res furtiva nella sfera di vigilanza della vittima: anche se la vittima o altri possono ancora vedere o sorvegliare il bene, ciò che conta è che l’agente ne abbia acquisito l’autonoma disponibilità.
2. La possibilità di un pronto recupero: il fatto che le forze dell’ordine intervengano rapidamente non trasforma il reato consumato in un tentativo.
3. La durata del possesso: non è necessario un possesso prolungato; è sufficiente che l’agente abbia avuto, anche solo per un istante, il controllo esclusivo della cosa.

Nel caso specifico, l’essersi allontanato a bordo dell’autovettura con la refurtiva ha segnato il momento in cui l’imputato ha esercitato un dominio esclusivo sui beni, completando così la consumazione del reato.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha motivato la sua decisione di inammissibilità evidenziando come il ricorso non presentasse una critica argomentata alla sentenza d’appello, ma si limitasse a reiterare le stesse doglianze. In sostanza, il ricorso non assolveva alla sua funzione tipica, che è quella di contestare la violazione di legge da parte del giudice di merito. Sul piano sostanziale, la motivazione si fonda sull’applicazione di principi giurisprudenziali consolidati, secondo cui il delitto di furto era già pienamente consumato quando l’imputato, allontanandosi in auto, aveva sottratto la refurtiva al controllo della vittima, dandosi alla fuga prima di essere fermato.

Le Conclusioni

L’ordinanza ribadisce un principio fondamentale: per la consumazione del reato di furto è sufficiente l’acquisizione di un potere di fatto autonomo ed esclusivo sulla cosa sottratta. La decisione conferma che la soglia tra tentativo e consumazione viene superata molto prima di quanto si potrebbe comunemente pensare. Questa interpretazione rigorosa ha importanti implicazioni pratiche, poiché consolida la linea secondo cui anche una fuga di breve durata, interrotta dall’intervento delle autorità, non esclude il perfezionamento del reato, con tutte le conseguenze sanzionatorie che ne derivano.

Quando si considera consumato il reato di furto?
Il reato di furto si considera consumato nel momento in cui il bene sottratto passa sotto il dominio esclusivo dell’agente, uscendo completamente dalla sfera di controllo della persona offesa. Questo può avvenire anche per un breve lasso di tempo e nello stesso luogo in cui è avvenuta la sottrazione.

La possibilità per la vittima di recuperare la refurtiva incide sulla consumazione del reato?
No. Secondo la Corte, sono irrilevanti sia il fatto che la ‘res furtiva’ rimanga nella sfera di vigilanza della persona offesa, sia la possibilità di un suo pronto recupero. Ciò che conta è l’avvenuta acquisizione del possesso esclusivo da parte del ladro.

Perché un ricorso in Cassazione può essere dichiarato inammissibile?
Un ricorso può essere dichiarato inammissibile se, tra le altre ragioni, si limita a riproporre le stesse argomentazioni già respinte nei precedenti gradi di giudizio senza formulare una critica specifica e argomentata contro la sentenza impugnata, risultando così un motivo solo apparente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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