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Consumazione del reato di truffa: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha stabilito che la consumazione del reato di truffa si verifica nel momento in cui l’agente consegue l’ingiusto profitto con altrui danno, e non in un momento successivo. Nel caso di specie, un avvocato aveva indotto i propri clienti a pagargli onorari non dovuti. La Corte ha identificato la consumazione nell’incasso degli assegni da parte del legale, e non nel successivo pagamento ricevuto dall’assicurazione. Di conseguenza, il reato è stato dichiarato prescritto, con revoca delle statuizioni civili.

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Pubblicato il 13 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Consumazione del reato di truffa: quando si perfeziona il delitto?

Determinare l’esatto momento della consumazione del reato di truffa è un aspetto cruciale nel diritto penale, con implicazioni dirette sulla decorrenza della prescrizione. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha offerto un importante chiarimento su questo tema, distinguendo nettamente tra reato istantaneo e truffa a formazione progressiva. Il caso esaminato riguardava un avvocato accusato di aver frodato i propri clienti nell’ambito di una pratica di risarcimento danni.

I fatti di causa

La vicenda trae origine da una richiesta di risarcimento per un sinistro stradale. Un legale, incaricato di assistere i propri clienti, ometteva di informarli che l’indennizzo liquidato da una compagnia di assicurazioni era destinato interamente a loro, senza alcuna detrazione per le spese legali. Inducendoli in errore, l’avvocato si faceva consegnare dai clienti alcuni assegni a titolo di onorario per un importo considerevole. Successivamente, lo stesso legale riceveva dalla società di assicurazioni un ulteriore e separato pagamento a saldo delle sue competenze professionali.

La questione è giunta fino in Cassazione dopo che la Corte d’Appello aveva dichiarato il reato estinto per prescrizione, ma confermando le statuizioni civili a favore delle vittime. Il punto controverso era proprio l’individuazione del dies a quo per il calcolo della prescrizione.

La corretta individuazione della consumazione del reato di truffa

Il dibattito giuridico si è concentrato su due momenti temporali alternativi:

1. Il momento in cui l’avvocato ha incassato gli assegni ricevuti dai clienti (marzo 2011).
2. Il momento in cui l’avvocato ha ricevuto il pagamento del proprio onorario dalla compagnia di assicurazioni (gennaio 2014).

Secondo la difesa dell’imputato, il reato si era consumato con il primo evento, rendendo il delitto già prescritto al momento della sentenza di primo grado. La Corte d’Appello, invece, aveva ritenuto rilevante il secondo evento, posticipando la consumazione e salvaguardando, di conseguenza, le richieste risarcitorie delle parti civili.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso dell’imputato, fornendo una motivazione chiara e lineare. I giudici hanno affermato che il delitto di truffa è un reato istantaneo e di danno, la cui consumazione si perfeziona nel momento esatto in cui l’agente consegue l’ingiusto profitto e, contestualmente, la vittima subisce il relativo pregiudizio patrimoniale.

Nel caso specifico, la condotta fraudolenta è consistita nell’aver ingannato i clienti sulla natura dell’indennizzo. L’ingiusto profitto per l’avvocato e il danno per i clienti si sono realizzati nel momento in cui questi ultimi, indotti in errore, hanno emesso e consegnato gli assegni per onorari non dovuti. Quell’atto ha segnato la definitiva lesione del patrimonio delle vittime e il contestuale arricchimento del professionista.

L’erogazione successiva della somma a titolo di onorario da parte dell’assicurazione è stata considerata dalla Corte un post factum, ovvero un evento successivo che non aggiunge nulla alla concreta fattispecie di truffa già perfezionatasi ai danni dei clienti. Come sottolineato dalla difesa, se l’avvocato non avesse riscosso l’onorario dall’assicurazione, secondo la tesi opposta la truffa non si sarebbe mai completata, una conclusione definita “paradossale”.

Le conclusioni

La Corte ha concluso che la consumazione del reato di truffa deve essere collocata nel momento dell’incasso degli assegni da parte del legale. Retrodatando a tale momento il dies a quo della prescrizione, è emerso che il termine massimo era già spirato prima della sentenza di primo grado. Di conseguenza, la Cassazione ha annullato senza rinvio la sentenza impugnata con riferimento alle statuizioni civili, revocandole. La declaratoria di estinzione del reato per prescrizione è rimasta ferma, ma le vittime hanno perso il diritto al risarcimento stabilito in sede penale.

Quando si considera consumato il reato di truffa?
Secondo la sentenza, il reato di truffa si consuma nel momento in cui l’autore della condotta fraudolenta consegue l’ingiusto profitto, causando un correlativo danno patrimoniale alla persona offesa. È un reato istantaneo che si perfeziona con l’effettiva prestazione economica da parte della vittima.

Perché il successivo pagamento ricevuto dall’assicurazione è stato ritenuto irrilevante?
Il pagamento dell’onorario da parte della società di assicurazioni è stato considerato un evento successivo (‘post factum’) e non causalmente legato alla condotta truffaldina perpetrata ai danni dei clienti. Il reato si era già completato quando i clienti, ingannati, avevano pagato somme non dovute.

Quali sono le conseguenze della prescrizione del reato sulle richieste di risarcimento della parte civile?
Se il reato si prescrive prima della sentenza di primo grado, come avvenuto in questo caso, le statuizioni civili disposte nel processo penale vengono revocate. La vittima perde il diritto al risarcimento del danno ottenuto in quella sede.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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