Consumazione del furto: la Cassazione chiarisce quando il reato è perfetto
La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, è tornata a pronunciarsi su un tema cruciale del diritto penale: la consumazione del furto. La decisione offre importanti chiarimenti sul momento esatto in cui il delitto si perfeziona, distinguendo tra la semplice sottrazione e l’effettivo impossessamento del bene. Questa analisi è fondamentale per comprendere la linea di demarcazione tra il tentativo di furto e il reato consumato, con ovvie conseguenze sulla determinazione della pena.
Il Caso: Un Ricorso Contro la Condanna per Furto Aggravato
Il caso in esame riguarda un individuo condannato dalla Corte d’Appello per furto aggravato. La Corte territoriale, pur riconoscendo una circostanza attenuante, aveva confermato la responsabilità penale, rideterminando la pena in otto mesi di reclusione e 400 euro di multa. L’imputato ha presentato ricorso per cassazione, basando la sua difesa su due motivi principali: la non avvenuta consumazione del reato e un presunto vizio di motivazione nella determinazione della pena.
I Motivi del Ricorso: Quando si può parlare di consumazione del furto?
L’imputato sosteneva che il reato non si fosse consumato, ma fosse rimasto allo stadio del tentativo. Secondo la sua tesi, l’impossessamento non si era mai perfezionato, poiché la refurtiva era rimasta nella sfera di vigilanza della persona offesa, che avrebbe potuto recuperarla prontamente.
In secondo luogo, il ricorrente lamentava una motivazione insufficiente da parte della Corte d’Appello riguardo sia all’entità della pena inflitta, sia al diniego delle circostanze attenuanti generiche, a suo dire giustificato unicamente sulla base dei suoi precedenti penali.
L’Analisi della Corte di Cassazione sulla consumazione del furto
La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, respingendo entrambi i motivi. Per quanto riguarda il primo punto, i giudici hanno ribadito un principio consolidato nella giurisprudenza di legittimità. La consumazione del furto si verifica nel momento in cui il bene trafugato passa, anche solo per un breve lasso di tempo e nello stesso luogo della sottrazione, sotto il dominio esclusivo dell’agente. A tal fine, è irrilevante che la ‘res furtiva’ rimanga nella sfera di vigilanza della vittima o che quest’ultima abbia la possibilità di un pronto recupero.
Le Motivazioni della Decisione
La Corte ha specificato che i due momenti chiave del furto, ovvero la sottrazione e l’impossessamento, si erano pienamente realizzati nel caso di specie. L’imputato, approfittando di un’omessa custodia, aveva sottratto il bene e si era allontanato, conseguendo così il pieno ed esclusivo possesso dello stesso. La possibilità teorica di recupero non è sufficiente a escludere il perfezionamento del reato.
Per quanto concerne il secondo motivo, la Cassazione lo ha ritenuto aspecifico. Il ricorrente, infatti, non aveva mosso critiche puntuali alla motivazione della sentenza d’appello. I giudici di secondo grado avevano legittimamente fondato la loro decisione sui precedenti penali dell’imputato per negare le attenuanti generiche e per calibrare la sanzione, una motivazione ritenuta adeguata e non censurabile in sede di legittimità.
Le Conclusioni
Questa ordinanza conferma che per la consumazione del furto è sufficiente che l’agente consegua un’autonoma ed esclusiva disponibilità della cosa rubata, anche se per un periodo di tempo minimo. La decisione sottolinea come la giurisprudenza sia costante nel ritenere perfezionato il reato una volta che si realizza la sottrazione e il successivo, seppur momentaneo, impossessamento. Di conseguenza, l’imputato è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma alla Cassa delle ammende, a conferma della manifesta infondatezza del suo ricorso.
Quando si considera consumato il reato di furto?
Secondo la Corte, il furto si considera consumato quando il bene rubato passa sotto il dominio esclusivo dell’agente, anche per un breve periodo e nello stesso luogo in cui è stato sottratto.
La possibilità per la vittima di recuperare subito la refurtiva impedisce la consumazione del furto?
No, la possibilità di un pronto recupero da parte della persona offesa è irrilevante. Una volta che l’agente ha acquisito il pieno possesso della cosa, il reato è già consumato.
Perché il ricorso dell’imputato è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché il primo motivo era manifestamente infondato, in quanto in contrasto con la consolidata giurisprudenza sulla consumazione del furto, e il secondo motivo era aspecifico, poiché non criticava in modo puntuale la motivazione della sentenza impugnata sulla determinazione della pena.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 31589 Anno 2024
Penale Ord. Sez. 7 Num. 31589 Anno 2024
Presidente: NOME COGNOME
Relatore: COGNOME NOME
Data Udienza: 16/05/2024
ORDINANZA
sul ricorso proposto da: COGNOME NOME nato a CATANIA il DATA_NASCITA
avverso la sentenza del 11/10/2023 della CORTE APPELLO di CATANIA
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
Rilevato che COGNOME NOME ricorre avverso la sentenza con cui la Corte d’appello di Catania, in parziale riforma della pronuncia resa dal Tribunale in sede, ne ha confermato la condanna per furto aggravato ex art. 625 n.7 cod. pen., applicando, in riforma della pronunzia di primo grado, la circostanza attenuante di cui all’art. 62 n.4 cod. pen., equivalente alla contestata recidiva e ridimensionando il trattamento sanzionatorio precedentemente inflitto dal giudice di prime cure in mesi 8 di reclusione ed euro 400 di multa.
Ritenuto che il primo motivo di ricorso è manifestamente infondato perché in contrasto con la consolidata giurisprudenza di legittimità, secondo la quale nel reato di furto l’impossessamento del bene si realizza quando il bene trafugato passa, anche se per breve tempo e nello stesso luogo in cui è stato sottratto, sotto il dominio esclusivo dell’agente, sicché sono irrilevanti sia il fatto che la “res furtiva” rimanga nella sfera di vigilanza della persona offesa, con la possibilità del suo pronto recupero, sia la durata del possesso, sia, infine, le modalità di custodia e di trasporto (Sez. 5, n. 33605 del 17/06/2022, T., Rv. 283544). Nel caso di specie, deve ritenersi consumato il delitto di furto, in quanto i due momenti dell’impossessamento e della sottrazione della res da parte dell’imputato si sono pienamente realizzati (si veda pag. 2 della sentenza impugnata, in cui emerge che l’imputato, approfittando dello stato di omessa custodia del bene, lo sottraeva e si allontanava dal luogo del delitto, conseguendo così il pieno possesso della res).
Ritenuto che il secondo motivo di ricorso, con il quale il ricorrente lamenta vizio di motivazione in relazione alla determinazione della pena ed alla mancata concessione delle circostanze attenuanti generiche, è aspecifico omettendo di confrontarsi con la motivazione posta dalla Corte a sostegno delle proprie determinazioni sul trattamento sanzionatorio e sul diniego delle citate attenuanti, legittimamente giustificato in riferimento ai precedenti penali dell’imputato.
Rilevato, pertanto, che il ricorso deve essere dichiarato inammissibile, con la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila a favore della Cassa delle ammende.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di Euro 3.000,00 a favore della Cassa delle ammende.
Così deciso il 16/05/2024