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Consenso tutore prelievo biologico: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 17962/2024, ha stabilito la piena validità del consenso prestato dal tutore temporaneo di un minore per il prelievo di campioni biologici a fini investigativi. Il caso riguardava un giovane condannato per furto aggravato, la cui difesa contestava la legittimità del consenso dato dal responsabile della comunità in cui era ospitato. La Corte ha rigettato il ricorso, affermando che la legge non pone limiti ai poteri del tutore in questo ambito, e ha inoltre confermato che la valutazione del danno per l’attenuante della speciale tenuità deve basarsi solo sui beni effettivamente sottratti.

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Pubblicato il 14 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Consenso tutore prelievo biologico: la Cassazione fa chiarezza

La Corte di Cassazione, con la recente sentenza n. 17962/2024, ha affrontato una questione cruciale in ambito processuale penale che coinvolge i minori: la validità del consenso tutore prelievo biologico. La pronuncia chiarisce l’estensione dei poteri del tutore temporaneo, come il responsabile di una comunità, nell’autorizzare atti investigativi invasivi sul minore affidato. Questa decisione consolida un principio di fondamentale importanza per la tutela dei diritti e per la corretta conduzione delle indagini.

I fatti del caso: un furto aggravato e un campione di saliva

Il caso trae origine dalla condanna, confermata in appello, di un giovane per furto aggravato in abitazione. Durante le indagini, era stato effettuato un prelievo di un campione salivare sull’allora minorenne. Il consenso a tale operazione era stato prestato dal responsabile della comunità presso cui il ragazzo era ospitato, agendo in qualità di tutore temporaneo. La difesa dell’imputato ha presentato ricorso in Cassazione, sollevando due principali motivi di doglianza.

La questione del consenso del tutore al prelievo biologico

Il primo motivo di ricorso si concentrava proprio sulla validità del consenso. La difesa sosteneva che il responsabile della comunità non avesse il potere di autorizzare un atto di natura sanitaria e con rilevanza legale come il prelievo di un campione biologico. A loro avviso, tale potere non rientrerebbe nelle normali facoltà autorizzative del tutore, rendendo l’atto nullo e le prove da esso derivate inutilizzabili.

La valutazione del danno e la speciale tenuità

Come secondo motivo, la difesa lamentava il mancato riconoscimento della circostanza attenuante del danno di speciale tenuità (art. 62, n. 4, c.p.). Si contestava il fatto che i giudici di merito non avessero considerato che il valore del danno dovesse essere valutato in relazione a tutti i beni che l’imputato avrebbe potuto sottrarre, e non solo a quelli effettivamente rubati (una sveglia, una bicicletta e diverse posate d’argento). Inoltre, si eccepiva un mancato accertamento puntuale del valore effettivo della refurtiva.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato entrambi i motivi, ritenendoli infondati.

Sul primo punto, i giudici hanno chiarito che l’art. 72-bis delle disposizioni di attuazione del codice di procedura penale è esplicito: nel caso di un minore, il consenso al prelievo di campioni biologici è validamente prestato dal genitore o dal tutore. La norma non introduce alcuna distinzione tra tutore definitivo e “temporaneo”. Anzi, la legge (l. 184/1983) conferma che i legali rappresentanti delle comunità esercitano pienamente i poteri tutelari fino a diversa nomina, quando la responsabilità genitoriale è impedita. Pertanto, il consenso era stato legittimamente prestato.

Sul secondo punto, la Corte ha definito il motivo come privo di specificità. I giudici di merito avevano razionalmente escluso la speciale tenuità del danno, considerando la natura dei beni sottratti (posate d’argento, bicicletta) e le modalità del fatto (effrazione di un vetro). La tesi difensiva di dover valutare il danno potenziale anziché quello effettivo è stata respinta come priva di fondamento logico e giuridico: ciò che conta è il danno concretamente prodotto. La censura sulla mancata valutazione del valore dei beni è stata anch’essa giudicata generica, data la natura degli oggetti rubati.

Le conclusioni: la piena validità del consenso del tutore temporaneo

In conclusione, la sentenza riafferma un principio chiaro: il tutore, anche se temporaneo come il responsabile di una comunità, ha il pieno potere di prestare il consenso per atti investigativi come il prelievo di campioni biologici su un minore. La disciplina processuale penale prevale, in questo specifico ambito, fornendo una base normativa esplicita che non lascia spazio a interpretazioni restrittive. La Corte ha inoltre rigettato il ricorso, ma, in applicazione del regime di favore per i reati commessi da minorenni, non ha condannato l’imputato, ormai maggiorenne, al pagamento delle spese processuali.

Il responsabile di una comunità per minori può validamente dare il consenso per un prelievo di campioni biologici su un minore ospite?
Sì. La Corte di Cassazione ha stabilito che, secondo l’art. 72-bis disp. att. cod. proc. pen., il consenso per il prelievo di campioni biologici su un minore può essere prestato dal tutore. Il responsabile della comunità, agendo come “tutore temporaneo”, esercita pienamente questi poteri senza limitazioni.

Per valutare l’attenuante del danno di speciale tenuità in un furto, si deve considerare solo il valore dei beni rubati o anche di quelli che si sarebbero potuti rubare?
Si deve considerare esclusivamente il valore dei beni effettivamente sottratti. La Corte ha chiarito che la valutazione del danno si basa sul pregiudizio concreto causato alla vittima, non su un danno potenziale o ipotetico.

Un imputato, divenuto maggiorenne ma condannato per un reato commesso da minorenne, deve pagare le spese processuali se il suo ricorso in Cassazione viene rigettato?
No. In base a un consolidato orientamento giurisprudenziale, si applica la disciplina di favore prevista per i procedimenti a carico di minorenni. Pertanto, anche se il ricorso viene rigettato quando l’imputato è maggiorenne, questi non viene condannato al pagamento delle spese processuali.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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