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Consenso acquisizione prove: la Cassazione annulla

Un imputato, condannato per false dichiarazioni ai fini dell’ammissione al gratuito patrocinio, ha ottenuto l’annullamento della sentenza. La Corte di Cassazione ha stabilito che la prova a suo carico, un’informativa della Guardia di Finanza, era stata acquisita illegittimamente. La Corte ha chiarito che il consenso acquisizione prove deve essere espresso e inequivocabile, non potendosi desumere dalla semplice mancata opposizione della difesa. Il caso è stato rinviato alla Corte d’Appello per un nuovo giudizio.

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Pubblicato il 28 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Consenso Acquisizione Prove: Silenzio Non Significa Sì, Lo Afferma la Cassazione

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale del processo penale: il silenzio non equivale ad assenso. Il caso riguardava una condanna per false dichiarazioni reddituali per ottenere il gratuito patrocinio, ma la Corte ha annullato la decisione non per il merito della questione, ma per un vizio procedurale cruciale. La decisione sottolinea come il consenso acquisizione prove, soprattutto per documenti formatisi fuori dal dibattimento, debba essere esplicito e inequivocabile, non potendo essere semplicemente dedotto dalla mancata opposizione della difesa.

I Fatti di Causa

Un cittadino veniva condannato in primo grado e in appello per il reato previsto dall’art. 95 del d.P.R. 115/2002. L’accusa era quella di aver falsamente dichiarato, nella sua istanza di ammissione al patrocinio a spese dello Stato, un reddito molto inferiore a quello reale. La condanna si basava principalmente su una nota informativa della Guardia di Finanza che attestava un reddito familiare per l’anno 2016 di oltre 8.000 euro, a fronte dei 211 euro dichiarati, e un reddito per l’anno 2017 di oltre 20.000 euro.

L’imputato, tramite il suo difensore, ha proposto ricorso per cassazione, sollevando diverse questioni, tra cui una di natura puramente procedurale che si è rivelata decisiva: l’illegittima acquisizione della suddetta nota informativa.

La Questione Procedurale: Il Consenso Acquisizione Prove in Dibattimento

Il fulcro del ricorso risiedeva nella violazione delle regole sull’ammissione della prova. La difesa ha sostenuto che la nota della Guardia di Finanza, un atto di indagine, era stata inserita nel fascicolo del dibattimento senza che la difesa avesse mai prestato il proprio esplicito consenso. La Corte d’Appello aveva respinto questa doglianza, affermando che dal verbale d’udienza, seppur incompleto, si evinceva la presenza del difensore e la mancanza di una sua verbalizzazione di opposizione. Secondo i giudici di merito, questa assenza di opposizione era sufficiente per ritenere la prova validamente acquisita.

La difesa ha contestato questa interpretazione, sostenendo che l’articolo 493, comma 3, del codice di procedura penale, richiede un accordo esplicito delle parti, un atto positivo che non può essere sostituito da un comportamento passivo come il silenzio o la mancata opposizione.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto pienamente la tesi difensiva, ritenendo il motivo di ricorso fondato e assorbente rispetto a tutti gli altri. I giudici hanno chiarito che la norma che consente l’acquisizione di atti su accordo delle parti rappresenta un’eccezione alle regole fondamentali del processo penale, che prevedono la formazione della prova in dibattimento nel contraddittorio tra le parti. Proprio per la sua natura eccezionale, tale norma non può essere interpretata in modo estensivo.

La locuzione “le parti possono concordare l’acquisizione” evoca un meccanismo negoziale che necessita di una “positiva ed inequivoca manifestazione di consenso”. Il semplice “non opporsi” non equivale a “concordare”. La Corte ha affermato che non è sufficiente constatare l’assenza di un’opposizione a verbale; è necessario che il consenso sia espresso, altrimenti la prova è inutilizzabile. La Corte territoriale, secondo gli Ermellini, ha errato nel voler interpretare un verbale incompleto e nel desumere un consenso da un elemento non documentato, violando così un principio cardine del giusto processo.

Le Conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza impugnata e ha rinviato il caso ad un’altra sezione della Corte d’Appello per un nuovo giudizio. Il nuovo giudice dovrà attenersi al principio di diritto enunciato: l’acquisizione di atti di indagine al fascicolo del dibattimento richiede un consenso esplicito e positivo delle parti, e tale consenso non può essere presunto dalla semplice mancanza di opposizione. Questa sentenza rafforza le garanzie difensive, assicurando che l’ingresso di prove cruciali nel processo avvenga nel pieno rispetto delle regole procedurali e del principio del contraddittorio.

In un processo penale, la semplice mancanza di opposizione all’acquisizione di un documento è sufficiente a renderlo utilizzabile?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che la legge richiede una ‘positiva ed inequivoca manifestazione di consenso’. Il silenzio o la mancata opposizione della difesa non possono essere interpretati come un accordo all’acquisizione della prova.

Perché la condanna per falsa dichiarazione è stata annullata in questo caso?
La condanna è stata annullata non perché l’imputato sia stato ritenuto innocente, ma per un grave vizio di procedura. La prova principale a suo carico (una nota informativa della Guardia di Finanza) è stata considerata inutilizzabile perché acquisita senza il necessario ed esplicito consenso della difesa, violando le regole del codice di procedura penale.

Cosa implica il principio del ‘consenso espresso’ per l’acquisizione delle prove?
Implica che una parte processuale, come la difesa, deve dichiarare attivamente e chiaramente di essere d’accordo all’acquisizione di un atto o documento. Questo requisito è una garanzia fondamentale che impedisce l’introduzione di prove formate al di fuori del dibattimento senza un accordo trasparente, tutelando il diritto a un giusto processo e al contraddittorio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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