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Connessione teleologica: i limiti per la competenza

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un imputato che contestava la competenza territoriale del giudice. La difesa sosteneva una connessione teleologica tra reati fiscali e un’associazione a delinquere. La Corte ha stabilito che tale connessione, per spostare la competenza, richiede che i reati-fine siano stati pianificati in modo specifico e definito fin dalla costituzione del sodalizio, un requisito non soddisfatto nel caso di specie.

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Pubblicato il 9 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Connessione Teleologica e Competenza Territoriale: La Cassazione Fissa i Paletti

La recente sentenza della Corte di Cassazione, n. 35909/2025, offre un importante chiarimento sui limiti della connessione teleologica e sulla sua capacità di determinare uno spostamento della competenza territoriale. La pronuncia analizza il complesso rapporto tra un reato associativo e i cosiddetti ‘reati fine’, stabilendo criteri rigorosi per l’applicazione della vis attractiva del procedimento principale. Il caso in esame riguardava reati fiscali di indebita compensazione, per i quali la difesa dell’imputato aveva eccepito l’incompetenza del giudice, sostenendo che tali illeciti fossero strettamente legati a un’associazione per delinquere oggetto di un altro procedimento in un diverso foro.

I Fatti del Caso

Un soggetto veniva condannato in primo e secondo grado per reati fiscali commessi in concorso con altri. La Corte di Appello, pur dichiarando prescritto uno dei capi d’imputazione, confermava la responsabilità penale per gli altri, rideterminando la pena.
L’imputato ha proposto ricorso per Cassazione, basandolo su un unico motivo: la violazione delle norme sulla competenza territoriale. Secondo la tesi difensiva, i reati fiscali contestati erano stati commessi al fine di realizzare gli scopi di un’associazione per delinquere, giudicata presso un altro tribunale. Questa connessione teleologica avrebbe dovuto, secondo il ricorrente, spostare la competenza per tutti i reati connessi al foro del procedimento relativo al reato associativo, considerato più grave e baricentrico.

La Tesi Difensiva sulla Connessione Teleologica Qualificata

La difesa ha argomentato che i reati fiscali non erano episodi isolati, ma tasselli di un più ampio programma criminale orchestrato da un’associazione a delinquere. Essi rappresentavano i ‘reati fine’ per cui il sodalizio era stato costituito. In base all’art. 12, lett. c), del codice di procedura penale, quando un reato è commesso per eseguirne un altro, si configura una connessione che può determinare la competenza di un unico giudice. La difesa invocava quindi la vis attractiva del procedimento per il reato associativo, sostenendo che tutti i fatti collegati avrebbero dovuto essere giudicati da quel tribunale.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha ritenuto il ricorso infondato, respingendo l’automatismo prospettato dalla difesa. I giudici hanno chiarito che il legame tra un reato associativo e i singoli reati-fine non è sufficiente, di per sé, a configurare una connessione teleologica rilevante ai fini dello spostamento di competenza.

La Corte ha affermato un principio fondamentale: affinché tale vincolo possa essere riconosciuto, è necessario che i reati-fine siano stati concepiti in modo chiaro e definito già al momento della costituzione dell’associazione. Un generico programma criminale, in cui i reati da compiere sono previsti solo in via generale, non è sufficiente a creare quella connessione qualificata richiesta dalla legge per derogare alle ordinarie regole sulla competenza territoriale.

Inoltre, la Corte ha sottolineato un altro elemento decisivo: la presenza tra i condannati per i reati fiscali di un soggetto che non risultava imputato nel procedimento per il reato associativo. Questa circostanza, secondo i giudici, indebolisce ulteriormente la tesi di una connessione inscindibile e necessaria, rendendo evidente come i due procedimenti potessero avere una loro autonomia.

Le Conclusioni

Con questa sentenza, la Suprema Corte ribadisce un’interpretazione restrittiva della connessione teleologica in rapporto ai reati associativi. La decisione stabilisce che per spostare la competenza territoriale non basta affermare che un reato sia stato commesso nell’interesse di un’associazione. È invece indispensabile una prova rigorosa del fatto che quel reato specifico fosse parte integrante di un piano criminoso dettagliato e predefinito sin dall’origine del sodalizio. Questa pronuncia ha importanti implicazioni pratiche, poiché limita la possibilità di ‘attrarre’ procedimenti in un unico foro sulla base di generici collegamenti, preservando così le regole ordinarie di competenza e garantendo una più chiara attribuzione dei processi al giudice naturale precostituito per legge.

Quando un reato si considera legato da connessione teleologica a un reato associativo ai fini della competenza?
Secondo la sentenza, la connessione teleologica rilevante si configura solo se i reati-fine sono stati concepiti in modo chiaro e definito già al momento della costituzione dell’associazione criminale, e non quando sono previsti solo in via generica e programmatica.

La presenza di un co-imputato non coinvolto nel reato associativo influisce sulla valutazione della connessione?
Sì. La Corte ha ritenuto che la presenza di un concorrente nel reato-fine, la cui condanna è passata in giudicato e che non è stato accusato del reato associativo, rende evidente come la connessione tra i due procedimenti non sia necessaria né automatica, indebolendo la richiesta di spostamento della competenza.

Il vincolo tra associazione a delinquere e reati-fine è sempre considerato rilevante per la continuazione o la connessione?
No. La Corte ha affermato che tra reato associativo e singoli reati-fine non è di norma ravvisabile un vincolo rilevante ai fini della continuazione o della connessione teleologica, poiché al momento della costituzione del sodalizio i reati-fine sono solitamente previsti solo in modo generico.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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