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Conio come sigillo: la Cassazione fa chiarezza

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 21123/2024, ha stabilito che il ‘conio’ usato per produrre monete, anche quelle non più aventi corso legale ma con valore di investimento, rientra nella nozione di ‘sigillo’ ai sensi dell’art. 468 c.p. La Corte ha rigettato il ricorso di un imputato, accusato di ricettazione di monete false, confermando che la funzione del conio di garantire l’origine e la qualità del metallo prezioso integra la fattispecie di contraffazione di sigillo pubblico. La decisione si fonda sull’ampia interpretazione del termine ‘sigillo’, inteso come qualsiasi segno che manifesta una volontà pubblica di garanzia. Pertanto, la contraffazione del conio costituisce un valido reato presupposto per la ricettazione.

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Pubblicato il 20 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Conio come Sigillo: La Cassazione Estende la Tutela Penale alle Monete d’Investimento

La Corte di Cassazione, con una recente sentenza, ha affrontato un’interessante questione giuridica: il conio come sigillo pubblico ai fini della legge penale. La decisione chiarisce che la contraffazione dello strumento usato per produrre monete, anche se prive di corso legale, può integrare il reato di cui all’art. 468 c.p. (Contraffazione di altri pubblici sigilli). Questa interpretazione ha importanti conseguenze, in particolare per reati come la ricettazione e la truffa legati alla compravendita di monete false destinate al mercato degli investimenti.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da un’indagine che ha portato all’applicazione della misura cautelare degli arresti domiciliari nei confronti di due soggetti. Le accuse erano di concorso in ricettazione e truffa, legate alla vendita di monete false e prive di corso legale. Il reato presupposto, ovvero il delitto dal quale provenivano le monete illecite, era stato individuato nella contraffazione di sigilli pubblici prevista dall’art. 468 c.p.

Uno degli indagati ha presentato ricorso per cassazione, sostenendo l’erronea applicazione della legge penale. La difesa argomentava che il reato presupposto fosse insussistente, poiché il ‘conio’ utilizzato per produrre le monete non poteva essere equiparato a un ‘sigillo’ pubblico. Secondo questa tesi, l’unificazione dei due concetti sarebbe stata un errore, portando all’illegittimità della misura cautelare applicata.

La Questione Giuridica e il conio come sigillo

Il punto focale della controversia era stabilire se il conio, strumento tecnico per la produzione di monete, potesse rientrare nella nozione giuridica di sigillo. La difesa sosteneva una distinzione netta: il conio è un mezzo di produzione, mentre il sigillo ha una funzione di autenticazione. Se questa distinzione fosse stata accolta, sarebbe venuto meno il reato di contraffazione (art. 468 c.p.) e, di conseguenza, anche il reato di ricettazione, che richiede l’esistenza di un delitto a monte.

La Procura, invece, aveva riformulato l’accusa proprio sull’assunto che, nel caso delle monete, conio e sigillo coincidessero, indipendentemente dal fatto che avessero o meno corso legale. La Suprema Corte è stata quindi chiamata a dirimere questa complessa questione interpretativa.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, ritenendo infondato il motivo addotto e confermando la correttezza dell’equiparazione tra conio e sigillo nel caso di specie.

La Duplice Funzione del Conio

I giudici hanno spiegato che il conio non è semplicemente un mezzo per fabbricare monete metalliche. Esso svolge una funzione essenziale e ulteriore: funge da garante del valore intrinseco della moneta. Essendo identificativo della zecca che lo utilizza (nel caso specifico, la Zecca Imperiale Austriaca), il conio certifica la qualità e la percentuale del metallo prezioso di cui la moneta è composta. Questa funzione di garanzia, secondo la Corte, prescinde dalla circostanza che la moneta abbia ancora corso legale.

La fiducia nella qualità del metallo è assicurata proprio dalla provenienza del prodotto, attestata dal conio. Il conio, quindi, rappresenta il sigillo dell’istituzione emittente.

L’Ampia Definizione di Sigillo

La Corte ha richiamato un proprio precedente orientamento (Cass. n. 3009/1991), secondo cui un sigillo può essere ‘qualsiasi segno esteriore e percettibile’ che manifesta la volontà pubblica di assicurare la conservazione, l’identità e la consistenza di una cosa. Nel caso delle monete coniate in metalli pregiati, è proprio il conio a garantire l’origine e la purezza del metallo, conferendo alla moneta un valore di mercato. Il fatto che una moneta, pur priva di corso legale, mantenga un valore economico legato al suo metallo è la prova dell’affidamento che il pubblico ripone ancora in quel conio come sigillo identificativo non replicabile.

Le Conclusioni

La sentenza consolida un’interpretazione estensiva della norma penale a tutela della fede pubblica. Le implicazioni pratiche sono significative:

1. Tutela Rafforzata: La qualificazione del conio come sigillo estende la protezione dell’art. 468 c.p. anche al mercato delle monete d’oro da investimento (o ‘bullion’), spesso prive di corso legale ma dotate di un valore economico intrinseco garantito proprio dal marchio della zecca.
2. Contrasto ai Falsi: Chi produce o vende monete da investimento false, replicando il conio di una zecca ufficiale, commette il reato di contraffazione di sigillo pubblico.
3. Configurabilità della Ricettazione: Di conseguenza, chi acquista o riceve tali monete false, essendo consapevole della loro provenienza illecita, risponderà del reato di ricettazione, come nel caso di specie.

In conclusione, la Corte di Cassazione ha stabilito che la funzione di garanzia del conio prevale sulla sua mera funzione produttiva, assimilandolo a un sigillo pubblico la cui contraffazione è penalmente perseguibile, a prescindere dalla circolazione legale della moneta.

Il conio utilizzato per produrre monete può essere considerato un ‘sigillo’ ai sensi della legge penale?
Sì. La Corte di Cassazione ha stabilito che il conio, oltre a essere uno strumento di produzione, funge da garante del valore intrinseco e della qualità del metallo della moneta. Questa funzione di garanzia, che identifica la zecca di provenienza, lo equipara a un sigillo pubblico tutelato dall’art. 468 c.p.

La tutela per la contraffazione di sigilli si applica anche a monete che non hanno più corso legale?
Sì. La sentenza chiarisce che la funzione di sigillo del conio prescinde dal fatto che la moneta abbia o meno corso legale. Ciò che conta è la sua capacità di garantire l’origine e la composizione del metallo, che conferisce alla moneta un valore di mercato (es. come moneta da investimento).

La legge italiana punisce l’uso di sigilli esteri contraffatti?
Sì. La Corte ha ribadito che la tutela dell’art. 468 c.p. è ampia e comprende anche i sigilli pubblici di altri Stati destinati a svolgere una funzione di garanzia e certificazione anche nel territorio italiano.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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