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Congruità della pena: quando il ricorso è inammissibile

La Corte di Cassazione dichiara inammissibili i ricorsi di cinque imputati contro la sentenza della Corte d’Appello di Firenze. Gli imputati contestavano l’entità della sanzione, ma la Suprema Corte ha stabilito che la valutazione sulla congruità della pena non può essere riesaminata in sede di legittimità se la motivazione della sentenza impugnata è logica e non arbitraria, confermando la condanna al pagamento delle spese e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 13 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Congruità della pena: I Limiti del Ricorso in Cassazione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ribadisce un principio fondamentale del nostro sistema processuale: la valutazione sulla congruità della pena spetta al giudice di merito e non può essere oggetto di una nuova analisi in sede di legittimità, a meno che la motivazione non sia palesemente illogica o arbitraria. Questa decisione offre spunti cruciali per comprendere i confini del sindacato della Suprema Corte sul trattamento sanzionatorio.

Il Caso in Esame: Un Appello contro la Quantificazione della Pena

Cinque individui, condannati dalla Corte d’Appello di Firenze, hanno proposto ricorso per cassazione lamentando un’eccessiva severità del trattamento sanzionatorio. La loro richiesta era mirata a ottenere un ridimensionamento della pena inflitta, sostenendo che i giudici di secondo grado non avessero valutato correttamente le circostanze per determinare una sanzione più mite.

La Decisione della Corte: L’Inammissibilità dei Ricorsi sulla Congruità della pena

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibili tutti i ricorsi. La decisione si fonda su un orientamento giurisprudenziale consolidato: il giudizio di cassazione non è una terza istanza di merito dove si possono rinegoziare i fatti o la discrezionalità del giudice. La Corte può intervenire solo in presenza di vizi di legge, tra cui rientra una motivazione assente, manifestamente illogica o contraddittoria. Nel caso di specie, la motivazione della Corte d’Appello è stata ritenuta congrua e logicamente argomentata.

Le Motivazioni della Suprema Corte

L’ordinanza articola le sue ragioni distinguendo tra principi generali e analisi delle singole posizioni.

Il Principio Generale: Divieto di Nuova Valutazione nel Merito

La Corte ha innanzitutto chiarito che non è suo compito sostituire la propria valutazione a quella del giudice di merito riguardo l’adeguatezza della pena. Se la sentenza impugnata fornisce una giustificazione logica e non arbitraria per la pena irrogata, la questione si sottrae al controllo di legittimità. Contestare semplicemente l’entità della pena, senza individuare un vizio logico-giuridico nella motivazione, rende il ricorso inammissibile.

Le Valutazioni sui Singoli Ricorrenti

La Corte ha poi esaminato, per ogni ricorrente, la coerenza delle motivazioni addotte dalla Corte d’Appello per giustificare il trattamento sanzionatorio:

* Per un imputato, un lieve scostamento dal minimo edittale è stato giustificato da un precedente specifico, pur tenendo conto della sua giovane età e del ruolo secondario.
* Per un altro, la pena più aspra trovava fondamento nella recidiva qualificata, in altri reati commessi e in una persistente capacità a delinquere, dimostrata dal numero consistente di cessioni di stupefacenti.
* Per altri due ricorrenti, la sanzione era giustificata da un’attività di spaccio consolidata e intensa, protratta per anni, con centinaia di cessioni a una clientela fidelizzata, e svolta in gruppo con modalità organizzate.

La Questione Preclusa: L’Errore di Calcolo non Sollevato in Appello

Per uno degli imputati, che lamentava un errore di calcolo nel computo di una diminuente, la Corte ha rilevato come tale censura non fosse stata sollevata in modo specifico nell’atto di appello. La genericità della contestazione in secondo grado ha reso la questione preclusa in sede di legittimità, confermando che i motivi di ricorso devono essere tempestivi e puntuali sin dalle prime fasi di impugnazione.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche della Pronuncia

L’ordinanza in commento è un monito importante per la difesa tecnica. Le motivazioni della Suprema Corte evidenziano che per contestare efficacemente la congruità della pena in Cassazione non è sufficiente lamentarne l’eccessività. È indispensabile dimostrare, con argomenti precisi, che il ragionamento del giudice di merito è viziato da un’evidente illogicità o arbitrarietà. Inoltre, la pronuncia sottolinea l’importanza di formulare motivi di appello specifici e dettagliati, poiché le omissioni o le genericità in quella sede possono precludere la possibilità di far valere le proprie ragioni davanti alla Suprema Corte. Le conclusioni a cui giunge la Corte riaffermano quindi la netta distinzione tra giudizio di merito e giudizio di legittimità.

È possibile contestare in Cassazione l’entità di una pena ritenuta troppo alta?
In linea di principio no. Il ricorso in Cassazione è inammissibile se si limita a contestare la congruità della pena. È ammesso solo se si dimostra che la motivazione del giudice di merito è stata palesemente illogica, contraddittoria o basata su un mero arbitrio, cosa che nel caso di specie non è stata riscontrata.

Cosa succede se un motivo di ricorso, come un errore di calcolo della pena, non viene specificato nell’atto di appello?
Secondo la decisione, se un motivo non viene sollevato in modo specifico in appello, la sua deduzione in Cassazione è preclusa. Il ricorso in appello non può essere generico, ma deve indicare puntualmente le critiche alla sentenza di primo grado.

Quali elementi giustificano una pena superiore al minimo legale secondo la Corte?
La Corte ha ritenuto giustificata una pena superiore al minimo in base a diversi elementi specifici per ciascun imputato, tra cui: precedenti penali specifici, recidiva qualificata, persistente capacità a delinquere, il numero elevato di cessioni di droga e l’attività di spaccio organizzata e protratta nel tempo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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