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Congruità della pena: quando il ricorso è inammissibile

La Corte di Cassazione, con ordinanza Penale Sez. 7 Num. 15359 del 2025, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un individuo condannato per detenzione di stupefacenti ai fini di spaccio. La Corte ha ribadito che la valutazione sulla congruità della pena, se ben motivata e non palesemente illogica, non può essere riesaminata in sede di legittimità, confermando la condanna al pagamento delle spese e di una sanzione.

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Pubblicato il 8 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Congruità della pena: quando la Cassazione ritiene il ricorso inammissibile

La valutazione sulla congruità della pena è uno degli aspetti più delicati del processo penale e spesso oggetto di ricorso. Tuttavia, la Corte di Cassazione ha poteri di revisione limitati su questo punto. Una recente ordinanza chiarisce i confini entro cui un ricorso che contesta la quantificazione della sanzione può essere esaminato, stabilendo un principio fondamentale: in assenza di palese illogicità o arbitrarietà, la decisione del giudice di merito è insindacabile.

Il Contesto del Ricorso

Il caso in esame riguarda un individuo condannato dalla Corte d’Appello per detenzione di sostanze stupefacenti finalizzata alla vendita e alla cessione a terzi. La Corte di merito aveva ritenuto la pena inflitta adeguata, basando la sua decisione su elementi specifici come la quantità di sostanza sequestrata, le modalità di detenzione e la sua suddivisione in dosi, elementi che indicavano chiaramente l’intento di spaccio.

L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione, contestando proprio la determinazione della pena, ritenendola eccessiva. Il suo ricorso si è concentrato su questo specifico aspetto, chiedendo di fatto una nuova valutazione della sua adeguatezza.

I Limiti al Riesame sulla Congruità della Pena

La Corte di Cassazione non è un terzo grado di giudizio dove si possono rivalutare i fatti. Il suo compito, nel cosiddetto giudizio di legittimità, è verificare che i giudici dei gradi precedenti abbiano applicato correttamente la legge e abbiano motivato le loro decisioni in modo logico e coerente.

Questo principio si applica in modo rigoroso alla questione della congruità della pena. La scelta della sanzione da infliggere rientra nel potere discrezionale del giudice di merito, che deve bilanciare la gravità del fatto con la personalità dell’imputato. La Cassazione può intervenire solo se tale valutazione risulta viziata da un errore di diritto o da una motivazione che sia manifestamente illogica, contraddittoria o basata su un puro arbitrio.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

Nel caso specifico, la Suprema Corte ha ritenuto il ricorso inammissibile. La motivazione della Corte d’Appello è stata giudicata congrua e ben argomentata. I giudici di merito avevano infatti posto in evidenza non solo gli elementi oggettivi del reato (il numero di dosi possedute), ma anche elementi soggettivi, come la ‘negativa personalità’ del ricorrente, desunta da un precedente penale specifico.

Di conseguenza, la Cassazione ha stabilito che la censura del ricorrente non mirava a denunciare un vizio di legittimità, ma a sollecitare una nuova e diversa valutazione sulla congruità della pena. Questo tipo di richiesta esula dalle competenze della Corte di Cassazione, la quale, citando un proprio precedente consolidato (Sez. 5, n. 5582/2014), ha ricordato che non è ammissibile una censura che non dimostri l’arbitrarietà o l’illogicità del ragionamento del giudice di merito.

Conclusioni

L’ordinanza conferma un orientamento giurisprudenziale consolidato. Chi intende impugnare in Cassazione la misura di una pena non può limitarsi a sostenere che essa sia ‘troppo alta’. È necessario, invece, dimostrare che il giudice di merito ha commesso un errore palese nel suo ragionamento, ad esempio omettendo di considerare elementi decisivi o fondando la sua decisione su presupposti illogici. In assenza di tali vizi, il ricorso viene dichiarato inammissibile, con la conseguente condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma a favore della Cassa delle ammende, come avvenuto nel caso di specie.

È possibile contestare l’ammontare di una pena davanti alla Corte di Cassazione?
Sì, ma solo a condizioni molto specifiche. Non è sufficiente ritenere la pena eccessiva. Il ricorso è ammissibile solo se si dimostra che la decisione del giudice di merito è frutto di mero arbitrio o di un ragionamento palesemente illogico, e non una semplice richiesta di nuova valutazione della congruità della pena.

Quali elementi ha considerato la Corte d’Appello per determinare la pena in questo caso?
La Corte d’Appello ha considerato la gravità del fatto, evidenziata dal numero di dosi di sostanza stupefacente possedute, la destinazione alla vendita, le modalità di detenzione e la personalità negativa del ricorrente, gravato da un precedente specifico.

Cosa succede quando un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Quando un ricorso viene dichiarato inammissibile, la decisione impugnata diventa definitiva. Inoltre, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, come sanzione per aver adito la Corte senza validi motivi.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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