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Conflitto di competenza: il primo reato decide il foro

La Corte di Cassazione risolve un conflitto di competenza tra due tribunali in un procedimento per reati tributari. In presenza di più reati connessi di pari gravità, la Corte stabilisce che la competenza territoriale spetta al giudice del luogo dove è stato commesso il primo reato in ordine cronologico, applicando il principio sancito dall’art. 16 del codice di procedura penale.

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Pubblicato il 24 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Conflitto di competenza nei reati tributari: la Cassazione chiarisce la regola del primo reato

Quando un’indagine penale coinvolge reati commessi in diverse città, sorge una domanda fondamentale: quale tribunale deve occuparsene? La risposta non è sempre immediata e può generare un conflitto di competenza tra diversi uffici giudiziari, rischiando di paralizzare il procedimento. Con la sentenza n. 24900 del 2025, la Corte di Cassazione è intervenuta per risolvere proprio una di queste situazioni, offrendo un’importante chiarificazione sull’applicazione delle regole procedurali.

Il caso: un’indagine bloccata dal disaccordo tra giudici

Il caso in esame riguarda un procedimento per una serie di reati fiscali. Un primo Giudice per le indagini preliminari (G.i.p.) del Tribunale di Benevento, investito di una richiesta di sequestro preventivo, aveva dichiarato la propria incompetenza territoriale. Secondo la sua valutazione, i reati più gravi erano stati commessi nel territorio di competenza del Tribunale di Napoli Nord, a cui quindi aveva trasmesso gli atti.

Successivamente, il G.i.p. di Napoli Nord ha emesso il decreto di sequestro. Contro questo provvedimento è stato proposto riesame davanti al Tribunale di Santa Maria Capua Vetere. Quest’ultimo, analizzando gli atti, ha sollevato a sua volta un conflitto di competenza, ritenendo che il giudice competente fosse, in realtà, quello originario di Benevento. Si è creata così una situazione di stallo, in cui nessun giudice si riteneva competente a procedere, rendendo necessario l’intervento della Corte di Cassazione.

La questione giuridica e il conflitto di competenza

Il cuore del problema risiedeva nell’individuare il corretto criterio per determinare la competenza territoriale in presenza di più reati connessi, cioè legati tra loro. La legge, in particolare l’articolo 16 del codice di procedura penale, stabilisce due regole fondamentali:

1. La competenza spetta al giudice del luogo in cui è stato commesso il reato più grave.
2. Se i reati sono di pari gravità, la competenza è del giudice del luogo in cui è stato commesso il primo reato.

Nel caso specifico, entrambi i giudici concordavano sul fatto che il reato più grave fosse la dichiarazione fraudolenta aggravata (ai sensi degli artt. 2 e 13-bis del D.Lgs. 74/2000). Il disaccordo nasceva dall’individuazione di quali e quanti fossero i reati con questa caratteristica. Il primo giudice aveva considerato solo quelli commessi nel territorio di Napoli Nord, mentre il Tribunale del riesame aveva correttamente osservato che la stessa accusa era stata mossa anche per fatti avvenuti nel territorio di Benevento.

Le motivazioni della Cassazione: applicazione dell’art. 16 c.p.p.

La Corte di Cassazione ha sciolto il nodo procedurale applicando in modo rigoroso il dettato normativo. Una volta accertato che vi erano più reati connessi della stessa gravità, commessi in territori diversi, il criterio da seguire non poteva che essere quello del “primo reato”.

I giudici della Suprema Corte hanno analizzato la cronologia dei fatti contestati e hanno individuato che la prima delle condotte di pari gravità era stata commessa nel territorio di competenza del Tribunale di Benevento. La competenza per quel reato specifico è determinata dal luogo in cui il contribuente ha il proprio domicilio fiscale, che in questo caso ricadeva appunto nel circondario beneventano.

Di conseguenza, la Corte ha stabilito che la conclusione del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere era corretta: la competenza a procedere per l’intero procedimento spetta al G.i.p. del Tribunale di Benevento.

Le conclusioni: il principio del “primo reato” come criterio risolutivo

Questa sentenza ribadisce l’importanza dei criteri oggettivi e sequenziali stabiliti dal codice di procedura penale per risolvere i conflitti di competenza. In situazioni complesse con reati distribuiti su più territori, il principio del “primo reato” si rivela uno strumento decisivo per evitare impasse procedurali e garantire la prosecuzione dell’azione penale.

La decisione assicura che vi sia un unico giudice a trattare tutti i fatti connessi, in linea con i principi di economia processuale e di coerenza delle decisioni giudiziarie. Per gli operatori del diritto, è un richiamo alla necessità di un’analisi completa e cronologica di tutte le imputazioni prima di declinare la propria competenza.

Quando sorge un conflitto di competenza in fase di indagini preliminari?
Un conflitto di competenza sorge quando due o più giudici, anche nella fase delle indagini, negano o affermano contemporaneamente la propria competenza sul medesimo procedimento, causando una situazione di stasi processuale che impedisce l’adozione di provvedimenti necessari, come nel caso di una misura cautelare.

Come si determina la competenza se ci sono più reati connessi di uguale gravità commessi in luoghi diversi?
Secondo l’articolo 16 del codice di procedura penale, se i reati connessi hanno la stessa gravità, la competenza territoriale appartiene al giudice del luogo in cui è stato commesso il primo reato in ordine cronologico.

Qual è stato il criterio decisivo in questo caso per assegnare la competenza al Tribunale di Benevento?
Il criterio decisivo è stato individuare il primo reato, tra quelli di pari gravità, commesso in ordine di tempo. La Corte ha accertato che tale reato era stato perpetrato nel territorio di competenza del Tribunale di Benevento, in quanto commesso presso il domicilio fiscale del contribuente, radicando lì la competenza per l’intero procedimento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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