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Conflitto di competenza: Cassazione su truffa e bancarotta

La Corte di Cassazione ha escluso l’esistenza di un conflitto di competenza tra due tribunali che procedevano, rispettivamente, per bancarotta fraudolenta e truffa nei confronti dello stesso imputato. Secondo la Suprema Corte, non sussiste identità di fatto tra i due reati, che possono concorrere tra loro. La condotta di truffa, finalizzata a ottenere beni, è distinta da quella successiva di bancarotta, che consiste nel sottrarre tali beni ai creditori. Pertanto, i due procedimenti possono proseguire separatamente.

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Pubblicato il 25 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Conflitto di competenza tra Truffa e Bancarotta: La Cassazione Fa Chiarezza

La gestione dei procedimenti penali può presentare complessità procedurali significative, specialmente quando un imputato si trova a rispondere di reati diversi in sedi giudiziarie differenti. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 38631 del 2024, offre un’importante delucidazione sul conflitto di competenza, chiarendo la relazione tra il reato di truffa e quello di bancarotta fraudolenta.

I Fatti del Caso: Due Processi per un Unico Imputato

Il caso esaminato dalla Suprema Corte riguarda un imprenditore, legale rappresentante di una società dichiarata fallita, imputato in due distinti procedimenti. Presso il Tribunale di Roma, l’imputato doveva rispondere di bancarotta fraudolenta per distrazione. Contemporaneamente, presso il Tribunale di Padova, era accusato di truffa continuata e aggravata in concorso, per fatti strettamente collegati.

La difesa dell’imputato ha sollevato un’eccezione, sostenendo che i due procedimenti riguardassero, in sostanza, la medesima vicenda. Secondo questa tesi, il reato di bancarotta fraudolenta avrebbe assorbito quello di truffa, dando luogo a una situazione di litispendenza per continenza e rendendo necessario risolvere il conflitto di competenza tra i due tribunali.

Il Conflitto di Competenza e la Decisione della Corte

Il Tribunale di Roma, investito della questione, ha trasmesso gli atti alla Corte di Cassazione per la risoluzione del denunciato conflitto. La Corte, tuttavia, ha stabilito che il conflitto era, in realtà, insussistente.

Per comprendere la decisione, è cruciale capire cosa sia un conflitto di competenza positivo. Esso si verifica quando due o più giudici procedono simultaneamente per lo stesso identico fatto storico (idem factum), attribuito alla stessa persona. La sua funzione è quella di garantire il principio del ne bis in idem, ovvero il divieto di essere processati due volte per la stessa cosa, e di prevenire giudicati contraddittori.

La Distinzione tra Truffa e Bancarotta

La Cassazione ha chiarito che il presupposto dell’identità del fatto non sussisteva nel caso di specie. I giudici hanno sottolineato che il delitto di truffa e quello di bancarotta fraudolenta sono fattispecie criminose ontologicamente distinte e possono coesistere in un rapporto di concorso.

* La Truffa: si concretizza nel momento in cui, attraverso artifizi e raggiri, si ottiene un ingiusto profitto con altrui danno. La condotta illecita consiste nell’acquisizione dei beni.
* La Bancarotta Fraudolenta: si realizza successivamente, quando i beni (anche quelli ottenuti tramite la truffa) vengono sottratti, distratti o occultati per danneggiare il ceto creditorio nell’ambito di una procedura fallimentare.

Si tratta, quindi, di due condotte illecite naturalisticamente differenziate, che tutelano beni giuridici diversi: il patrimonio del singolo truffato nel primo caso, e la garanzia patrimoniale dei creditori nel secondo.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha motivato la sua decisione richiamando la propria giurisprudenza consolidata. Il conflitto positivo di competenza presuppone un’identità ontologica del fatto, anche se diversamente qualificato giuridicamente. Questo non si verifica quando, come nel caso in esame, le fattispecie criminose sono compatibili e possono dar luogo a un concorso materiale di reati.

Il delitto di truffa, che ha per oggetto il conseguimento di beni, non assorbe la successiva e autonoma condotta di bancarotta, realizzata attraverso la sottrazione di quegli stessi beni ai creditori. Poiché i fatti illeciti sono diversi, non vi è alcuna violazione del principio del ne bis in idem nel portare avanti due procedimenti distinti. Di conseguenza, non esiste alcun conflitto da risolvere.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

La sentenza ribadisce un principio fondamentale in materia di procedura penale e diritto penale fallimentare. La dichiarazione di insussistenza del conflitto di competenza implica che i due procedimenti, quello per truffa a Padova e quello per bancarotta a Roma, possono e devono proseguire autonomamente. L’imputato sarà giudicato per entrambe le condotte contestate, senza che un reato ne assorba l’altro.

Questa pronuncia ha importanti implicazioni pratiche: conferma che un imprenditore che prima ottiene illecitamente dei beni tramite truffa e poi li distrae a danno dei creditori risponderà di entrambi i reati. La decisione rafforza la tutela sia delle singole vittime di truffa sia della collettività dei creditori, garantendo che ogni condotta illecita venga perseguita e sanzionata in modo appropriato, nel rispetto delle corrette sedi giudiziarie.

Quando si configura un conflitto positivo di competenza?
Si configura quando due o più giudici procedono contemporaneamente per lo stesso identico fatto attribuito alla stessa persona. La sua risoluzione serve a evitare giudicati contrastanti e a garantire il rispetto del principio del ne bis in idem.

I reati di truffa e bancarotta fraudolenta sono in concorso o uno assorbe l’altro?
Secondo la sentenza, i reati di truffa e bancarotta fraudolenta sono distinti e possono concorrere. Il delitto di truffa (conseguimento illecito di beni) non assorbe la successiva condotta di bancarotta (sottrazione dei beni ai creditori), poiché si tratta di fatti illeciti naturalisticamente differenziati.

Perché la Cassazione ha dichiarato insussistente il conflitto in questo caso?
La Cassazione lo ha dichiarato insussistente perché mancava il presupposto fondamentale dell’identità del fatto (idem factum). Le condotte contestate nei due procedimenti (truffa e bancarotta) sono state ritenute ontologicamente diverse, rendendo possibile un concorso di reati e quindi la legittima prosecuzione di entrambi i processi separati.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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