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Confisca terzo interessato: limiti all’impugnazione

La moglie di un soggetto sottoposto a misura di prevenzione ricorre in Cassazione contro la confisca di beni immobili a lei intestati. La Corte Suprema dichiara il ricorso inammissibile, ribadendo un principio fondamentale in materia di confisca terzo interessato: il terzo può difendersi provando la titolarità e la provenienza lecita del bene, ma non può contestare i presupposti della misura applicata al proposto, come la sua pericolosità sociale.

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Pubblicato il 19 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Confisca Terzo Interessato: La Cassazione sui Limiti del Ricorso

La confisca terzo interessato rappresenta uno degli istituti più delicati nell’ambito delle misure di prevenzione patrimoniale. Quando un bene, formalmente intestato a un soggetto estraneo al procedimento, viene confiscato perché ritenuto nella reale disponibilità del proposto, quali sono gli strumenti di difesa del terzo? Con la sentenza n. 836/2024, la Corte di Cassazione torna sul tema, tracciando confini netti e ribadendo un orientamento ormai consolidato.

Il Contesto: La Confisca di Beni Intestati al Coniuge

Il caso analizzato dalla Suprema Corte nasce dal ricorso di una donna, terza interessata, avverso il decreto della Corte di Appello di Brescia che confermava la confisca di alcuni immobili a lei intestati. La misura era stata disposta nell’ambito di un procedimento di prevenzione a carico del coniuge, ritenuto socialmente pericoloso. La difesa della ricorrente si basava su tre motivi principali, volti a scardinare sia aspetti procedurali che di merito del provvedimento.

I Motivi del Ricorso e la Posizione della Difesa

La ricorrente ha contestato la decisione dei giudici di merito sotto diversi profili:
1. Violazione dei termini processuali: Si sosteneva che il mancato rispetto del termine di 30 giorni per la decisione della Corte d’Appello dovesse comportare la perdita di efficacia della misura.
2. Difetto di legittimazione: La Corte d’Appello aveva negato alla ricorrente il diritto di contestare i presupposti della misura di prevenzione applicata al marito, come la sua pericolosità sociale nel periodo antecedente agli acquisti immobiliari. La difesa riteneva invece di avere interesse a dimostrare che il coniuge non avesse la capacità economica per accumulare le provviste necessarie all’acquisto.
3. Vizio di motivazione: Si contestava la confisca integrale di un immobile, asserendo che fosse stato acquistato in parte con denaro proveniente dalla madre della ricorrente, e che la motivazione della Corte territoriale sul punto fosse apparente o inesistente.

La Decisione della Cassazione sulla confisca terzo interessato

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, respingendo tutte le censure della difesa e cogliendo l’occasione per riaffermare principi cardine della materia.

La Natura Ordinatoria dei Termini Processuali

Sul primo punto, i giudici hanno ribadito che i termini previsti dal D.Lgs. 159/2011 per la decisione del Tribunale e della Corte d’Appello sono di natura “ordinatoria”. Ciò significa che il loro superamento non comporta alcuna sanzione processuale, come la decadenza o l’inefficacia della misura. La ratio è quella di assicurare la continuità della tutela patrimoniale senza legarla a scadenze la cui violazione non è espressamente sanzionata dalla legge.

I Limiti alla Legittimazione del Terzo

Il cuore della pronuncia risiede nel secondo motivo. La Corte ha chiarito, allineandosi all’orientamento prevalente e consolidato, che l’ambito di difesa del terzo interessato è circoscritto. Egli può e deve dimostrare esclusivamente due elementi: l’effettiva titolarità del bene e la provenienza lecita delle risorse economiche impiegate per il suo acquisto. Non è invece legittimato a contestare i presupposti soggettivi della misura di prevenzione applicata al proposto (la sua pericolosità, la sproporzione patrimoniale, etc.), poiché tali questioni sono di pertinenza esclusiva di quest’ultimo. L’orientamento minoritario, citato dalla difesa, è stato definito “superato”.

Le motivazioni della Sentenza

La Suprema Corte ha ritenuto inammissibile anche il terzo motivo, relativo al vizio di motivazione. I giudici hanno specificato che in sede di legittimità, nel campo delle misure di prevenzione, è possibile denunciare solo una motivazione inesistente o meramente apparente, non un’illogicità manifesta. Nel caso di specie, la Corte d’Appello aveva ampiamente motivato la sua decisione, basandosi su elementi concreti come intercettazioni (qualificate come confessione stragiudiziale), la gestione di un mutuo, e la generale assenza di risorse lecite adeguate in capo alla ricorrente all’epoca dei fatti. I giudici di merito avevano considerato e confutato le giustificazioni difensive, come i presunti risparmi “sotto il materasso” o i proventi di una vendita ereditaria, fornendo una giustificazione logica e coerente alla decisione di confisca.

Conclusioni: Le Implicazioni per il Terzo Proprietario

La sentenza n. 836/2024 consolida un principio fondamentale per chiunque si trovi coinvolto, come terzo, in una procedura di confisca terzo interessato. La strategia difensiva non può mirare a demolire l’impianto accusatorio contro il proposto, ma deve concentrarsi in modo rigoroso sulla propria posizione. È essenziale fornire prove concrete, chiare e inequivocabili della piena ed esclusiva titolarità del bene e, soprattutto, della tracciabilità e liceità delle fonti di reddito che ne hanno permesso l’acquisto. Qualsiasi tentativo di estendere la difesa ad altri ambiti rischia di essere dichiarato, come in questo caso, inammissibile.

Un terzo a cui sono stati confiscati beni può contestare la pericolosità sociale del soggetto principale del procedimento?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che il terzo interessato non è legittimato a sostenere l’insussistenza dei presupposti per l’applicazione della misura nei confronti del proposto (come la sua pericolosità), ma può solo rivendicare l’effettiva titolarità e la provenienza lecita dei beni.

Cosa succede se la Corte d’Appello decide sul ricorso in materia di prevenzione oltre il termine di 30 giorni previsto dalla legge?
La misura di prevenzione non perde efficacia. La Corte ha ribadito che i termini previsti per le decisioni in questi procedimenti sono di natura “ordinatoria”, e il loro mancato rispetto non comporta alcuna sanzione processuale o l’inefficacia della misura.

Quali prove deve fornire il terzo per evitare la confisca dei beni a lui intestati?
Il terzo deve dimostrare di essere l’effettivo proprietario dei beni e che la provvista economica utilizzata per l’acquisto ha un’origine lecita, assolvendo a un preciso onere di allegazione e prova. Non può limitarsi a contestare gli elementi a carico del proposto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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