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Confisca telefono patteggiamento: quando è legittima?

Un soggetto, condannato con patteggiamento per reati di droga, ha impugnato la confisca del suo cellulare per mancanza di motivazione. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, chiarendo che la confisca del telefono nel patteggiamento è valida se il giudice motiva, anche in modo sintetico e implicito, il nesso tra l’oggetto e il crimine commesso.

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Pubblicato il 24 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Confisca Telefono nel Patteggiamento: la Cassazione Chiarisce i Limiti

La confisca del telefono nel patteggiamento rappresenta un tema di grande attualità, che interseca la necessità di reprimere i reati con la tutela dei diritti patrimoniali. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito chiarimenti cruciali sulla legittimità di tale misura, specialmente nel contesto di un procedimento definito con rito alternativo. La Corte ha stabilito che, anche in assenza di una motivazione estesa, la confisca dello smartphone utilizzato per commettere un crimine è valida se il suo collegamento con il reato è desumibile, anche implicitamente, dalla decisione del giudice.

Il Caso: Patteggiamento per Droga e Confisca dello Smartphone

Il caso trae origine da una sentenza di patteggiamento emessa dal Tribunale di Modena. L’imputato, accusato di due reati legati agli stupefacenti, aveva concordato una pena di nove mesi di reclusione e 2.800 euro di multa. Oltre alla pena principale, il giudice di primo grado aveva disposto la confisca del suo telefono cellulare.

Ritenendo illegittima tale misura accessoria, l’imputato, tramite il suo difensore, ha proposto ricorso per cassazione. La difesa sosteneva che la confisca fosse stata ordinata in assenza dei presupposti di legge e, soprattutto, senza un’adeguata motivazione che ne giustificasse l’applicazione.

Il Motivo del Ricorso e la Disciplina della Confisca del Telefono nel Patteggiamento

Il cuore del ricorso si basava sulla presunta violazione dell’articolo 240 del codice penale. Questa norma disciplina la confisca, distinguendo tra casi obbligatori e casi facoltativi. La confisca delle cose che “servirono o furono destinate a commettere il reato”, come un telefono utilizzato per attività di spaccio, rientra nella categoria delle confische facoltative.

Per questa tipologia, la giurisprudenza richiede che il giudice motivi la sua decisione, spiegando le ragioni per cui ritiene necessario sottrarre il bene alla disponibilità del reo. Secondo il ricorrente, la sentenza di patteggiamento era priva di tale motivazione, rendendo la confisca illegittima. La difesa ha quindi chiesto l’annullamento della pronuncia su questo specifico punto.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la validità della confisca disposta dal Tribunale di Modena. La decisione si fonda su un’attenta analisi della natura della sentenza di patteggiamento e dei requisiti motivazionali ad essa connessi.

Le Motivazioni: La Motivazione Implicita è Sufficiente

La Cassazione ha chiarito che, sebbene la confisca facoltativa richieda una motivazione, nel contesto del patteggiamento questa può essere anche sintetica o implicita. La sentenza di patteggiamento, per sua natura, è caratterizzata da una motivazione semplificata, basata sull’accordo tra le parti e sulla verifica del giudice circa la correttezza della qualificazione giuridica del fatto e la congruità della pena.

Nel caso specifico, i giudici di legittimità hanno ritenuto che il Tribunale di Modena avesse sufficientemente esplicitato, seppur “in via implicita e nella sintesi che tipicamente connota la redazione della motivazione di una sentenza di patteggiamento”, le ragioni della confisca. Era infatti evidente dal contesto che il telefono cellulare fosse stato sequestrato perché considerato lo strumento utilizzato dall’imputato per “perpetrare i suoi crimini”. Questo legame funzionale tra l’oggetto e il reato è stato considerato sufficiente a giustificare la misura ablativa, senza necessità di ulteriori e più dettagliate argomentazioni.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

L’ordinanza in esame consolida un importante principio: nel rito del patteggiamento, l’obbligo di motivazione per la confisca facoltativa è attenuato. Non è richiesta una complessa argomentazione, ma è sufficiente che dalla sentenza emerga, anche implicitamente, il nesso strumentale tra il bene confiscato e il reato contestato. Questa decisione bilancia l’esigenza di celerità del rito speciale con la necessità di garantire che le misure accessorie siano fondate su presupposti legittimi, confermando un’ampia discrezionalità del giudice del merito nella valutazione di tali presupposti.

È sempre obbligatoria la confisca di un bene usato per commettere un reato?
No, secondo l’art. 240 del codice penale, la confisca delle cose che sono servite a commettere il reato è facoltativa. Ciò significa che il giudice ha la discrezionalità di disporla o meno, valutando le circostanze del caso concreto.

In una sentenza di patteggiamento, il giudice deve motivare in modo approfondito la decisione di confiscare un telefono?
No, la Corte di Cassazione ha chiarito che in una sentenza di patteggiamento è sufficiente una motivazione anche implicita e sintetica. L’importante è che dalla decisione emerga il collegamento funzionale tra l’uso del telefono e il reato per cui si procede.

Perché il ricorso dell’imputato è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché la Corte ha ritenuto che il motivo sollevato non fosse deducibile in sede di legittimità. I giudici hanno considerato la motivazione del Tribunale, seppur sintetica, adeguata a giustificare la confisca, rendendo di fatto l’impugnazione infondata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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