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Confisca stupefacenti: motivazione e limiti

Un soggetto, condannato con patteggiamento per trasporto di cocaina, ha impugnato la sentenza riguardo la confisca di denaro e dell’auto, oltre che per l’espulsione. La Corte di Cassazione ha annullato la confisca stupefacenti relativa al denaro per assenza di motivazione, non potendo essere considerato profitto diretto del reato di trasporto. Ha invece confermato la confisca dell’auto, in quanto strumento modificato per commettere il reato, e ha ritenuto legittima l’espulsione, non essendo incompatibile con le attenuanti generiche concesse.

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Pubblicato il 9 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Confisca Stupefacenti: Quando la Motivazione è Essenziale

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 16379 del 2025, offre importanti chiarimenti sui limiti e le condizioni della confisca stupefacenti, specialmente in relazione al denaro e ai veicoli sequestrati. La pronuncia distingue nettamente tra beni che costituiscono strumento del reato e quelli che ne rappresentano il profitto, sottolineando l’obbligo del giudice di fornire una motivazione rigorosa, anche nei casi definiti con patteggiamento. Questo caso, che ha visto l’annullamento della confisca di una somma di denaro per difetto di motivazione, costituisce un precedente fondamentale per la difesa.

I Fatti: Trasporto di Cocaina e Sentenza di Primo Grado

Il caso ha origine da una sentenza di patteggiamento emessa dal Giudice dell’udienza preliminare del Tribunale di Massa. Un uomo veniva condannato a 4 anni e 6 mesi di reclusione e 30.000 euro di multa per aver detenuto e trasportato quasi 3 kg di cocaina. La droga era occultata in un doppiofondo ricavato all’interno di un’autovettura. Oltre alla pena detentiva, il giudice disponeva l’espulsione dell’imputato dal territorio nazionale a pena espiata e la confisca sia del denaro trovato in suo possesso sia dell’automobile utilizzata.

Il Ricorso in Cassazione: Espulsione e Confisca nel Mirino

La difesa presentava ricorso per cassazione lamentando principalmente due vizi della sentenza.

1. Contraddittorietà sulla pericolosità sociale: Si contestava l’applicazione della misura di sicurezza dell’espulsione, basata sulla pericolosità sociale dell’imputato, ritenendola illogica e contraddittoria rispetto al contemporaneo riconoscimento delle attenuanti generiche, concesse in virtù del suo ruolo marginale e della sua buona biografia penale.
2. Mancanza di motivazione sulla confisca: Il ricorso criticava l’assenza di una motivazione adeguata sia per la confisca del denaro che per quella dell’autovettura, evidenziando come il giudice non avesse spiegato i presupposti di legge che giustificavano tale misura ablativa.

La Decisione della Cassazione sulla confisca stupefacenti

La Suprema Corte ha analizzato distintamente i motivi del ricorso, giungendo a conclusioni diverse per ciascun punto.

Espulsione e Pericolosità Sociale: Nessuna Contraddizione

Il primo motivo è stato rigettato. La Corte ha chiarito che non esiste alcuna incompatibilità logica tra il riconoscimento delle attenuanti generiche e la valutazione di pericolosità sociale. Le attenuanti possono essere concesse per il ruolo marginale (es. corriere) o per una biografia penale pulita, ma ciò non esclude che le modalità concrete del reato (ingente quantitativo, veicolo modificato) possano rivelare l’inserimento del soggetto in circuiti criminali organizzati e, quindi, un concreto rischio di recidiva. Il giudizio sulla pericolosità, pertanto, è stato ritenuto correttamente motivato.

Confisca del Denaro: Annullata per Mancanza di Motivazione

Il secondo motivo ha trovato parziale accoglimento. Riguardo alla confisca stupefacenti relativa al denaro, la Cassazione ha rilevato un grave vizio di motivazione. Il giudice di merito aveva omesso di spiegare perché quella somma dovesse essere confiscata. Non poteva essere considerata profitto del reato contestato (mera detenzione e trasporto), poiché tale reato non genera un profitto economico diretto. Per essere confiscato come profitto, il denaro avrebbe dovuto essere collegato a un’attività di spaccio, che però non era stata contestata. In alternativa, il giudice avrebbe potuto disporre la confisca per sproporzione (ai sensi dell’art. 85-bis, D.P.R. 309/90), ma avrebbe dovuto motivare sulla sproporzione del denaro rispetto ai redditi leciti dell’imputato e sulla sua incapacità di giustificarne la provenienza. In assenza di tale percorso argomentativo, la confisca è stata annullata con rinvio.

Confisca dell’Autovettura: Un Destino Diverso

Diversamente dal denaro, la confisca dell’autovettura è stata confermata. La Corte ha ritenuto che il veicolo, essendo stato appositamente modificato con un doppiofondo per occultare la droga, costituisse inequivocabilmente uno strumento utilizzato per commettere il reato. In questi casi, la confisca è obbligatoria ai sensi dell’art. 240 del codice penale e non richiede una motivazione complessa, essendo sufficiente il richiamo alla sua funzione strumentale al crimine.

Le Motivazioni della Corte

La Corte ha ribadito un principio cardine: ogni provvedimento restrittivo della proprietà privata, come la confisca, deve essere supportato da una motivazione che dia conto dei suoi presupposti legali. Nel caso del denaro, il nesso con il reato di trasporto non è automatico. Il denaro trovato su un corriere non è, di per sé, il ‘profitto’ del trasporto, ma potrebbe derivare da altre attività, lecite o illecite, estranee al procedimento in corso. La legge prevede strumenti per aggredire i patrimoni illeciti (come la confisca per sproporzione), ma il loro utilizzo richiede un accertamento rigoroso e una motivazione puntuale che, nel caso di specie, è mancata del tutto.
Per l’autovettura, invece, il legame con il reato era palese e diretto: la modifica strutturale la qualificava come ‘corpus delicti’, ovvero cosa intrinsecamente legata all’esecuzione del crimine, rendendone la confisca un atto dovuto.

Conclusioni

Questa sentenza è un monito sull’importanza della motivazione nei provvedimenti giudiziari, anche in quelli emessi a seguito di patteggiamento. Per quanto riguarda la confisca stupefacenti, stabilisce che:
1. Il denaro trovato in possesso di chi trasporta droga non può essere automaticamente confiscato come profitto del reato. È necessario un nesso di causalità diretto o, in alternativa, una motivazione specifica basata sulla sproporzione patrimoniale.
2. I beni strumentali al reato, come un’auto modificata per l’occultamento, sono soggetti a confisca obbligatoria.
3. La concessione di attenuanti generiche non preclude un giudizio di pericolosità sociale basato sulla gravità e le modalità del fatto, che può giustificare misure di sicurezza come l’espulsione.

È possibile confiscare del denaro trovato in possesso di un corriere della droga?
Sì, ma non automaticamente come ‘profitto’ del reato di trasporto. La sentenza chiarisce che il giudice deve dimostrare o che il denaro è il profitto diretto di un reato di cessione (non di solo trasporto), oppure deve motivare adeguatamente la confisca per sproporzione, provando che l’imputato non può giustificarne la legittima provenienza.

La concessione delle attenuanti generiche è incompatibile con la misura di sicurezza dell’espulsione?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che non vi è alcuna incompatibilità logica. Le attenuanti possono basarsi su elementi come il ruolo marginale, mentre la pericolosità sociale, che giustifica l’espulsione, si valuta sulla base delle concrete e gravi modalità del reato, che possono indicare un rischio di recidiva.

Perché l’auto è stata confiscata e il denaro no?
L’auto è stata confiscata perché era uno strumento funzionale alla commissione del reato, essendo stata appositamente modificata con un doppiofondo per nascondere la droga. Il denaro, invece, non poteva essere considerato profitto del reato contestato (trasporto) e il giudice non ha fornito alcuna motivazione alternativa che ne giustificasse la confisca, come quella per sproporzione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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